Latina, dodici ore di Consiglio comunale per guardarsi allo specchio

Il consiglio comunale del 2 luglio scorso

Dodici ore di Consiglio comunale per imporre all’amministrazione di Lbc di guardarsi allo specchio. Oggi un’assise civica particolare a Latina, nell’era del bene comune.

E’ iniziata con il bavaglio all’opposizione per tutelare Rosa Iovinella, il segretario generale nonché direttore generale al centro dei nodi amministrativi di rilievo e di tensioni all’interno della macchina amministrativa, e con il conseguente tentativo di sfiducia mosso al presidente del Consiglio comunale Massimiliano Colazingari che, reo di aver impedito la discussione sulla mozione presentata dalle minoranze per chiedere al sindaco di separare il ruolo di segretario generale da quello di direttore generale, è stato accusato di abuso di potere e di difetto di imparzialità e quindi invitato a rassegnare le proprie dimissioni al fine di ripristinare lo svolgimento democratico dei lavori dell’aula. Toni accesi che avranno un seguito, almeno a giudicare dalle parole che l’opposizione ha affidato al consigliere di Forza Italia Alessandro Calvi (leggi qui).

Un Consiglio comunale particolare, dicevamo, passato per tardivi riconoscimenti di debiti fuori bilancio, con atti pronti da mesi e mai giunti in aula, e l’approvazione del bilancio consuntivo 2018 dell’azienda speciale Abc anticipata da un lungo dibattito sulla sua gestione, sullo svolgimento del servizio e sulla scelta politica, contestati dall’opposizione e difesi a spada tratta dalla maggioranza targata Lbc (leggi qui uno dei tanti aspetti trattati in aula sull’Abc).

Poi è stata la volta della cosiddetta presa d’atto della sostituzione del Regolamento dell’Avvocatura comunale approvato dalla giunta. Presa d’atto votata favorevolmente dai 16 esponenti di Lbc e respinta dagli 8 consiglieri dell’opposizione presenti in aula. Un passaggio tutt’altro che indolore perché ha riacceso l’aspra polemica venutasi a creare sul piano politico per le modalità con le quali la giunta ha condotto questa operazione e sul piano amministrativo dal momento che, come è noto, il nuovo regolamento è stato impugnato al Tar dall’intera avvocatura comunale. Una frattura paradossale che vede gli avvocati comunali fare causa al loro unico cliente, il Comune di Latina. Eccola una delle tante tensioni venutesi a creare all’interno della macchina amministrativa, attribuita alla segretaria generale Iovinella.

Il nuovo regolamento era stato giustificato come necessario ad un adeguamento normativo attinente alle parcelle degli avvocati, invece si è trasformato in una serie di disposizioni viste come lesive dell’autonomia dell’avvocatura, tanto da richiedere un intervento del Consiglio dell’Ordine degli avvocati, e della esclusività della stessa codificando il ricorso ad incarichi esterni. Una frattura difficile da ricomporre all’interno del settore più strategico di piazza del Popolo. Ma tant’è. I consiglieri Massimo Di Trento (gruppo misto) e Nicoletta Zuliani (Partito democratico) hanno segnalato che la giunta si è affrettata ad approvare un nuovo regolamento sulla base degli indirizzi generali stabiliti dal Consiglio comunale del 2006, gli sessi utilizzati per il precedente regolamento approvato nel 2011 dal commissario prefettizio.

La norma richiamata per l’adeguamento è del 2014, la giunta se ne accorge nel 2019 abbondantemente inoltrato e in pochissimi giorni “scombina” l’Avvocatura. L’assessore Maria Paola Briganti dirà in aula che il nodo era venuto al pettine nel momento in cui il nuovo dirigente al personale, sulla base della legge del 2014, aveva bloccato la liquidazione delle parcelle. Dunque, ecco spiegata la fretta… che ha prodotto un regolamento “monco”, ha commentato la consigliera Giovanna Miele di Forza Italia: manca la modalità di scelta per gli eventuali incarichi esterni.

Il guardarsi allo specchio si prolunga a dismisura con con l’ultimo punto che sarà discusso: il caso Caprì, perché poi la mozione sulle terme di Fogliano sarà ritirata per essere riproposta emendata al prossimo Consiglio comunale utile.

Dimissioni assessore Giulia Caprì: chiarimenti, criticità politico-amministrative”. Questo il punto all’ordine del giorno dell’assise, richiesto da Massimiliano Carnevale, Alessandro Calvi, Giovanna Miele, Andrea Marchiella, Matilde Celentano, Giorgio Ialongo, Matteo Coluzzi, Raimondo Tiero e Massimo Di Trento.

