“Ppe annullati, demolizioni dovute”. In Trasparenza il “vuoto” politico di Lbc

Eleonora Daga e Francesco Castaldo

Le ordinanze di demolizione erano atti dovuti, visti i piani annullati dal commissario Barbato e i verbali di accertamento di illeciti da parte della polizia giudiziaria”. Questo in sintesi il “verdetto” dei tecnici convocati oggi in commissione Trasparenza del Comune di Latina per l’ordine del giorno sul caso di via Roccagorga, richiesto dai consiglieri di opposizione Massimiliano Carnevale (Lega), Alessandro Calvi (FI), Giovanna Miele (FI), Raimondo Tiero (FdI) e Nicoletta Zuliani (Pd).

Chiamati per l’audizione Eleonora Daga, attuale dirigente del servizio Urbanistica, Francesco Di Leginio, coordinatore dell’Avvocatura comunale, Umberto Cappiello, ex dirigente dell’Urbanistica, Francesco Passaretti, dirigente della Polizia Locale e Mauro Ferrarese, funzionario dell’ Ufficio Condono e Antiabusivismo risultato, quest’ultimo, assente. Oltre ai commissari dell’organismo consiliare, presieduto da Matilde Celentano, ha partecipato alla seduta che si è tenuta nell’aula Calicchia anche l’assessore all’Urbanistica Francesco Castaldo.

Fiumi in piena i dirigenti comunali, desiderosi di fare luce sul caso sollevato per la palazzina di via Roccagorga in cui abita il figlio del sindaco Damiano Coletta. Circostanza quest’ultima che ha assunto i toni di un presunto scandalo politico a fronte del fatto che per l’edificio realizzato in via Roccagorga non era stata emessa ordinanza di demolizione (in verità mancavano anche quelle per l’edificio di via Quarto e di Borgo Piave) al pari di un’altra palazzina, quella di via Ombrone, finita anch’essa nel calderone dei Piani particolareggiati edilizi ritenuti illegittimi e quindi prima sospesi e poi annullati nel 2016 dal commissario straordinario dell’ente Giacomo Barbato, che ha guidato il Comune tra l’amministrazione di Giovanni Di Giorgi e quella di Coletta.

L’architetto Daga, diventato dirigente del complicato servizio soltanto dal primo luglio 2019, ha spiegato che quando è scoppiato il caso di via Roccagorga (sulle pagine di Latina Oggi), il 7 dicembre 2019, le ordinanze di demolizione erano sostanzialmente pronte per essere firmate (sono state poi emesse il 17 dicembre 2019) ma in attesa di una verifica camerale sulle società coinvolte per evitare il rischio di commettere errori di notifica. Ha affermato di essere venuta a conoscenza di ordinanze non emesse, sebbene atti dovuti, nel corso dell’estate e di aver quindo sollecitato agli uffici relativa documentazione. A settembre, nel corso di un incontro, alla presenza dell’Avvocatura, si era convenuto, viste le imminenze sentenze definitive del Consiglio di Stato (cause discusse il 26 settembre) di attendere anche queste. “Essendo ormai trascorso tanto tempo, altri quindi giorni non avrebbe comportato nulla”, ha affermato Daga che ha concluso il suo intervento precisando di non aver subito pressioni politiche sulla vicenda, rispondendo ad una domanda mirata del capogruppo di maggioranza Dario Bellini. Nel video che segue la parte principale dell’intervento di Daga in commissione.

