Niente eccesso di potere né difetti di istruttoria o di motivazioni. La revisione dei Piani particolareggiati di Latina è stata portata avanti comportando aumenti di cubature non previste dal Piano regolatore generale e gli atti finalizzati all’annullamento dei singoli nuovi Ppe non risultano viziati in alcun passaggio. Lo ha stabilito il Tar di Latina con quindici sentenze pubblicate oggi, dando ragione al commissario straordinario Giacomo Barbato, alla segretaria generale dell’ente municipale rappresentata da Pasquale Incarnato e Imma Pizzella, ai dirigenti del Comune di Latina Giovanni Della Penna e Francesco Di Leginio che nel 2016 hanno frenato l’avanzata del mattone nel capoluogo pontino.
Quindici i ricorsi respinti dal collegio di magistrati presieduto da Antonio Vinciguerra. Ricorrenti condannati a rifondere al Comune di Latina le spese processuali: cinquemila euro a causa per un totale di 75mila euro.
Respinti i ricorsi contro l’annullamento della revisione del Ppe R6 – quartiere Isonzo – numero 642 proposto dalla Immobiliare Apus, 422 dalla Centro Servizi Polivalenti per Lo Sport Roma srl, 423 dalla Tenac srl, 342 dalla società Silvano Toti Holding P.Az, 381 promosso dalla Sport Invest 99 srl, 338 da Bernardo Riccardo e la società Il Girasole srl.
Contro l’annullamento della revisione del Ppe R3 – quartiere Prampolini – il Tar ha respinto i ricorsi 213, 612, 613, 327 promossi rispettivamente da Vito Nicola Roccucci, Michele Iazzetta, Alba Nuova Costruzioni, Costruzioni Generali.
Respinti il ricorso 421 promosso da Fabio Di Lello contro l’annullamento della revisione del Ppe di Borgo Podgora, il ricorso 611 della Alba Nuova Costruzioni contro l’annullamento della revisione del Ppe di Borgo Piave. Nulla da fare neanche per i ricorsi promossi contro l’annullamento della revisione del Ppe R1 – quartiere Frezzotti – numero 339 presentato dalla Cavata, 340 della società Volsci e 342 delle società Sacs srl, Bigia, Edilizia Baccari, Edino 2000 e Rella Costruzioni.
Cadute nel vuoto le eccezioni sollevate dai ricorrenti sul ruolo del commissario prefettizio o sul lungo iter intercorso tra l’approvazione dei nuovi piani particolareggiati di Latina e il loro annullamento, le sentenze del Tar stabiliscono l’illegittimità della revisione urbanistica. I profili di illegittimità riscontrati, secondo il Tar, sono “tali da escludere la possibilità di procedere ad una convalida degli stessi in quanto le modifiche, che avrebbero dovuto apportarsi avrebbero postulato una vera e propria variante al Piano regolatore generale, non realizzabile certamente attraverso l’adozione dello strumento attuativo né diversamente operabili da parte del commissario straordinario”. “La scelta dell’annullamento d’ufficio era dunque l’unica possibile – si legge nelle sentenze -, anche considerato che la convalida previo invio del piano all’approvazione del Consiglio Comunale, quale variante al Prg, avrebbe comportato una scelta politica per l’adozione di variante al piano generale, che esula dai poteri di amministrazione del commissario”.
Il Tar sembra rimettere la palla al centro della politica cittadina che per due anni è rimasta alla finestra. Ancora da avviare l’ufficio di piano promesso dall’assessorato all’Urbanistica per fare il punto su cosa salvare dei Ppe annullati per riproporli eventualmente attraverso varianti. Ma intanto c’è da scommettere che i costruttori oggi sconfitti preparino una nuova battaglia al Consiglio di Stato.
Le sentenze di oggi rischiano di pesare come un macigno sui procedimenti penali avviati dalla magistratura sull’urbanistica malata del capoluogo pontino, coinvolgendo politici e imprenditori protagonisti di un gioco di potere senza quartiere.