Morta per sangue infetto, ministero Salute condannato a risarcire i figli

Una 70enne di Latina è morta 11 anni fa per cirrosi epatica da epatite C contratta a seguito di trasfusioni di sangue infetto del 1974 presso l’ospedale di Velletri. Ora il Tribunale di Latina ha condannato il ministero della Salute a pagare agli eredi un risarcimento di 77.500 euro.

I tre giovani figli della donna, nata a Monte San Biagio, hanno già ottenuto un primo e più ampio risarcimento di circa 1 milione e 300mila euro dal Tribunale di Roma per i danni da loro subiti per la morte della loro congiunta. La somma che sarà ora erogata dal ministero rientra nel risarcimento previsto dalla legge 210 del 1992 promulgata appositamente per indennizzare i soggetti danneggiati dallo scandalo del sangue infetto.

La donna aveva tentato inutilmente negli ultimi anni di vita una lotta contro il tempo per salvarsi sperando nella commercializzazione del farmaco salva-vita capace di eradicare il virus dell’epatite C. Purtroppo solo nel 2013 a cinque anni dalla morte della 70enne pontina il costosissimo farmaco Sofosbuvir-Sovaldi (la cura comprendeva cicli per circa 70-80.000 euro) divenne accessibile in Italia per i malati di epatite C con costi a carico del Servizio snitario nazionale.

L’avvocato Renato Mattarelli a cui la signora aveva affidato l’incarico di iniziare la causa contro il Ministero della salute aveva dovuto sospendere l’attività giudiziaria dopo il decesso della 70enne per poi riassumerlo in favore dei tre figli della donna.