A Latina parte la giustizia riparativa, soddisfatto il consultorio familiare diocesano

Il primo piano il Procuratore Capo Andrea De Gasperis

L’impegno del Consultorio familiare diocesano “Crescere insieme” nel settore della giustizia riparativa (messa alla prova di minori e adulti, mediazione penale…) ha raggiunto un livello tale da segnare un vero e proprio cambiamento culturale in questo difficile settore, almeno per Latina.

Da pochi giorni gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari (in gergo “il 415-bis”) emessi dalla Procura della Repubblica di Latina riportano la nota secondo cui l’indagato ha la facoltà di richiedere “l’ammissione alla prova” prima che inizi il dibattimento penale e se il periodo si concluderà con giudizio positivo il reato contestato sarà estinto. Questa possibilità è applicabile solo per i procedimenti penali la cui pena prevista non sia superiore ai quattro anni di reclusione.

“Siamo contenti della decisione presa dal Procuratore Capo Andrea De Gasperis, e per questo lo ringraziamo”, ha spiegato Vincenzo Serra, presidente del Consultorio diocesano, “infatti, la procedura penale prevede che il pubblico ministero, anche prima di esercitare l’azione penale, ‘può avvisare’ l’interessato di questa opzione. Il fatto che la Procura di Latina abbia deciso di informare l’indagato, pur non avendone l’obbligo, è anche indice della affidabilità offerta dalla nostra struttura in questo campo”.

Particolarmente soddisfatto l’avvocato Pasquale Lattari, responsabile dell’Ufficio Mediazione del Consultorio, secondo cui “questi sono i primi effetti della presenza sul nostro territorio di Latina dell’attività dell’Ufficio di mediazione e giustizia riparativa di Latina”. Struttura costituita grazie a un protocollo tra Tribunale di Latina, Ufficio Esecuzione penale esterna di Latina e lo stesso Consultorio diocesano.

“La giustizia riparativa – ha spiegato Lattari – permette alla vittima ed all’autore del reato di partecipare attivamente se vi acconsentono liberamente, alla risoluzione delle questioni risultanti dal reato con l’aiuto di un terzo imparziale ma consente la partecipazione attiva dell’imputato del suo nucleo familiare e del suo ambiente di vita nel processo di reinserimento sociale, ove ciò risulti necessario e possibile. Le prescrizioni comportamentali e gli impegni specifici che l’imputato assume secondo una prospettiva riparatoria, orientata sia verso la vittima (elisione o attenuazione delle conseguenze del reato; eventuale risarcimento del danno; restituzioni) che verso la collettività (prescrizioni attinenti al lavoro di pubblica utilità ovvero all’attività di volontariato di rilievo sociale) portano al recupero totale del reo ed al suo reinserimento sociale”.

Nel frattempo, il Consultorio diocesano familiare sta formando venti operatori per la mediazione penale.