Latina, l’attenzione di Procura e forze dell’ordine su furti e rapine. Lasperanza: in carcere detenuti con i cellulari

Carlo Lasperanza

Diversi i delitti attribuiti alle due bande sgominate oggi a Latina con un’operazione congiunta di Polizia e Carabinieri. Delitti commessi con una particolare violenza. Nel corso della conferenza stampa tenuta in Procura, gli inquirenti hanno fatto riferimento anche a una estorsione e una rapina in danno di un tabaccaio di Nettuno, avvenute il 28 ottobre 2017 e il 21 novembre dello stesso anno. L’uomo fu pesantemente malmenato. Ma c’è anche un altro episodio che spiega il profilo criminale della banda, o meglio delle due bande convergenti. Si tratta di un’estorsione ai danni di una persona titolare di un alloggio popolare di Latina. Due appartenenti alla gang, approfittando di un periodo di detenzione del titolare dell’appartamento, si sono insediati nella sua abitazione impedendogli di ritornarne in possesso una volta uscito dal carcere. Il malcapitato per un certo periodo di tempo andò a vivere nel garage, fin quando fu minacciato pesantemente e costretto a vagare. Il personale della Squadra Mobile lo ha rintracciato a Roma tra i senzatetto, in condizioni di indigenza e con il solo beneficio di un pasto offerto dalla Caritas. La detenzione e il porto di armi in occasione degli assalti negli esercizi commerciali tracciano una fotografia inquietante degli indagati colpiti da questa ordinanza cautelare.

Il procuratore aggiunto Carlo Lasperanza, nel suo intervento in conferenza stampa, ha voluto sottolineare che nell’ultimo anno, nell’ambito della riorganizzazione degli uffici della Procura, si è voluto creare dei gruppi di lavoro di polizia giudiziaria specializzati nei controlli sulle misure di prevenzione, nei delitti di genere, nei delitti a carico dei soggetti più fragili (ha citato anche un protocollo d’intesa stipulato con il Comune di Latina che sta dando buoni risultati), nei delitti contro il patrimonio, quali furti e rapine che colpiscono il cittadino creando un forte senso di insicurezza. Proficua anche la collaborazione tra i diversi corpi delle forze dell’ordine, come l’operazione odierna. “I nostri datori di lavoro sono i cittadini – ha aggiunto il tenente colonnello Pietro Dimiccoli, del comando provinciale dell’Arma -: prestiamo la nostra attenzione verso tutti i reati, ma ci teniamo a dare risposte immediate affinché i cittadini, le famiglie, si sentano sicuri negli ambienti in cui vivono”.

Tra i destinatati dell’ordinanza cautelare, eseguita oggi, anche Manuel Ranieri e suo padre Marco. Manuel, 24 anni, e suo fratello Mirko, oggi appena maggiorenne, sono stati condannati per l’omicidio del romeno Nicolas Adrian Giuroiu, ucciso nei pressi di Borgo Sabotino a marzo del 2014. Nel corso delle indagini sulle rapine sarebbe emerso che Mirko e il padre Marco erano in contatto telefonico, ovvero che il ragazzo in carcere disponeva di un telefono cellulare con il quale comunicava liberamente con l’esterno. La circostanza ha spinto il procuratore aggiunto a sottolineare come l’uso del cellulare nelle carceri è un fenomeno largamente diffuso e che la sua introduzione nei penitenziari costituisce un illecito punibile con una mera sanzione. Avere a disposizione un telefono cellulare in carcere compromette seriamente la riabilitazione del detenuto, ha affermato Lasperanza. Un dettaglio su cui riflettere per un intervento da parte del Legislatore.