Latina, pronti a rompere le uova nel paniere dell’amianto. Il caso Bainsizza in commissione Ambiente

I capannoni di Borgo Bainsizza

Il processo è alle porte ma c’è poco da stare tranquilli. A Borgo Bainsizza resta l’incubo del pollificio all’ombra dell’amianto. Otto capannoni in cemento con copertura in lastre di eternit, sette dei quali risalenti al 1965 e uno edificato nel 1984 in ripristino di una struttura preesistente andata completamente distrutta a causa di un incendio.

Ieri il caso è approdato in commissione Ambiente del Comune di Latina. Portavoce del disagio dei cittadini di Borgo Bainsizza, rappresentato dal comitato “Amici del Borgo”, è stata la consigliera dem Nicoletta Zuliani che, insieme al consigliere Matteo Coluzzi, aveva chiesto la convocazione della commissione sulla questione amianto.

Il pollificio di strada del Bufalotto è sotto sequestro dal 2014, ovvero da quando le autorità accertarono – dopo una serie di esposti – la presenza di liquami, eternit interrato e non, situazioni di abusivismo edilizio, carcasse di animali e uova sversate, irregolarità nei contratti di lavoro. Fu disposta la bonifica e i lavori finora svolti non hanno portato al dissequestro. Il processo per i reati ambientali contestati inizia a giugno.

Un mese e mezzo fa il comitato “Amici del Borgo” ha scritto al Comune di Latina per ribadire la seria preoccupazione a fronte della “situazione di pericolo per la sanità pubblica derivante dai manufatti in cemento e amianto presenti presso l’azienda in questione”: capannoni che si estendono su una superficie di 12.500 metri quadrati, attorno alla quale a meno di 50 metri lineari si contano una ventina di abitazioni e a meno di 300 metri il centro urbano del borgo, scuole, asili e parrocchia. Ma c’è anche dell’altro, rappresentato al Comune e anche, con altri esposti, alla Procura della Repubblica: gli interventi in corso e la richiesta di autorizzazioni per l’allevamento di galline ovaiole.

Il comitato ha documentato le attività poste in essere per la bonifica dentro e fuori i capannoni denunciando pratiche ritenute inadeguate, come per esempio la pulizia delle lastre di eternit a copertura dei capannoni con idrogetto o il convogliamento delle acque piovane in canaline create ad hoc confluenti nei canali utilizzati dagli agricoltori per l’irrigazione dei campi. I lavori della bonifica considerati errati sono motivo di preoccupazione a Borgo Bainsizza per la presunta dispersione di particelle di amianto in atmosfera e nelle acque.

Il comitato ha riferito al Comune che la proprietà dell’azienda avrebbe avviato pratiche per nuove autorizzazioni, in caso di dissequestro, per la produzione di uova. Al momento del sequestro in strada del Bufalotto si sfornavano un qualcosa come 120mila uova al giorno, tanto per dare l’idea di che cosa parla il comitato del borgo.

L’eventuale ripristino dell’allevamento per la produzione di uova sotto una cappa di amianto per il comitato sarebbe un ulteriore motivo di preoccupazione per la salute pubblica, non solo dei cittadini di Borgo Bainsizza e del circondario, ma per i consumatori finali delle uova e dei prodotti alimentari a base di uova sul mercato della grande distribuzione. La normativa vigente – ha spiegato il comitato nella nota di marzo indirizzata al Comune –, sotto l’amianto, non consente né la produzione né il confezionamento di un prodotto alimentare.

L’assessore Roberto Lessio, presente ieri in commissione, ha riferito che il Comune di Latina si opporrà in ogni sede alla riapertura dell’allevamento fin quando in strada del Bufalotto resteranno le lastre di amianto.

Infine e non certo per ordine di importanza, il comitato – si legge nella missiva indirizzata al Comune – “nel ricordare che la normativa vigente impone la valutazione del rischio in presenza di manufatti in amianto, richiede che l’autorità preposta imponga al proprietario dei manufatti in esame l’esecuzione della valutazione del rischio dovuto alla presenza di amianto secondo corrette procedure ed effettuata da un ente terzo”.