Montello, la discarica non discarica e quegli impianti che non servono ai cittadini

Gli invasi delle discariche di Borgo Montello

Lo spettro della riapertura della discarica di Borgo Montello, nonostante i pugni sbattuti sul tavolo dall’assessore all’Ambiente del Comune di Latina Roberto Lessio, si fa sempre più concreto. D’altronde una discarica, in provincia, serve e quella di Borgo Montello è espandibile, lo dicono le carte e l’amministrazione Comunale, mandando all’asta le quote pubbliche della società EcoAmbiente per il claudicante progetto di Abc, ha perso ogni tipo di voce in capitolo. In sostanza la politica sta mostrando il massimo di movimento con il minimo di spostamento per citare lo scrittore Roberto Alajmo, ossia fa la voce grossa per mostrare impegno ma non incide minimamente nel susseguirsi degli eventi.

Ma c’è qualcosa di più preoccupante rispetto alla riapertura di una discarica non ancora bonificata: sono i progetti del nuovo assett di Ecoambiente (le cui quote di maggioranza sono ora detenute dalla Systema Ambiente Spa riconducibile a Manlio Cerroni) che vorrebbe installare nelle pertinenze della discarica un  impianto di trattamento di rifiuti indifferenziati e un impianto di compostaggio.

Concentrandosi solo sul primo impianto sono i fatti a dimostrare come la costruzione di questo stabilimento sia superflua: in provincia di Latina esiste già un impianto di trattamento dei rifiuti indifferenziati, il Tbm della Rida Ambiente di Aprilia.  Questo stabilimento, che negli anni ha ridotto praticamente a zero l’impatto ambientale grazie a investimenti milionari, serve tutto il bacino della provincia di Latina e viene in soccorso, in minima parte, all’Ama di Roma (città in forte sofferenza e mancante di impianti) oltre ad avere la possibilità di lavorare ulteriori 150.000/180.000 tonnellate all’anno (cosa che non avviene perché a oggi l’azienda non sa ancora dove sversare gli scarti di lavorazione).

Perché se un impianto già c’è ed appare sovradimensionato rispetto alle esigenze della provincia, la stessa provincia dovrebbe sopportarne un altro? Innanzitutto bisogna specificare che, erroneamente rispetto a quanto riportato semplicisticamente a margine dell’incontro tra Comune e Ecoambiente tenutosi il tre maggio scorso, non è detto che sul sito venga installato un Tmb: meno di tre mesi fa infatti il Tar, su ricorso della Rida Ambiente, ha annullato l’autorizzazione al Tmb e ad oggi non pare essere stato presentato ricorso contro quella pronuncia. A meno che l’azienda non voglia riniziare da zero un iter dall’esito tutto fuorché scontato, l’unica possibilità concreta è che sul sito venga installata una sezione di tritovagliatura a cui verrà annessa un’area  di stabilizzazione: i rifiuti insomma non verrebbero trattati ma sminuzzati e la parte putrescibile solo stabilizzata ma non trattata in modo biologico.

In questo modo il gestore, che è lo stesso che ad oggi si vede “soffiare”  parte dei rifiuti di Roma dal concorrente (e che ha tutto l’interesse a trasformerebbe Montello in una Malagrotta 3 a servizio quasi esclusivo della Capitale) potrebbe richiedere lo sblocco di circa un milione e mezzo di metri cubi per abbancare i rifiuti sminuzzati e il compost fuori specifica derivante dalla stabilizzazione del rifiuto umido. Metri cubi che, in euro, equivalgono più o meno a 150 milioni.