La finta bomba al Pantanaccio e il possibile collegamento con i recenti attentati

Secondo gli inquirenti non si tratterebbe soltanto di un gesto dimostrativo, ma quello avvenuto a casa di Fabio Di Stefano potrebbe essere un avvertimento collegato alla serie di attentati che nelle ultime settimane hanno scosso la città. Difficile pensare che quello al Pantanaccio rappresenti un’azione isolata da parte di qualche gruppo che intende sfruttare il clima di tensione per fini propri.

Il fatto che il pacco non contenesse esplosivo ma fosse costruito solo per simulare una bomba spinge gli investigatori a considerare due piste principali. Un depistaggio volto a distogliere l’attenzione dai veri autori degli attentati con esplosivo, oppure un messaggio inviato con modalità diverse per evitare conseguenze più gravi.

Il gesto si inserisce in un contesto di violenza, che a Latina si fa pian piano sempre più crescente. Solo pochi giorni fa, tra via Guido Rossa e via Bachelet, una bomba carta aveva danneggiato un’automobile parcheggiata. Ancora più clamoroso, l’episodio di viale Nervi, dove un ordigno aveva devastato l’ingresso di un condominio. Tutti fatti che alimentano l’ipotesi di un braccio di ferro tra gruppi rivali attivi nello spaccio di stupefacenti.

I militari della Compagnia di Latina hanno avviato accertamenti tecnico-scientifici sul pacco e acquisito i filmati delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona del quartiere Pantanaccio. Alcuni residenti avrebbero segnalato un’auto sospetta allontanarsi a gran velocità subito dopo l’abbandono dell’oggetto.