Latina, affare immobiliare in fumo: indagini della Procura sulla regia dell’architetto Monti

La sede della Procura di Latina

Nell’opaca geometria dell’urbanistica di Latina, fatta di varianti governate dal potere di interessi neanche sottaciuti, va inserita una recente indagine della Procura della Repubblica che arriva in via Zani attraverso un dettagliatissimo esposto di un privato, presunta vittima di un meccanismo pretestuoso che lo vede inchiodato in una causa civile nella quale deve difendersi dal polverone sollevato da una compravendita andata in fumo. Chissà perché.

Giuseppe Miliano
Giuseppe Miliano

Il privato, la signora Zaccarelli, si appella all’autorità giudiziaria raccontando la sua storia, documentata all’inverosimile, per chiedere se quanto le è capitato costituisca ipotesi di reato da perseguire. Il caso finisce all’attenzione del sostituto procuratore Giuseppe Miliano che delega le indagini al Nucleo investigativo della forestale di Latina perché la vicenda affonda nella palude dell’urbanistica malata del capoluogo pontino. Il focus riguarda la condotta dell’acquirente, l’architetto Ventura Monti per anni dirigente dell’ufficio tecnico comunale, del podere di fondazione di proprietà della signora Zaccarelli, sito in via Zani, traversa di viale Kennedy.

Ventura monti
Ventura Monti

Siamo a febbraio 2011 quando le parti si presentano dal notaio Coppola per il preliminare della compravendita da 600mila euro. La firma è concordata con una caparra di 55mila euro. Il successivo appuntamento è per maggio. Poco prima della data per la stipula del contratto definitivo, l’avvocato Pietrosanti per conto di Monti chiede alla signora Zaccarelli il certificato di agibilità dell’immobile. Una postilla postuma per il buon fine dell’operazione, in realtà già definita con il preliminare. Ma così è. La signora ha un certificato di agibilità del 1983. Ma per la parte acquirente non basta, perché il podere è stato oggetto di sanatoria edilizia rilasciata dallo stesso Monti nel 2008. Armata di santa pazienza, inconsapevole di quanta ancora ne avrebbe dovuta avere, la donna fa richiesta all’ufficio condono (ufficio compreso nel dipartimento urbanistica) del documento mancante. La pratica viene istruita e conclusa in un giorno e mezzo con, neanche a dirlo, un diniego a firma della dottoressa Pacifico perché Monti, quel giorno, è in ferie. Il diniego viene motivato per mancanza dell’autorizzazione relativa allo scarico delle acque reflue. In realtà l’autorizzazione c’è, ma è provvisoria. E allora la signora Zaccarelli si rivolge all’ente Provincia che rilascia l’autorizzazione definitiva per lo scarico delle acque reflue. Problema risolto: con l’autorizzazione definitiva si supera il problema del certificato di agibilità. Solo una falsa illusione.

L’avvocato Pietrosanti adesso dice che l’immobile di via Zani presenta difformità rispetto alle opere condonate da Monti nel 2008. E quali sono queste difformità? Nulla che costituisca ampliamenti di cubatura. Si tratta di una finestra che anziché di forma quadrata è tonda e del tetto del garage che anziché piano è a doppia falda. “Elementi non essenziali ai fini del condono”, assicura il tecnico della donna. In via Zani è un andirivieni di agenti della Polizia Locale, del personale addetto del Comune. L’ostacolo sarebbe sanabile d’ufficio dal Comune, con l’applicazione del proverbiale articolo 36. Ma l’architetto Passariello rigetta l’istanza perché manca l’assenso del confinante. E qui si apre un altro capitolo. La storia è tutt’altro che finita.

Il lotto confinante con il podere di fondazione della signora Zaccarelli era di proprietà della famiglia Ranaldi poi venduto alla società Saste srl. Quel lotto ricade nel Piano di zona di via Zani che trasforma le aree agricole in aree residenziali. E la Saste srl ha ceduto al Comune, a fronte di compensazione, proprio la striscia di terra che confina con la proprietà di Zaccarelli. Problema risolto: il Comune, in quanto proprietario del fondo, può dare l’assenso come confinante per l’applicazione dell’articolo 36 necessario a sanare, con sanzione, la diversa forma della finestra e del tetto del garage. Questa volta la pratica finisce all’ufficio patrimonio dell’Ente municipale dove l’architetto Tasciotti esprime parere favorevole all’assenso. Un’altra beffa. Sarà infatti l’architetto Della Penna a non firmare perché il Piano di Zona di via Zani non è ancora del tutto definito. Quel terreno è sì del Comune, ma manca ancora qualcosa. E allora la signora Zaccarelli si rivolge alla società Saste srl che nega l’assenso. Un castello di carte inutili, non necessarie ai fini della compravendita.

La storia continua con richieste di accesso agli atti, con la sostituzione dell’architetto Monti, sempre in ferie quando c’è da firmare qualcosa in merito al caso Zaccarelli, poiché incompatibile, con foto datate 1994 che spuntano all’improvviso. L’acquirente insoddisfatto, che per la risoluzione del contratto trascina la signora in una causa civile ancora in corso, dirà di aver scoperto che la sanatoria da lui stesso firmata nel 2008 poggia su una falsa attestazione, perché quelle foto dimostrerebbero che la situazione progettuale a lui presentata sarebbe stata diversa dalla realtà. Si apre a questo punto un’istruttoria per la revoca del condono.

Le indagini su tutta questa incredibile storia sono in pieno corso e sembrano confermare un comportamento pretestuoso posto in essere dalla parte acquirente. Il dietrofront da parte dell’acquirente sull’affare immobiliare impone la perdita della caparra, ma se il mancato buon fine del contratto è attribuibile al venditore l’acquirente avrebbe diritto alla restituzione della caparra più un ulteriore uguale importo. E’ questo il senso della causa civile in corso. Ora si tratta di capire, qualora fosse confermato il comportamento pretestuoso, perché mai Monti avrebbe perso interesse all’acquisto. L’architetto, che si presuppone conoscesse bene la storia dell’edificio se non altro per aver seguito la pratica di condono, in realtà avrebbe dovuto muovere le sue eccezioni, a cominciare dal certificato di agibilità, prima del preliminare di vendita. Cosa è cambiato da febbraio a maggio del 2011? Non sarà mica la definizione del Piano di zona di via Zani che rispetto alla previsione iniziale, dopo osservazioni e controdeduzioni, ritaglia la striscia confinante con il podere della signora Zaccarelli in favore del Comune? Se quella striscia di terra fosse rimasta edificabile, come nelle iniziali previsioni, il “rosone” del podere avrebbe ostacolato al pari la compravendita? E’ su questi interrogativi che si muove l’indagine disposta dal sostituto procuratore Miliano.