Latina, le vicende giudiziarie nell’omelia del Vescovo: richiamato il rapporto tra legalità ed etica

Nell’omelia del vescovo le recenti vicende giudiziarie e amministrative che hanno interessato la città di Latina per richiamare la comunità all’obbedienza della fede. Monsignor Mariano Crociata, questa sera, ha presieduto la celebrazione eucaristica in occasione dell’anniversario della dedicazione della cattedrale San Marco e della fondazione della città di Latina. Tra le autorità istituzionali e politiche, erano presenti il prefetto Pierluigi Faloni e il sindaco Damiano Coletta. Un messaggio, quello del vescovo, volto a sottolineare il dono di Natale e il rapporto tra la legalità e l’etica privata e pubblica che spesso ci sfugge perdendo di vista il senso di umanità. Le parole del Vescovo, in questa quarta domenica di Avvento che coincide con il natale di Latina, hanno portato ad esempio l’umanità di Giuseppe.

“Giuseppe: prima di ricevere la rivelazione dell’angelo – ha spiegato monsignor Crociata nella sua omelia – decide di ripudiare Maria ma di farlo in segreto, per non esporla al pubblico disprezzo e procurarle del male. Un senso di delicatezza e di rispetto della persona che è difficile trovare in circostanze analoghe e anche meno drammatiche”. “Che cosa dice tutto ciò alla nostra celebrazione anniversaria?”, ha chiesto il vescovo ai presenti. “Per rispondere mi sembra opportuno accennare alla straordinarietà dell’anno che la città ha vissuto, sia sul piano delle vicende giudiziarie che su quello amministrativo – ha affermato il monsignore. Non è da questo pulpito che devono venire giudizi e valutazioni che spettano alle istituzioni deputate a farlo e ai cittadini che sono in solido i responsabili chiamati a dare sostanza alla vita democratica di una comunità civile”.

“Di fronte a fatti straordinari o drammatici, non bisogna reagire con senso di pessimismo o di rabbia – ha continuato il vescovo -, e nemmeno di trionfalismo o di superficiale ottimismo. Non siamo mai degli arrivati. Ogni giorno dobbiamo riconquistare il bene che intravediamo e che cerchiamo. E se, magari con la nostra partecipazione, eventualmente abbiamo fatto qualche passo significativo in avanti, allora la cosa di cui preoccuparsi è di non adagiarsi sugli allori, come se tutto fosse risolto. Ogni giorno dobbiamo conquistarci e riconquistarci quel bene di tutti che stiamo cercando. Se pensiamo che tocca solo a qualcun altro impegnarsi o darsi da fare e a noi invece solo fare da spettatori estranei, allora possiamo stare sicuri che presto o tardi la situazione tornerà peggio di prima. Il messaggio di oggi è l’obbedienza della fede, cioè l’obbedienza che scaturisce dalla fiducia in colui che ce la chiede e dalla sua incrollabile affidabilità. Mi sembra importante, a questo proposito, ritornare su un punto altre volte richiamato, e cioè il rapporto tra legalità ed etica privata e pubblica”. Per il vescovo non basta “richiamare la necessità della legalità per vedere assicurata la serenità sociale e la giustizia nella vita pubblica”. “È una pia illusione – ha detto -, come puntualmente confermano le cronache…” perché “osservare le leggi è possibile a una persona che abbia senso morale, ma il senso morale non lo produce la legge, bensì solo una educazione e una cultura della persona e della vita che lo motivi e lo rinforzi”. Ecco allora che “chi ha responsabilità deve comunque curare con diligenza il bene di tutta la comunità”. “Ciascuno, a cominciare dagli adulti, in riferimento alla famiglia, alla scuola e a ogni altra agenzia educativa e sociale – ha detto ancora il vescovo -, deve prendersi l’impegno di risvegliare in sé e di inculcare attorno a sé l’amore per i valori e gli ideali che soli possono dare sostanza allo stare bene insieme e rendere la nostra comunità cittadina migliore, più umana. Come credenti, questo impegno lo dobbiamo sentire doppiamente, per noi stessi e per gli altri. Come ci ha insegnato Gesù, che è nato ed è morto per tutti, noi portiamo la responsabilità anche per gli altri, nella testimonianza, innanzitutto, e poi nella persuasione della verità della nostra fede, da diffondere attraverso ogni forma di servizio educativo”.

Un messaggio per ricominciare dall’obbedienza della fede, “cioè dal conoscere e amare sempre di più la volontà del Signore e la sua parola, per servirla con tutta la nostra persona e la nostra vita”.

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