La casa viola. Nono capitolo

Sono trascorsi davvero troppi giorni dalla pubblicazione dell’ottavo capitolo.

Non posso che chiedervi di perdonarmi per questi lunghi tempi morti. Ma la mia lotta alla cervicale mi vede sempre meno vincitrice.

Comunque oggi sono qui , approfittando dei pochi attimi di tregua che mi regalerà, e vi lascio alla lettura del nono capitolo della storia di Claudia .

Di seguito i link ai capitoli precedenti … per riprendere il filo del discorso …

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO TERZO

CAPITOLO QUARTO

CAPITOLO QUINTO 

CAPITOLO SESTO 

CAPITOLO SETTIMO

CAPITOLO OTTAVO

Buona lettura e ….a presto!

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Capitolo nono

“ Grazie dottore, l’aspettiamo”

Anna chiuse la chiamata sul cellulare e se lo infilò nella tasca dei jeans.

Prese il vassoio con la teiera fumante e si diresse verso il salone .

Claudia aveva fatto sistemare Greta sul grande divano davanti al camino acceso.

Quando il pescatore era arrivato suonando il clacson della sua Ape,per richiamare la loro attenzione , Claudia stava leggendo uno dei romanzi di Marco: anche se quelle giornate di fine estate ancora regalavano piacevoli temperature durante il giorno , la sera cominciava a far freddo e le spesse mura del casale avevano bisogno di essere riscaldate.

“ Il dottore sta arrivando” Annunciò Anna entrando.

“ Ecco , vedi se riesci a far bere un po’ di camomilla alla piccola” aggiunse, posando il vassoio su un tavolino.

Quindi si avvicinò a Greta e le accarezzò piano una guancia: la bimba si era ripresa solo pochi istanti per poi riaddormentarsi. Le bruciava la pelle e aveva il viso arrossato dalla febbre.

Claudia sollevò il plaid che stava scivolando via e la coprì meglio.

Greta aprì appena gli occhi e sussurrò “papà…”

“Stai tranquilla tesoro….” le disse Claudia accarezzandola e spostandole i riccioli castani dal viso.

“Come ti chiami?” le chiese poi approfittando di quel momento di coscienza.

Quando la bimba , a fatica e con un filo di voce , disse il suo nome Claudia impallidì e si allontanò dal divano come se all’improvviso scottasse.

“Che ti prende?” Chiese Anna.

“Resta con lei , non lasciarla neppure un momento…arrivo subito” le rispose uscendo dal salone e prendendo le scale che portavano al piano superiore.

Ritornò pochi minuti dopo , con l’aria sconvolta , il viso tirato . Tra le mani il taccuino che aveva mostrato ad Anna qualche giorno prima.

A quel punto la ragazza ebbe la certezza di sapere cosa avesse tanto sconvolto Claudia: anche la bambina del racconto di Marco si chiamava Greta .

Certo poteva trattarsi di una casualità, ma Claudia non credeva al caso e troppi pezzi di quel puzzle iniziavano a trovare una loro collocazione.

D’istinto si voltò e attraverso la grande vetrata vide il cane della bimba che se ne stava accovacciato , ma in  allerta , in attesa di veder uscire la piccola dal grande portone di legno scuro dietro il quale era scomparsa .

Claudia corse al portone , lo aprì e chiamò :

“Luna , Luna vieni qui”

La cagnolina non se lo fece ripetere e corse incontro alla mano tesa di Claudia , che l’accarezzò sul muso .

Mentre il cane le leccava le dita scodinzolando , Claudia prese a guardare nel vuoto , persa dietro un vorticoso insieme di pensieri che non riuscivano a trovare ordine nella sua testa.

“ Tranquilla Luna , Greta sta bene…tra poco potrete tornare a correre insieme…” disse poi tentando di calmare la cagnolina che aveva preso a lamentarsi , desiderosa di entrare e raggiungere la piccola.

“Dai vai…. ma stai buona “ Luna corse da Greta e iniziò a leccarle il viso e le mani.

La bambina riaprì gli occhi e quando incrociò quelli di Luna sembrò subito stare meglio.

Solo un pensiero le rabbuiò il bel visetto che si era illuminato alla vista del suo cane.

“Stavolta ci siamo proprio messe nei guai Luna…. “ disse con aria preoccupata

“Papà mi punirà … questo è certo” aggiunse con aria rassegnata e sconsolata al tempo stesso.

Claudia aveva osservato  la scena restando in disparte mentre Anna  le si era avvicinata e le aveva messo un braccio intorno alle spalle,  con l’intento di trasmettere tutto il suo appoggio.

Fu allora che il dottore arrivò.

“ Dov’è la bambina? Chiese raggiungendole all’ingresso del salone.

“Eccola dottore, è lì …sul divano” indicò Anna.

Luna ,che si era accovacciata sul tappeto , si alzò e scodinzolando salutò l’arrivo del dottore che ricambiò con una carezza sulla testa della bestiola.

 ***

Sara aveva cercato bimba e cane ovunque, prima di accorgersi che il cancello era socchiuso.

Le bastò un attimo per capire che le due complici se l’erano svignata insieme .

Subito pensò che si fossero dirette verso il lago , troppe volte Greta le aveva chiesto di portarla lì….