Di rilievo, ai fini della trasparenza, l’intervento dell’avvocato Di Leginio. “Innanzitutto – ha esordito – va chiarito che i piani sono stati annullati e non revocati il che significa che l’annullamento, a differenza della revoca, travolge tutto. Non serviva annullare i permessi a costruire rilasciati sulla base dei Ppe poi annullati. Le ordinanze di demolizione sono un atto dovuto nel momento in cui viene accertata l’illegittimità del titolo come è accaduto nei casi in discussione”. L’avvocato ha poi affermato che la riunione indetta l’11 settembre dal sindaco aveva all’ordine del giorno il caso della palazzina di via Ombrone e che la questione di via Roccagorga venne fuori alla fine e che a quel punto il sindaco aveva abbandonato il tavolo. “In quell’occasione dissi che visto che si era atteso tanto era possibile aspettare altri quindici giorni le sentenze del Consiglio di Stato, anche se nessun atto del commissario prefettizio era stato sospeso o annullato dal Tar”. Come a dire che sulla legittimità degli atti di Barbato non vi era alcun dubbio. Ma la sostanza è che l’avvocato ha ribadito che la norma stabilisce che l’azione amministrativa era dovuta a seguito di informativa della polizia giudiziaria senza se e senza ma e che la “minaccia” di richieste risarcitorie non potevano fermarla. Di Leginio ha anche precisato che la società Unoerre, costruttrice dell’immobile di via Roccagorga, aveva inizialmente impugnato al Tar l’atto la sospensione del Piano R6, senza poi costituirsi, e di non aver promosso ricorsi per l’annullamento dello stesso. L’avvocato ha tenuto a precisa inoltre che già in estate è stato dato incarico alla collega Mentullo di promuovere la costituzione di parte civile del Comune di Latina nel procedimento penale per via Roccagorga, la cui udienza preliminare prevista per il 2 dicembre è stata rinviata a febbraio prossimo. Procedimento penale per i sottotetti e il parcheggio difformi al progetto e per l’illegittimità del titolo edilizio scaturito dall’annullamento del piano.

Insomma, l’avvocato del Comune nella sede istituzionale della commissione Trasparenza ha ricostruito il caso in maniera un po’ diversa da quanto fatto il 7 dicembre scorso in conferenza stampa da sindaco, vice sindaco e assessore.

Preciso e meticoloso l’intervento dell’architetto Cappiello, ex dirigente dell’Urbanistica, tirato in ballo quale autore della predisposizione nel 2018 di un’ordinanza di demolizione dell’edificio di via Roccagorga mai firmata. “Non si trattava di un’ordinanza pronta per la firma – ha dichiarato – e chi afferma il contrario commette calunnia”. Cappiello, divenuto dirigente dell’urbanistica il primo aprile 2017, ha spiegato di aver ricevuto dagli uffici relazioni in merito alle situazioni di via Roccagorga, via Quarto e Borgo Piave, non portate a termine dal suo predecessore. Ha affermato che gli furono sottoposte tre ordinanze e che due giorni dopo rispose agli uffici con quattro pagine di correzioni da apportare, a cominciare dall’inserimento di indicazioni catastali in luogo dei numeri degli interni dell’edificio, dall’integrazione delle date relative ad atti e verbali ed eventuali sentenze del Tar eccetera. “Il mio obiettivo – ha affermato – era di rendere le ordinanze, atti dovuti, inattaccabili”. L’iter tracciato non fu terminato da Cappiello perché trasferito ad altro servizio dell’ente.

Il dirigente Passaretti ha spiegato che in via Roccagorga ci furono più sopralluoghi e che nel corso dell’ultimo, avvenuto quando il piano R6 era stato già sospeso oltre a verbalizzare abusi edilizi relativi al sottotetto e al parcheggio fu verbalizzata la sopraggiunta illegittimità del titolo. “Non abbiamo sequestrato il palazzo, ormai completato ed abitato, perché non c’era il presupposto di un’esigenza né cautelare né probatoria. Ma informammo la Procura dell’illegittimità e degli abusi edilizi in corso, sequestrando solo le parti relative a questi ultimi. Da un punto di vista penale siamo all’udienza preliminare”. Anche per Passaretti l’ordinanza di demolizione era un atto dovuto e che non serviva attendere l’esito delle future sentenze. Infine ha tenuto a precisare di non aver mai ricevuto pressioni o segnalazioni politiche per via Roccagorga.

“Prima non l’ho detto, ma visto che il dirigente Passaretti, così come la collega Daga lo hanno fatto, anche io tengo a dire – ha aggiunto Cappiello – di non aver mai ricevuto pressioni politiche sul caso di via Roccagorga”.

