La ‘Ndrangheta e il patrimonio sotto chiave di Gangemi

“La ‘Ndrangheta e le altre organizzazioni di stampo mafioso in provincia di Latina sotto la lente di un pool ad hoc di magistrati”.

Un opificio, 53 immobili, tra appartamenti e terreni, cinque autoveicoli, un’imbarcazione, conti correnti, quote societarie e l’intero compendio aziendale di 10 società. E’ questo il patrimonio sequestrato oggi a Sergio Gangemi nelle province di Roma, Milano, Reggio Calabria e Latina nella maxi operazione della Guardia di Finanza scattata oggi all’alba e denominata “Gerione”.

Sergio Gangemi, 45 anni, calabrese residente in provincia di Latina, è stato arrestato nel 2018, unitamente al fratello e ad altre due persone, in quanto ritenuto responsabile di tentato omicidio (commesso ai danni di due imprenditori romani con l’utilizzo di bombe a mano e fucili automatici tipo kalashnikov), estorsione e usura, reati commessi con l’aggravante del metodo mafioso.

Le attività investigative condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Latina hanno consentito di accertare il rilevante spessore criminale del 45enne, identificandolo quale “appartenente ad una famiglia vicina a note cosche malavitose facenti parte dell’organizzazione criminale calabrese della ndrangheta, nonché la sua raffinata e pervicace capacità delinquenziale, testimoniata dalle attività di riciclaggio dei capitali illeciti dallo stesso poste in essere mediante la creazione di numerose società, anche all’estero, intestate a prestanomi”.

Da qui la misura di prevenzione disposta dal Tribunale di Roma ed eseguita oggi dagli uomini del colonnello Michele Bosco, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, sotto il coordinamento Direzione Distrettuale Antimafia.

I dettagli dell’operazione Gerione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa tenuta a Roma alla presenza del Procuratore facente funzioni di Roma, e responsabile della Dda, Michele Prestipino.

“Gli approfondimenti patrimoniali, condotti con il continuo supporto operativo del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, hanno permesso, mediante l’interrogazione massiva delle banche dati in uso al Corpo – ha spiegato la Guardia di Finanza -, l’esame di copiosa documentazione bancaria e lo sviluppo di segnalazioni per operazioni sospette di elaborare schede globali molecola afferenti l’accumulazione illecita di un ingente patrimonio. Il proposto, infatti, poteva disporre, direttamente o indirettamente, di un compendio di beni il cui valore è risultato decisamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati”.

Le tesi investigative avrebbero inoltre trovato riscontro nelle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia i quali avrebbero affermato che Gangemi, al fine di tenere sotto traccia i propri affari, si sarebbe avvalso di prestanomi incensurati apparentemente operanti nella legalità. Questo quanto spiegato in conferenza stampa durante la quale hanno avuto molta eco le parole del procuratore Prestipino sulle infiltrazioni della malavita organizzate nel territorio pontino nel quale si è sviluppata anche una mafia autoctona.

“Latina ha un tessuto economico più importante rispetto ad altre realtà regionali, con il Mercato Ortofrutticolo di Fondi che rappresenta uno dei centri agroalimentari tra i più significativi del Sud. Per questo motivo – ha detto Prestipino – come ufficio abbiamo deciso di creare un ‘pool’ di magistrati che in collaborazione con la Procura di Latina indaga in modo specifico su questa porzione di territorio, in cui si sono sviluppate nel tempo realtà criminali autoctone, sul modello di Ostia, per i collegamenti con pezzi della camorra e della ‘ndrangheta”.

“Sull’area pontina- ha aggiunto il procuratore – abbiamo da tempo dedicato risorse umane, investigative e finanziarie e le indagini stanno dando i loro frutti. Lo dimostrano gli oltre dieci procedimenti penali in cui sono applicati anche i colleghi della Procura di Latina”.