Mentre con passo svelto , quasi di corsa , procedeva sul sentiero in direzione della spiaggia , iniziava a fare buio e Sara pensò che forse sarebbe stato meglio portarsi dietro na torcia , vista la completa assenza di illuminazione su quel tratto di strada.

Tornare indietro però avrebbe richiesto troppo tempo e aveva fretta di trovare la bambina.

Senza rallentare il passo prese il cellulare e compose il numero di Alessandro, preparandosi al peggio.

“Ciao Sara , stavo per chiamarti io” la voce allegra , ancora inconsapevole .

Sara indugiò, in cerca delle parole giuste. Poi tutto di un fiato spiegò ad Alessandro quanto era accaduto e si preparò ad affrontare la sua reazione.

L’uomo dovette accostare sul ciglio della strada per accusare il colpo : Greta era tutta la sua vita. Non se lo sarebbe perdonato se le fosse capitato qualcosa di brutto.

Calcolò che gli ci voleva ancora una buona mezz’ora prima di arrivare in paese e ogni istante era prezioso.

Fu allora che gli venne in mente di chiamare Antonio: lui era del posto e senz’altro avrebbe potuto aiutare Sara nelle ricerche.

Marco glielo aveva presentato durante uno dei loro incontri alla clinica. assicurando che avrebbe potuto contare sull’aiuto di quel ragazzone , che era sempre stato un buon amico suo e di Claudia.

Era stato proprio Antonio a trovare la casa lungo il sentiero e a prendere contatti per lui . Era stato il suo cavallo di Troia all’interno del Bed and Breakfast.

Anche questa volta Marco non si era sbagliato : Antonio si era rivelato un ottimo alleato per Alessandro.

L’uomo chiese ad Antonio di raggiungere Sara sulla spiaggia: sebbene non si fossero conosciuti , non avrebbe faticato a riconoscere la straniera dai lunghi capelli biondi.

Quando Antonio raggiunse la spiaggia era già buio.

Si tolse il casco e iniziò a scrutare tutt’intorno con l’aiuto di una torcia,  finché scorse sulla riva un’esile figura , china a terra, tra le mani un paio di scarpe da ginnastica della taglia di un bambino.

Sara era rimasta letteralmente senza fiato quando aveva trovato le scarpe di Greta abbandonate sull’erba ad un passo dall’acqua gelida del lago.

Aveva iniziato a gridare il nome della bambina e del cane. Ma le erano arrivate le sole risposte dei gabbiani che si ritiravano sulla terra ferma preannunciando una giornata di pioggia.

Non aveva neppure sentito il rombo della moto di Antonio . Se ne stava accovacciata a terra , con lo sguardo perso nel vuoto e le scarpe tra le mani .

Il ragazzo la raggiunse ma dovette metterle una mano sulla spalla per destarla da quello stato di trance, mentre la sera allungava la sua ombra scura tutt’intorno.

Sara sussultò e si alzò di scatto , indietreggiando spaventata.

“Tranquilla , tranquilla, mi manda Alessandro …. Sei Sara giusto? ”

Antonio allungò cauto una mano , attendendo che lei gliela stringesse.

Finalmente la ragazza sembrò convincersi e rincuorata dal fatto di poter condividere con qualcuno le sue paure , confessò ad Antonio i suoi funesti sospetti mostrandogli le scarpe di Greta.

Il ragazzo continuò a guardarsi intorno , concentrando l’attenzione nel cono di luce prodotto dalla torcia , finché qualcosa attirò la sua attenzione.

Si avvicinò e raccolse da terra una canna da pesca , abbandonata tra l’erba.

In paese si conoscevano tutti , e non esitò a riconoscere la canna da pesca di Salvatore: per quanto era attaccato alle sue cose , Antonio era certo che l’uomo non avrebbe mai lasciato la sua canna incustodita sulla spiaggia. Qualcosa doveva averlo costretto a lasciare quel posto in tutta fretta.

Cominciò a farsi un’idea di come potessero essere andate le cose e sebbene la preoccupazione iniziasse a salire pensò che fosse meglio non lasciarsi andare ai peggiori presagi e impegnarsi a far luce sull’accaduto.

Si diresse verso la sua moto e prese il casco porgendolo a Sara.

“Metti questo, e tieniti forte” Le disse iniziando a salire sul veicolo

Sara indossò il casco e si accomodò dietro ad Antonio.

Quando il mezzo partì con un rombo, non poté fare a meno di abbracciarlo per tenersi salda in sella .

In un attimo passarono accanto alla casa viola. Sara vide le luci accese e la macchina di Alessandro nel vialetto.

“Non ci fermiamo?” Chiese stupita quando si accorse che Antonio tirava dritto superando il ponte .

“Credo di sapere dove si trovi Greta” Le urlò in risposta cercando di sovrastare il rombo del motore.

Sara sentì l’aria fredda della sera penetrarle nelle ossa. Si strinse ancora di più ad Antonio , poggiando la testa sulle sue spalle.

In pochi minuti percorsero il sentiero. Quindi Antonio svoltò a destra e prese la strada in salita che portava al Bed and Breakfast .

Fu allora che a Sara fu chiaro cosa avesse pensato Antonio.

Le luci del grande giardino del casale sembravano tanti fari in mezzo al mare aperto.

Antonio suonò il campanello , mentre Sara iniziò a pregare tra sé che Greta stesse bene e che si trovasse davvero lì.

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