Isonzo Residence, inchiesta da archiviare per prescrizione. Nell’assetto societario restano gli intrecci tra politica e affari

L'area agricola a ridosso di via Isonzo, oggetto di un tentativo di variante, e nel riquadro il pm Giuseppe Miliano

Le grandi inchieste sull’urbanistica malata di Latina passano anche nelle indagini relative alla Isonzo Residence srl, la società costituita nel 2009 all’indomani dell’ok della commissione urbanistica alla Variante di via Isonzo. Un processo amministrativo, quest’ultimo, rimasto inconcluso, cioè mai portato in Consiglio comunale né tanto meno in Regione per l’approvazione definitiva, che tuttavia ha interessato gli inquirenti per la portata dell’operazione messa in atto per trasformare un’area agricola in edificabile, attraverso l’ipotesi di abuso d’ufficio ravvisabile dall’inopportuno legame tra alcuni amministratori comunali dell’epoca e i titolari delle quote della società che poi acquisterà il terreno destinato a Variante urbanistica.

L’intreccio tra la politica e gli affari, emerso con gli accertamenti sulla Isonzo Residence svolti dall’allora Nucleo investigativo della forestale (oggi appartenente all’Arma dei carabinieri), si è reso utile, ad esempio, per i risvolti giudiziari relativi alla cosiddetta Variante Malvaso. Al processo con rito abbreviato per i fatti di Borgo Piave (imputati Vincenzo Malvaso, ex consigliere di Forza Italia, e Giuseppe Di Rubbo, ex assessore all’urbanistica dello stesso partito), il Pm Gregorio Capasso nella sua requisitoria ha menzionato la dichiarazione resa da Di Rubbo attestante il fatto di non essere stato mai in affari con Malvaso per poi smentirla citando gli accertamenti societari della Isonzo Residence. Una “bugia” che certo non lo ha aiutato né lui né il coimputato: Di Rubbo e Malvaso sono stati condannati il 17 luglio scorso, rispettivamente ad un anno e un anno e otto mesi, con sentenza pronunciata dal Gup Pierpaolo Bortone, per il nuovo Ppe di Borgo Piave approvato con procedura ritenuta illegittima per favorire la società Piave Costruzioni riconducibile all’ex consigliere azzurro.

La “mappatura” della Isonzo Residence è servita anche in altre vicende di edilizia sospetta attenzionate dagli inquirenti. Non è un caso infatti che l’informativa del Nipaf assegnata inizialmente al sostituto procuratore Cristina Pigozzo, sia poi passata al sostituto procuratore Giuseppe Miliano titolare dell’inchiesta Olimpia. L’iniziativa recente del Pm Miliano di chiedere l’archiviazione relativamente alle posizioni dei sette indagati, incappati l’inchiesta Isonzo Residence, trova esclusivamente ragione nel fatto che i reati contestati debbano ritenersi ormai prescritti.

Negli atti della maxi inchiesta Olimpia il legame Di Rubbo-Malvaso, ipotizzato anche per la presenza nell’assetto societario di Isonzo Residence, viene tirato in ballo attorno alla posizione dell’ex sindaco Giovanni Di Giorgi, relativamente all’acquisto “agevolato” dell’appartamento di piazzale Carturan ritenuto la contropartita per la variante ad hoc di Borgo Piave. Il Tribunale del Riesame, che ha annullato le ordinanze di custodia cautelare emesse per Olimpia, su questa vicenda non è entrato nel merito in quanto non oggetto di contestazioni specifiche. E con il dottor Miliano c’è poco da stare “tranquilli”. Notoria la caparbietà del Pm in questione, c’è da scommettere che gli intrecci accertati su Isonzo Residence possano andare a collocarsi come ciliegine sulla torta di Olimpia.

Tutt’altro che inutile quindi l’inchiesta della Procura su Isonzo Residence, per la quale si chiede oggi l’archiviazione, poiché le conclusioni degli accertamenti societari svolti irrobustiscono quel collegamento diretto tra la politica e l’edilizia del capoluogo pontino entrato a sistema nell’ultimo decennio.