E fin qui la cronistoria della componente tecnica su atti dovuti, arrivati dopo oltre tre anni, due giorni fa con le ordinanze firmate dall’architetto Daga. Resta il vuoto iniziale dopo l’annullamento dei Piani, riempito dalla sola ordinanza di demolizione per l’edificio di via Ombrone firmata dall’allora dirigente Giovanni Della Penna (poi annullata e riemessa da Cappiello in conseguenza al cambio di cariche nella società Corisma), e quello intermedio gestito dall’architetto Paolo Ferraro che ha diretto l’Urbanistica a cavallo tra la dirigenza di Cappiello e Daga.

Ma resta anche un vuoto politico, quello segnalato in aula dai commissari di opposizione che hanno imputato all’amministrazione in carica l’incapacità di prendere decisioni a fronte dell’annullamento di sei Ppe. “Due le possibilità – ha segnalato il consigliere della Lega Carnevale -, come indicato da una due diligence di inizio mandato: o riproporre i piani annullati come varianti al Prg portandoli in Consiglio e salvando gli edifici realizzati, o rimuovere le criticità che hanno portato al loro annullamento. Invece in tre anni si è fatta una delibera di indirizzo, che poteva essere fatta in dieci giorni, senza risolvere il problema di chi ha comparato una casa e che si ritrova un’ordinanza di demolizione. E non mi riferisco soltanto agli inquilini di via Roccagorga, ma anche a chi si è venduto casa ed ha acquistato un appartamento dalla Corisma pensando di andarci ad abitante un paio di mesi dopo”.

Il consigliere Salvatore Antoci del gruppo misto, ex Lbc, ha attaccato l’amministrazione per la “carenza di coraggio” e per “il tentativo di opacizzare le cose” e di “demonizzare la stampa non adulante”.

“Io noto soltanto una grande responsabilità di natura politica in tutta questa vicenda – ha affermato il consigliere Calvi di Forza Italia -, il vuoto è politico caratterizzato da una mancanza di pianificazione urbanistica. Avete cambiato – ha detto rivolgendosi alla maggioranza – due assessori e quattro dirigenti. Cosa è successo tra Cappiello e Daga? Perché oggi l’ufficio antiabusivismo non è presente?”. Il consigliere ha poi aggiunto che l’amministrazione Coletta “ha grandi responsabilità anche sul fronte delle Attività commerciali e dell’Ambiente. Settori nevralgici, compreso l’urbanistica, in cui Lbc non ha saputo trovare alcuna risposta”.

“Attiene alla politica attuare scelte coraggiose nei tempi che possano prevenire ulteriori danni ai cittadini, e il tempo che l’amministrazione Coletta ha impiegato dall’insediamento ad oggi per avviare l’Ufficio di Piano è insostenibile – ha affermato il capogruppo del Pd Nicoletta Zuliani – . Di fatto hanno scelto i giudici, come sarà per la Latina Ambiente, per la Metrolatina, per il cimitero. Cosa accadrà se una diversa forza andrà al governo della città? Manterrà l’Ufficio di Piano? O sarà smantellato? Cosa avrà prodotto l’Ufficio per la fine della consiliatura? Una pesante ombra è stata gettata dall’avvocato Di Leginio quando ha ricordato le parole della sentenza del Consiglio di Stato che parlava di concessioni ritirate già in odore di annullamento e del fatto che nessun costruttore si sia costituito parte civile, come a riconoscere di non poter rivendicare alcun danno, a testimonianza di quanto grave sia la questione urbanistica della nostra città. Prendiamo atto della mancanza di idee chiare e una vera visione”.

Della commissione di oggi pomeriggio segnaliamo infine l’impaccio dell’assessore Castaldo che appena pochi giorni fa aveva giustificato la mancata emissione dell’ordinanza di via Roccagorga perché avrebbe esposto l’ente al rischio di risarcimento danni. Castaldo, smentito l’altro ieri dalla sua dirigente che ha messo la firma a quell’atto dovuto da tre anni, in aula questo pomeriggio ha tentato di tenere botta, dichiarando che il commissario Barbato “prima di annullare i piani anziché revocarli avrebbe dovuto considerare le conseguenze”.