Certe storie non finiscono davvero, restano sospese tra le pieghe del tempo e tornano a farsi sentire quando meno te lo aspetti.
A Latina, il nome di Salvatore Garritano riemerge tra ricordi e commozione: l’ex attaccante nerazzurro, protagonista della salvezza conquistata nel girone di ritorno della stagione 1982/83, è scomparso all’età di 69 anni.
Fu uno degli uomini simbolo di quella squadra allenata da Giancarlo Sibilia, che dopo un girone d’andata complicato seppe ritrovarsi, stringersi e risalire passo dopo passo. Garritano segnò sette gol in ventisei presenze, diventando un punto di riferimento per i compagni e un idolo per la tifoseria. Giocava con grinta, con fame, con quella generosità che a Latina non si dimentica.
La sua vita calcistica lo aveva portato lontano, fino ai palcoscenici più alti del calcio italiano: il Torino dello scudetto del 1976, accanto ai “gemelli del gol” Graziani e Pulici, le esperienze con Atalanta, Bologna, Sampdoria e tante altre maglie storiche. Ma chi lo ha conosciuto qui, in riva al litorale pontino, lo ricorda prima di tutto come un uomo vero, diretto, che non si risparmiava mai.
Garritano combatteva da anni contro la leucemia, con la stessa forza con cui da calciatore affrontava i difensori più duri. E il destino, a volte, sa disegnare coincidenze che sembrano scritte apposta: sabato al “Domenico Francioni” arriverà il Cosenza, la squadra della sua città e quella in cui oggi gioca Luca Garritano, suo nipote.
Un filo che unisce passato e presente, sangue e passione.
Latina lo saluterà così, nel modo che gli sarebbe piaciuto di più: con un pallone che rotola e una curva che canta. Perché certe maglie, e certi uomini, restano per sempre.









