Latina, partecipazione e trasparenza nei processi decisionali: la lezione dell’ex assessore Costanzo

Antonio Costanzo

Antonio Costanzo, ex assessore al personale del Comune di Latina, che si è dimesso a luglio scorso dalla giunta Coletta, chiarisce con una lettera aperta inviata questa mattina alla nostra redazione, i termini di partecipazione e trasparenza. Un esercizio teorico? Macché. Costanzo parla di grandi opera, processo che prevede “una presentazione preventiva (coinvolgendo anche gli ordini professionali) di alternative possibili e disponibili, secondo un chiaro quadro di costi e benefici, dei vincoli e delle opportunità che ciascuna di esse contiene”, ma anche di grandi appalti “quando per esempio, si deve decidere se affidare un servizio ‘in house’ o fare ricorso al mercato attraverso una gara, problema che ha riguardato e riguarda il caso della gestione dei rifiuti. “La scelta dell’Azienda speciale, che può essere condivisibile per molti aspetti – scrive Costanzo -, avrebbe richiesto, se si fossero rispettate le suddette modalità, specifiche verifiche di fattibilità in merito alla capacità finanziaria e gestionale della macchina amministrativa comunale a gestire tale complessa operazione, e sulle modalità, nel rispetto delle norme di legge, di assunzione del personale”.

Riproponiamo di seguito il testo integrale della lettera di Costanzo, evitando così il rischio di strumentalizzazioni che lo stesso teme. Il suo obiettivo è di trasformare situazioni di criticità in una opportunità per affrontare, rivedere criticamente e quindi migliorare il rapporto tra partecipazione, trasparenza e decisione politica.

Caro Direttore,

in questi mesi si è spesso usato e abusato dei termini di partecipazione e trasparenza, in molti casi senza un minimo di coerenza. Questi termini, che ritornano frequentemente negli articoli di stampa, sono abbondantemente presenti nel programma di Latina bene comune, negli interventi critici di alcuni partiti, nella interrogazione presentata da Gasparri e, da ultimo, nelle motivazioni delle mie dimissioni. Concetti, dicevo, abusati, che rischiano di perdere i loro reali significati, riducendosi a semplici slogan, ma che vanno invece rappresentati nel loro reale valore, legandoli a fatti e comportamenti concreti. E’ sulla base di tale consapevolezza che invio questo contributo.

PARTECIPAZIONE, TRASPARENZA A PROCESSI DECISIONALI

Le recenti vicende legate alle mie dimissioni da assessore al personale del Comune di Latina, al di la delle inevitabili strumentalizzazioni, possono essere l’occasione per trasformare situazioni di criticità in una opportunità per affrontare, rivedere criticamente e quindi migliorare il rapporto tra partecipazione, trasparenza e decisione politica nella nostra città.

Analizzare il nesso tra partecipazione, trasparenza e processi decisionali significa chiedersi, da parte degli amministratori comunali, se e in che misura un processo partecipativo possa e debba influenzarne l’azione (cessione di sovranità), senza adeguarsi alle spinte particolaristiche e agli interessi di pochi, preoccupati più del cemento e del volume, che del bene comune; dall’altra parte, dal versate della società civile, in che misura tali processi partecipativi risultano dotati di una qualche forma di efficacia politica.

La soluzione è quella di un “patto” tra l’amministrazione comunale e i cittadini, con l’assunzione di un impegno a rispettare il programma elettorale, a rispondere delle proprie scelte in modo trasparente e motivato, a giustificare pubblicamente le proprie decisioni e motivare, sempre in termini di trasparenza, il mancato o parziale raggiungimento degli obiettivi programmati.

Un percorso partecipato e trasparente che deve vedere il coinvolgimento di attori e soggetti nei processi decisionali. Un percorso che deve partire dal basso, dall’esterno dell’istituzione che ha la funzione deliberativa, nel nostro caso l’amministrazione Comunale attraverso i suoi organi. Attori e soggetti esterni che possiamo definire “stakeholders della partecipazione”, rappresentati dalle associazioni di categoria, associazioni di volontariato, ordini professionali, organizzazioni sindacali, cittadini organizzati, cioè da tutti quei soggetti della società civile interessati al “bene comune” della città.

Il problema è quale influenza riescono avere questo soggetti, quale ruolo viene ad essi riconosciuto, qual è l’effettiva capacità e possibilità, per chi partecipa, di incidere su un processo decisionale, contribuendo a fornire elementi di conoscenza/interesse all’amministrazione per orientarla verso la scelta più giusta e opportuna tra diverse alternative.

