Una storia di vendetta digitale e molestie si è conclusa ieri pomeriggio nell’aula del Tribunale di Latina, dove il giudice monocratico Enrica Villani ha condannato a tre anni di reclusione un trentenne residente nell’area pontina. L’uomo era finito a processo con le accuse di stalking aggravato dall’uso dei social network e di sostituzione di persona, dopo una relazione virtuale degenerata in minacce e ricatti.
Al centro della vicenda una giovane donna di 26 anni, originaria della provincia di Cosenza, con la quale l’imputato aveva intrattenuto, nel 2019, un rapporto esclusivamente online. La conoscenza, nata sul web, si era presto trasformata in uno scambio di messaggi e foto private. Quando la ragazza ha deciso di interrompere la relazione, però, il trentenne non ha accettato la fine del legame e ha messo in atto una vera e propria ritorsione.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo avrebbe creato un falso profilo social, fingendosi la vittima, e pubblicato annunci compromettenti con il numero di telefono della ragazza. “Quando vuoi chiamami sono a tua disposizione, posso fare tutto, questo è il mio numero di telefono”, recitava uno dei messaggi diffusi online. In poco tempo, la giovane si è trovata sommersa da telefonate provenienti da tutta Italia, una situazione che ha generato in lei un grave stato d’ansia e l’ha costretta a modificare le proprie abitudini quotidiane.
La sentenza del giudice Villani ha riconosciuto la gravità delle condotte, aggravate dall’uso dei mezzi informatici, e ha inflitto all’imputato una pena di tre anni di reclusione. Un caso che pone ancora una volta l’attenzione sui rischi delle relazioni virtuali e sulle conseguenze, anche penali, delle vendette online.