“Le dimissioni di Caprì arrivano e s’incardinano in un momento topico, dopo tanti altri pezzi che si sono persi per strada” afferma Giorgio Ialongo. Il consigliere di Forza Italia fa l’elenco degli assessori che per un motivo o per un altro in tre anni hanno lasciato la giunta Coletta, di quanti di Lbc si sono dimessi dalla carica di consigliere comunali, dalla carica di presidente del Consiglio comunale e di presidente di commissioni, dei dirigenti e dei dipendenti comunali che se ne sono andati. Più tardi Calvi e Zuliani ricorderanno anche le dimissioni in seno al movimento di Latina Bene Comune a partire da Pietro Gava per finire a Sara Lazzaro, ultimo “pezzo” che ha lasciato in ordine di tempo. Tutto ciò può essere ricondotto a mere scelte personali dovute alla necessità di rientrare full time alla propria professione? Della serie, ma se avevano così tanto da fare, riferito agli assessori, perché hanno accettato l’incarico? Ma soprattutto: che impatto ha questo continuo “turnover” sull’amministrazione?

Tocca al sindaco parlare. Damiano Coletta riferisce che all’Ispettorato del lavoro è cambiato direttore e che è stato chiesto a Caprì un maggiore impegno di lavoro: “Questa è la verità, potete chiedere direttamente all’interessata. Dispiace, ma è apprezzabile un passo indietro quando non si riesce a svolgere il proprio ruolo”.

Ma dalle parole del primo cittadino, che ammette dimissioni per divergenze solo nel caso di Antonio Costanzo – “Non posso mica dire – ha affermato Coletta – che aveva impegni di lavoro o lasciava per problemi di salute -, si apprende che Caprì non ha ancora formalmente rassegnato le dimissioni. Apriti cielo. Perché Caprì, nelle ultime due settimane, non si è più presentata nelle commissioni impedendone di fatto lo svolgimento. Il sindaco ha detto che sceglierà senza alcuna fretta un nuovo assessore. Parole che indispettiscono la consigliera Miele: “E no, così non va. Perché le Attività produttive sono un settore strategico. Oggi apprendiamo che l’assessora che non partecipa più in realtà non si è ancora formalmente dimessa. E’ questa la trasparenza”. La nota critica non è dispiaciuta al consigliere di maggioranza Francesco Giri, segretario di Lbc.

E’ calata la notte da un pezzo in piazza del Popolo, ma nell’aula consiliare le luci sono ancora accese e a quello specchio è ancora possibile guardarsi. Il sindaco bissa il comizio dei giardini con un lungo elenco delle cose fatte.

Salvatore Antoci, oggi consigliere del gruppo misto, invece parla dell’amministrazione Coletta come di una macchina senza freni pericolosa per tutti, di un duumvirato rosa, dell’incapacità della maggioranza di Lbc ad ascoltare proposte, consigli e critiche. “Basta una critica per gridare al complotto – afferma alludendo al caso dei bagni chimici posizionato sui parcheggi per disabili -. In maggioranza troppa autoreferenzialità ed arroganza”. Marina Aramini di Lbc ammette un paio di errori: “Non ci siamo aperti sin dall’inizio in tutti gli ambiti strategici e non abbiamo saputo comunicare; dovevano ripartire dai Ppe annullati. Nessuno di noi ha avuto esperienze politiche e questo è un punto di forza ma anche di debolezza. Di cose ne abbiamo fatte tante, welfare, bambini, cultura. Ma ci rimproverano per il verde, le buche i rifiuti”.

Ma il contro-elenco di Coletta lo fa Massimiliano Carnevale: impianti sportivi, urbanistica impantanata, taglio alle scuole paritarie, manutenzione strade, variante Q3. Alessandro Calvi invita la maggioranza a fermarsi a riflettere. I toni si abbassano e si alzano, e continuano gli interventi della maggioranza e dell’opposizione. Matteo Coluzzi cita quattro parole: legalità, rigenerazione, ambiente e partecipazione; parole care ad Lbc che si sono trasformate in buccia di banana per la stessa maggioranza: “Non ci si può certo vantare per quindici patti di collaborazione di tipo semplice”.

Riprende la parola il sindaco che davanti allo specchio si affaccia un’altra volta, “spizzicando” di qua e di là qualche piccolo suggerimento per andare avanti e concludere un confronto non semplice ma che alla fine lo ha parzialmente soddisfatto: “Dovremmo incontrarci più spesso per ragionare di queste cose”.