Licenziamento illegittimo, il Tribunale di Roma condanna la multinazionale a reintegrare la dipendente di Aprilia

La Maran Credit Solution Spa è stata condannata a reintegrare una donna di Aprilia, dopo che il Tribunale di Roma ha confermato l’ordinanza del “Rito Fornero”, respingendo l’opposizione dell’azienda e confermando l’illegittimità di quel licenziamento.
Si chiude così la vicenda di una donna di Aprilia, che insieme ad altri 57 dipendenti della stessa multinazionale, era stata vittima di un licenziamento collettivo avvenuto nell’agosto del 2016. La Multinazionale, che solo in Italia conta su una forza lavoro di oltre 250 dipendenti, leader nella gestione del credito, individuò la donna e altri 57 dipendenti della sede operativa di Roma quale esubero, in virtù della scelta aziendale di favorire le altre sedi presenti in Italia.

L’iter processuale intrapreso dalla dipendente assistita dall’Avv. Fabio Leggiero Giuslavorista del foro di Latina si concluse -nella prima fase- con un’ordinanza del giugno 2017 con la quale il Tribunale di Roma in accoglimento totale del ricorso della lavoratrice accertava l’illegittimità del licenziamento irrogato alla lavoratrice condannando l’azienda alla reintegra sul posto di lavoro. In seguito l’azienda ha proposto giudizio di opposizione avverso il provvedimento sommario del Tribunale. Ieri (30.01.2018), con sentenza n. 673 il Tribunale di Roma, ha accertato l’illegittimità del licenziamento e confermato l’indennità risarcitoria in favore della dipendente il tutto come da provvedimento di primo grado.

La lavoratrice assistita dall’Avv. Fabio Leggiero, ha messo in evidenza le criticità e le violazioni di legge della procedura di mobilità che venne aperta per la sola sede di Roma in luogo di tutte le sedi operanti nel territorio Nazionale. Così facendo commenta il legale, parte datoriale ha disatteso i criteri di scelta di cui all’art. 5 L. 223/91 nonché violato i principi di correttezza e buona fede irrogando il licenziamento alla mia assistita per il solo fatto che la stessa prestava servizio presso la sede soppressa. L’azienda continua il legale ha omesso in sede di mobilità ogni prova su fatti e/o elementi che legittimassero la riduzione dei lavoratori da licenziare alla sola sede di Roma. Tutto ciò è avvenuto in contrasto con norme garantiste in materia di criteri di scelta.

Correttamente anche il Tribunale di Roma in Funzione di Giudice dell’opposizione all’Ordinanza “Fornero”, ha acclarato ancora una volta, quand’anche ce fosse stato bisogno, commenta l’Avv. Leggiero le doglianze e violazioni di legge mosse dalla lavoratrice ed ha correttamente applicato la norma in esame nel rispetto di un diritto alla reintegra troppe volte bistrattato da logiche di mercato spregiudicate che impongono a volte riorganizzazioni e ristrutturazioni aziendali non sempre in linea con le tutele del lavoro.