Peculato all’Aeronautica, pezzi dei mezzi militari rivenduti all’estero: il processo

Sono stati tutti rinviati a giudizio gli indagati accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al peculato militare e ricettazione. La Procura di Latina aveva aperto un’inchiesta che aveva coinvolto due luogotenenti dell’Aeronautica militare del casertano e un maresciallo.

I militari si sarebbero procacciati componenti militari di mezzi in uso all’Aeronautica chiedendone la sostituzione, senza un controllo intermedio dell’effettiva necessità dei pezzi. Si creava in questo modo, ma anche dichiarandone altri “fuori uso”, una disponibilità di materiale che poi sarebbe stato rivenduto in Italia e all’estero.

Oggi, 4 luglio, si è tenuta l’udienza preliminare davanti al giudice Mario La Rosa che ha disposto il rinvio a giudizio e fissato l’inizio del processo davanti al primo collegio, il 19 febbraio 2020.

Il pubblico ministero Cristina Pigozzo aveva chiuso le indagini preliminari a carico dei militari Augusto Scellino, 53 anni, di Lusciano; Cesario Pecovela, 55 anni di Cesa; Salvatore Caserta, 47 anni, di Frattamaggiore, Napoli, che lavoravano presso il 70esimo Stormo dell’Aeronautica militare di Latina e Luigi D’Ambrini, 56 anni, di Sezze, dipendente della Sicamb di Latina Scalo.

Tra i pezzi venduti ci sarebbero quelli usati sugli aerei SF 260 EA: attuatori flap, attuatori con carrello, valvole speciali e tanti altri. Tra gli avvocati difensori Gianmarco Conca, Paolo Silipo, Giovanni Giordano, Ferdinando Trasacco, Enzo Guida e Carmine Seta. Le indagini portarono all’arresto dell’impiegato della Sicamb e del maresciallo Caserta.