Di fatto, gli esiti di un processo partecipativo risulteranno tanto più efficaci e in qualche misura vincolanti per le decisioni dell’amministrazione comunale, quanto più essi abbiano visto un reale ed elevato grado di coinvolgimento di tutti gli attori interessati alla decisione. Un processo che abbia la capacità di costruire una “sfera pubblica di discussione e di elaborazione” in. grado di permeare profondamente il lavoro dell’amministrazione comunale, senza ovviamente sovrapporsi agli organi deputati a decidere.

La partecipazione è un’occasione anche per valorizzare le risorse della nostra città, utilizzando le conoscenze, le capacità e le esperienze dei professionisti di Latina, che in molti casi hanno studiato ed elaborate proposte su temi che sono tuttora di attualità. Ciò consente anche di sviluppare momenti di approfondimento e di confronto con esperienze e soggetti di altri territori.

Inserire tali risorse nei processi di partecipazione per le successive scelte decisionali è di fondamentale importanza, specie se si realizza, quando si tratta ad esempio di come ridisegnare la città e di “grandi opere”, un processo che preveda una presentazione preventiva (coinvolgendo anche gli ordini professionali) di alternative possibili e disponibili, secondo un chiaro quadro di costi e benefici, dei vincoli e delle opportunità che ciascuna di esse contiene. Stessa procedura va usata in presenza di grandi appalti e quando per esempio, si deve decidere se affidare un servizio “in house” o fare ricorso al mercato attraverso una gara, problema che ha riguardato e riguarda il caso della gestione dei rifiuti. La scelta dell’Azienda speciale, che può essere condivisibile per molti aspetti, avrebbe richiesto, se si fossero rispettate le suddette modalità, specifiche verifiche di fattibilità in merito alla capacità finanziaria e gestionale della macchina amministrativa comunale a gestire tale complessa operazione, e sulle modalità, nel rispetto delle norme di legge, di assunzione del personale.

Oggi i canali di comunicazione tra le istituzioni e la società, nel nostro territorio, sono piuttosto opachi, improvvisati, discontinui e funzionali spesso solo alla ricerca del consenso, che producono finta partecipazione.

E’ pur vero che spesso è difficile comporre le diversificate, frammentate, mutevoli e contraddittorie domande in grado di conciliare gli interessi individuali con gli interessi collettivi, che riguardano la generalità.

In queste condizioni spesso non è semplice rispondere alle domande dei cittadini, ponendo in molti casi la difficile scelta se adeguarsi alle singole richieste (ammesso che si riesca ad interpretarle) o ignorarle per puntare alla coerenza del progetto che si è presentato ai cittadini in campagna elettorale nel proporsi alla guida della città.

Occorre quindi permeare e dare contenuti reali chiaramente percepibili ai principi della partecipazione e della trasparenza, affinché non restino vuoti slogan validi per tutte le stagioni e tutte le ragioni, più o meno nobili e invece rendano possibile l’affermarsi di un rapporto positivo tra i cittadini e l’amministrazione comunale.

Il processo deliberativo, che si sviluppa all’interno dell’amministrazione comunale, deve essere anch’esso partecipato, in un giusto rapporto sinergico tra Giunta e consiglieri di maggioranza, affinché questi ultimi possano dare un contributo consapevole nell’ambito del Consiglio comunale. Senza questo rapporto sinergico, che prevede una fase di informazione e coinvolgimento dei consiglieri di maggioranza nell’individuazione dei provvedimenti da assumere, la Giunta finirebbe per ridimensionarne impropriamente il loro ruolo, creando una frattura pericolosa e riducendo le possibilità dei consiglieri stessi di svolgere adeguatamente la propria funzione di controllo nell’ambito del Consiglio comunale sul rispetto degli indirizzi che di volta in volta questo organo si è dati. Quanto più seria e condivisa sia stata la documentazione tecnico-scientifica, quanto più rilevante e ampio sia stato il consenso politico effettivo costruito attorno a una proposta, tanto più costruttiva sarà la funzione di indirizzo svolta dai consiglieri nell’ambito del Consiglio comunale.

Ma il processo deliberativo partecipato deve essere esteso all’intero consiglio comunale, mettendo anche i consiglieri di minoranza in condizione di poter disporre, in tempo utile, delle necessarie basi informative e documentali per poter svolgere anch’essi adeguatamente il loro ruolo di indirizzo e controllo.

Partecipazione e trasparenza che devono realizzare un circuito virtuoso tra l’amministrazione comunale e la città in grado di rafforzare il corretto e proficuo esplicarsi del processo decisionale.

 

Antonio Costanzo