Dopo la bufera una raggio di sole per gli operatori balneari della Marina di Latina. Il Tribunale del Riesame ha accolto la richiesta di dissequestro di tre stabilimenti balneari. Si tratta di Lido del Sandalo, Kusi e Tortuga. I sigilli erano scattati il 23 aprile scorso sull’onda lunga dello tsunami partito dal Comune di Latina, con la dichiarata decadenza delle concessioni demaniali per nove operatori del settore “rei” di non aver smontato le proprie strutture entro la fine di ottobre 2015, e finito alla Procura della Repubblica per la violazione del Codice della navigazione. Le ordinanze di sequestro, infatti, erano scattate per occupazione abusiva del pubblico demanio marittimo.
Il collegio presieduto da Pierfrancesco De Angelis ha accolto la richiesta di dissequestro presentata dagli avvocati Stefano Mancini e Leone Zeppieri per Lido del Sandalo. Il titolare dell’attività balneare al momento del sequestro – spiegano i legali -, eseguito il 23 aprile scorso dagli agenti del Nipaf in esecuzione di un’ordinanza del Gip Mara Mattioli su richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Miliano, aveva provveduto a smontare le strutture di servizio. Stessa circostanza si era registrata per Kusi e Tortuga. Nelle scorse settimane, invece, l’istanza di dissequestro era stata respinta per altre tre attività balneari. Per Lido dei Laghi il dissequestro era durato solo poche ore: accolto per un difetto di notifica era stato riordinato e rieseguito.
La domanda del momento è la seguente: i tre stabilimenti dissequestrati potranno riaprire in vista dell’imminente stagione estiva? Il Tar ha sospeso le dichiarazioni di decadenza delle concessioni demaniali, quindi al momento i titolari posseggono il titolo. Con la rimozione dei sigilli e la sospensiva del Tar, la risposta in teoria dovrebbe essere affermativa. Ma il condizionale è d’obbligo dal momento che il Comune, sulla base dell’integrazione dei fascicoli a carico dei titolari degli stabilimenti per violazioni di natura edilizia, ha ordinato anche la demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi.