“Latina sede ideale per un museo diffuso sull’identità del Novecento”

Massimo Rosolini

“Viviamo in una testimonianza fisica della cultura del ‘secolo breve’, l’obiettivo è quello di far diventare questa città, Latina, il luogo di una riflessione periodica sull’identità del Novecento come fatto storico culturale complessivo”. Sono le parole di Massimo Rosolini, presidente dell’Ordine degli Architetti di Latina, nell’ambito della giornata di studio che si è tenuta ieri presso il Conservatorio di Latina dal titolo “Le culture del Novecento tra città di Fondazione e nuovi paesaggi urbani tra passato e futuro”. Un’iniziativa che ha visto alternare momenti di musica, arte, poesia e architettura.

L’evento è stato organizzato dall’Ordine degli Architetti di Latina, dall’Istituto Quasar e dall’associazione Orizzonti del Novecento Europeo con la curatela dell’architetto Rosolini, del professor Benedetto Todaro e del professor Giovanni Papi ed ha disegnato prospettive future per le città di fondazione del Lazio, ponendo al centro della giornata culturale la loro storia, la loro conservazione, i problemi attuali e fornendo altri elementi di riflessione sull’identità del Novecento. 

La giornata di studio ha avuto tra le sue finalità quella di sollecitare il rilancio delle città nuove come luoghi del contemporaneo con l’auspicio che dai lavori di ricerca e dalle tesi emerse dagli incontri possano scaturire riflessioni, proposte e collaborazioni da condividere con le realtà locali preposte al governo del territorio.

Dopo le interessanti relazioni, tenute dai professori Vittorio Palmieri, Daniela De Angelis, Gregoy Alegi, Maurizio Morandi, Francesco Montuori, è emerso nella tavola rotonda “La cultura del Novecento e i nuovi centri fondativi tra Roma e Latina “ la proposta di istituire un museo diffuso nella provincia pontina.

“Dai lavori congressuali – conferma Rosolini – è emersa con forza la proposta di un museo diffuso, un’idea non nuova, ma che ora si rende estremamente necessaria. Latina può essere la sede ideale in cui avere luogo, raccolte d’archivio, progetti e studi specifici per i cultori della materia, un luogo fisico dove le testimonianze materiali e immateriali di queste identità del Novecento possano essere vissute”.