Ludopatie. Acli: piaga sociale a Latina intervenga il Comune

“Il Comune passi dalle promesse ai fatti, per fronteggiare la piaga sociale della ludopatia che attanaglia la città di Latina e il resto della provincia”. L’allarme arriva dalle Acli di Latina, che sollecitano una risposta efficace dalle istituzioni locali contro il gioco d’azzardo patologico e le sue innumerevoli conseguenze su chi lo pratica e sulla comunità di appartenenza.

I dati

Più di mille euro all’anno, per la precisione 1358. E’ questa la cifra impressionante che di media ogni residente nella provincia di Latina spenderebbe per il gioco d’azzardo secondo la classifica stilata dal Sole 24 ore. Gratta e vinci, lotto, superenalotto, slot machine. Tentativi di farsi baciare dalla dea bendata che ogni anno mandano in fumo il 5,81% del Pil provinciale.

“Un dato allarmante che ci impone di non abbassare la guardia ma anzi di fare qualcosa affinché il trend venga invertito – ha tenuto a precisare Nicola Tavoletta, direttore provinciale della Acli di Latina – Nel luglio scorso l’assessore Felice Costanti aveva assicurato di voler proporre azioni di tipo preventivo, informativo e inclusivo ma non ci pare che sia stato fatto alcunché con Latina che, come sottolineato dal consigliere provinciale Nicoletta Zuliani, conta una slot machine ogni 157 abitanti”.

Un problema, quello delle ludopatie, che purtroppo non è nuovo in provincia di Latina. Già nel 2012 la Asl aveva lanciato l’allarme. Secondo il campione di pazienti trattato dalle sedi del Centro di salute mentale di Latina e Sabaudia, le donne sono maggiormente vittime del vizio del gratta e vinci mentre gli uomini possono passare diverse ore al giorno di fronte allo schermo delle slot machine. Tra gli uomini il 78% degli analizzati è stato considerato affetto da Gap (gioco d’azzardo patologico) da slot machine, il 15% da dipendenza da scommesse sportive mentre solo la parte residuale è apparsa ossessionata da vizi come il poker on line, gratta e vinci e altro.

Le Acli sono da sempre sensibili al tema avendo aderito anche alla campagna nazionale “Mettiamoci in gioco”, finalizzata ad affrontare il problema della ludopatia adottando indicazioni e strumenti che rispondano efficacemente all’esigenza di contrasto di un fenomeno così diffuso e pericoloso.

“Speriamo si prenda atto della risoluzione della commissione parlamentare antimafia sulle infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco d’azzardo lecito e illecito” sottolinea ancora Tavoletta.  Il documento è stato approvato nel gennaio scorso senza alcun voto contrario con il parere favorevole del rappresentante del governo, il viceministro Bubbico, registrando però l’astensione al voto dei componenti del movimento 5 stelle”

“Le ludopatie hanno ormai raggiunto il poco invidiabile primato di vera e propria piaga sociale. Sono ormai classificate tra le patologie psichiatriche, motivo per cui, come ogni malattia, affrontarle il più presto possibile porta a risultati migliori e duraturi – ha commentato Marcello Ripepi, medico e consigliere provinciale Acli con delega alla Sanità e Salute -.Come invece troppo spesso succede in Italia, le Istituzioni, pur avendo stabilito un piano per la prevenzione delle ludopatie (Gap) sono in un intollerabile ritardo nella sua attuazione. E’ importantissimo il contrasto a questa patologia che rappresenta un costo per l’intera società, come si è constatato con l’alcoolismo e il fumo di sigaretta, in cui sono maggiori le spese per la cura e i danni procurati che gli introiti. Combattere la ludopatia è inoltre un dovere etico in quanto la dipendenza da gioco limita il benessere di chi ne è affetto ma anche di chi lo circonda”.

“Non esistono soluzioni miracolose a un problema così complesso – conclude Ripepi – ma certo un buon inizio sarebbe la diminuzione sul territorio del numero di sale giochi e scommesse e il blocco delle licenze per i casinò online. Dannosa è anche la pubblicità e la diffusione di messaggi dissuasivi che andrebbero vietati. Soprattutto però, reputo che lo Stato debba applicare strategie di controllo tramite l’obbligo di provare la propria identità all’atto dell’accesso al gioco, così da poter verificare la presenza di comportamenti anomali, anche attraverso software dedicati e quindi poter porre rimedio allo stato patologico. In quest’ottica, assume un’importanza determinante l’interazione tra figure interdisciplinari, individuabili nelle Istituzioni, Enti Locali, Asl e Terzo Settore”.

Nicola Tavoletta
Nicola Tavoletta