Le “attività di prossimità” una risorsa economica e sociale per tutta la Città

Economia & imprese

Rubrica settimanale 

A cura di Ivan Simeone

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Ivan Simeone

Siamo nel pieno delle feste natalizie. Tempo di doni e feste, ma dove acquistare?

Tutti siamo ovviamente portati a ragionare in un’ottica di risparmio e dove il rapporto qualità-prezzo più ci conviene. In questi ragionamenti bisogna evidenziare l’importanza delle attività commerciali “di prossimità”, ovvero l’attività che troviamo nel centro della nostra città o nei nostri quartieri. Bisogna sostenere le piccole attività locali perché hanno in sé un valore aggiunto per tutta la Comunità locale.

La crisi economica avvolge molte famiglie consumatrici anche se comincia a notarsi un maggior divario tra “chi può” e “chi non può”; questo socialmente è un fenomeno molto rischioso.

Le stime 2023 vedono una mino entrata in media di -540 euro a famiglia; questo penalizza non poco i consumi.

Nella fotografia generale, si evidenzia come le attività commerciali che reagiscono bene all’attuale situazione economica, sono quelle dedicate ai prodotti di qualità e specializzati; contro una crisi generalizzata della gran parte di attività commerciali. E’ il “divario sociale” che comincia a farsi sentire; un fenomeno sociale che deve essere affrontato subito dal “sistema sociale ed economico” come dalle Istituzioni. Le fasce economiche intermedie stanno sparendo e questo rischia di divenire un serio danno per tutto il sistema sociale.

Ma perché sostenere le attività di prossimità?

Di cosa realmente stiamo parlando?

Cominciamo a dare una letta ai numeri. Possiamo trovarli prevalentemente sul sito della Camera di Commercio.

Nel centro storico di Latina, dati 2022, sono presenti oggi circa 658 attività di prossimità, contro le 724 del 2012 e si rischia –come in quasi tutte le grandi città italiane- un esodo silenzioso e continuo delle attività commerciali dai nostri centri storici urbani, con un rischio oggettivo di desertificazione produttiva. In dieci anni sono scomparse ben 66 attività commerciali con una perdita oggettiva di occupazione e di perdita indiretta di fatturato anche per l’indotto.

Se andiamo a calcolare una media di tre dipendenti per attività commerciale, vediamo come in soli dieci anni, con la diminuzione di attività nel solo centro di Latina, si sono persi circa 198 posti di lavoro. Sono numeri che presi singolarmente non si notano ma complessivamente pesano.

Sempre dando una letta ai numeri, vediamo che oltre il 40% delle attività registrate alla CCIAA di Latina, sono attività commerciali ed artigiane cui dovrebbero poi aggregarsi le attività dei servizi e del terziario più propriamente dette, le quali rientrano sempre nel segmento delle microattività di prossimità.

Parliamo, solo commercio e artigianato in senso stretto, di circa 22.525 attività, contro un totale di 47.028 imprese attive registrate.

Oggi, la partita non possiamo giocarla solamente sul problema del rilancio di una “economia del quotidiano”, ma anche sull’importanza di ridare forza alle piccole attività di prossimità, le quali hanno una valenza molto più profonda rispetto a quella puramente economia.

Un negozio di quartiere, una attività commerciale “di prossimità”, è una vera identità della Città e ha una importanza sociale non di poco conto.

È una vetrina per la Città e le sue peculiarità di manufatti, senza contare l’importanza che hanno nell’animare una strada, un quartiere.

Il piccolo negozio, l’attività locale, è anche più solida nel rapporto con i propri dipendenti, fonte di una occupazione molto spesso ben più stabile rispetto ad altre tipologie commerciali e produttive.

Il “Negozio” porta una ricaduta diretta nell’economia di una comunità cittadina, con un reinvestimento locale degli utili, quando riescono ad esserci.

Secondo le ultime statistiche, vi è una riscoperta delle attività locali maggiormente da una fascia di età intermedia. Il “Negozio” è da considerarsi una struttura con un’alta valenza sociale anche come “presidio” di sicurezza locale.

Una indagine dell’American Express con la SDA Bocconi, circa lo SHOP SMALL, il negozio “locale” trasmette un senso di unicità di prodotto da acquistare come garanzia di qualità.

Certamente bisogna guardare a processi commerciali in continuo divenire.

Le attività commerciali devono necessariamente adeguarsi ai tempi e ragionare posizionando una sinergia funzionale con l’e-commerce e sul campo dell’innovazione. L’aggiornamento e la formazione costante è ormai un aspetto vitale dell’attività.

Una analisi approfondita è stata svolta nell’ambito dell’Assemblea nazionale di Confesercenti di qualche settimana fa, con la relazione della Presidente nazionale Patrizia De Luise e con l’analisi condotta dall’Ufficio Studi di Confesercenti con IPSOS, “Il Commercio oggi e domani – 2023/2030 Viaggio nel futuro dei negozi”, analisi attenta e precisa che ha fotografato la situazione di oggi ma anche dando alcuni input per l’immediato futuro, anche alla luce della risoluzione approvata il 17 gennaio 2023 dall’Unione Europea, evidenzia la necessità di politiche finalizzate a sostenere il commercio al dettaglio che è oggi un reale sistema che genera valore aggiunto.

La Presidente Confesercenti Patrizia De Luise, nel suo articolato intervento, ha evidenziato come i consumi sono oggi “il grande malato del Paese” e che necessita una politica di aumento dei salari dei lavoratori che, in definitiva, si traduce inevitabilmente in un impulso anche ai consumi. Essenziale per la Presidente nazionale di Confesercenti il sostegno alle nuove attività e necessitano misure ad hoc per sostenere le attività di vicinato, anche proponendo “una decontribuzione per i giovani che avviano una nuova attività commerciale e un regime fiscale di vantaggio per gli esercizi sotto i 400 mila euro di fatturato l’anno, da legare ad obblighi formativi”.

L’analisi condotta da Confesercenti e Ipsos, se da una parte registra una difficoltà delle piccole attività rispetto al caro-vita delle nostre famiglie, dall’altro evidenzia come andrà ad evolversi il commercio nel prossimo futuro con un recupero dei “negozi fisici” per lo shopping experience, per il rapporto diretto con l’esercente e con il prodotto e, di contro, una caratterizzazione dell’e-commerce che favoriscono consegne a domicilio e velocità di acquisto. Una vera diversificazione per età ed esigenze.

Certamente in tutto questo premia quelle attività commerciali che comprendono da subito l’importanza di una interazione tra l’attività di prossimità con tutto ciò che questo di buono comporta, con sistemi e procedure di digitalizzazione commerciale che pongono lo stesso esercizio commerciale all’avanguardia del mercato.

Non si può rimanere fermi ad attendere gli eventi ma bisogna governarli.