La scomparsa di Dracula al Circeo nell’ultimo romanzo di Campagna

Gian Luca Campagna

Il Circeo, i sapori e gli odori mediterranei (fortissimi), una tragica e misteriosa scomparsa, ragazzi che diventano adulti, l’eterna lotta tra Bene e Male ma anche tra passato e presente dove la posta in palio è il futuro. Eccoli gli elementi del nuovo romanzo del giornalista Gian Luca Campagna. Si intitola “L’estate del mirto selvatico” (Fratelli Frilli Editori) e la “prima” avverrà in un luogo incantato come la Proprietà Scalfati, sulle sponde del lago di Paola, domenica 29 settembre alle ore 17.

Ci sono un po’ tutti gli elementi cari a Gian Luca Campagna, che a Latina e provincia organizza da tredici anni il festival Giallolatino, una kermesse che mette sempre in confronto autori di genere, giallo e noir, dove il territorio pontino diventa un palcoscenico letterario nazionale. Tanto che all’autore viene naturale chiedergli se “L’estate del mirto selvatico” sia un romanzo a tinte fosche giallenoir. “Spesso mi chiedono è un romanzo noir? No. È un romanzo d’amore? No. È un thriller? No, mi verrebbe da sbuffare. Vabbè, esce con l’editore Frilli, quindi è un giallo. Ti ho detto di no dico a chi me lo chiede – ripete divertito -. Il mio padre narrativo, Diego Zandel, dice che un romanzo è un romanzo. Un totem della letteratura italiana come Giancarlo De Cataldo dice che non esistono i toni cromatici dei romanzi, esiste il dualismo tra romanzi belli e brutti. Un romanzo è forse quando contiene e abbraccia tutti i generi, quindi sfugge alle omologazioni e ai cliché, sebbene poi da quelli parte e guai se non fosse così, affronta il mare oltre le Colonne d’Ercole, ti scaraventa in storie nuove seppure tra bonaccia e tempesta l’ambiente quello è. E invece no. Cambia il comandante, il timoniere, l’equipaggio e le terre da esplorare, anche se l’acqua è vischiosa e ti trattiene…”.

In anteprima la quarta di copertina, avvincente come un thriller. Le stagioni della vita ti aggrediscono a tradimento, ti ghermiscono l’anima e cancellano la nostalgia dei ricordi. Federico Canestri, scrittore in crisi con la moglie e in difficoltà creativa, è chiuso in una bolla indolente nel suo appartamento di Roma, finché apprende dal web che in una cavità del monte Circeo è stato ritrovato uno scheletro di un adolescente. Federico forse sa di chi sono quei resti. È lì che affiorano i ricordi su quell’estate che ti cambia, che appartiene a quel periodo dell’adolescenza in cui scopri l’amore, l’invidia, la gelosia, i tradimenti. È l’estate in cui sulle spiagge di Sabaudia la banda dei buoni, guidata da lui, detto Barabba, insieme allo sbruffone Hollywood, al timido Tasso Mannaro, alla bella Camicetta e all’impacciato Dracula, si fronteggia con la banda dei bulli, capeggiata dall’arrogante Hammer, i rissosi Crisantemo, Kamikaze e Moscarda, più le disinibite Mantide e Raffa. Federico deciderà di tornare all’ombra del Circeo per affrontare finalmente il passato, la misteriosa scomparsa di Dracula, il rapporto conflittuale col padre, la vita felice vissuta con Veronica, cercando decisive risposte nel presente. Ma chi erano veramente i suoi amici? E il padre? E lui? Lui è veramente chi crede di essere?

Ed ecco quindi un parallelismo che mette di fronte ragazzi ormai divenuti adulti, un doppio percorso temporale e narrativo dove il protagonista Federico cercherà di scovare gli amici e i nemici di quell’estate che lo ha cambiato per sempre, per scoprire in un perverso gioco di verità, reticenze e bugie cosa è accaduto in quella tragica notte del 3 luglio 1990, quando scomparve in circostanze mai chiarite il suo amico soprannominato Dracula. Campagna qui non fa sconti a nessuno, probabilmente nemmeno a se stesso, saccheggiando la sua narrativa di oggi negli aneddoti che lo hanno visto protagonista da adolescente. Il protagonista Federico ricerca una verità sepolta dal tempo e dalle reticenze, fino a diventare un’ossessione, che va scoperta a costo stesso della vita.

“La verità non von veste mai di bianco. Ha paura di macchiarsi. Lo hanno sempre pensato i miei personaggi, da Angelo Corelli nella sua amata ipotetica Villareale a Josè Cavalcanti nella sua conflittuale Buenos Aires fino ad arrivare a Federico Canestri, attratto dal Circeo –racconta Campagna-. Il Circeo, cioè quello spicchio di macchia mediterranea, dune sabbiose come borotalco, laghi salmastri e mare cristallino, te lo immagini come un Eden, ma in ogni Paradiso troviamo il serpente e la sua Eva. È lì che esplode la volontà della ricerca ontologica a tutti i costi del protagonista, stretto tra passato, presente e futuro, che gli strangolano sentimenti ed emozioni”.