Regione Lazio, una legge per disciplinare tatuaggi e piercing

Se fino a pochi anni fa i tatuaggi venivano considerati appannaggio di “punk” e persone “alternative”, da guardare anche con un certo sospetto, oggi tattoo e piercing sono in continua crescita. In un’indagine condotta nel 2015 è stato calcolato che circa 7 milioni di italiani portano un tatuaggio e lo 0.5% per finalità mediche, ad esempio per camuffare patologie della pelle o nascondere le cicatrici di interventi chirurgici. L’età media dei tatuati oscilla tra i 25 e i 44 anni, e se la maggioranza si rivolge a un centro specializzato più del 13% ha rischiato tatuandosi fuori dai canali ufficiali.

L’incremento della domanda e la disciplina non chiara e aggiornata ha infatti prodotto una forte crescita di attività abusive. Il rischio di infezioni in questo settore è altissimo, soprattutto in caso di scarse condizioni igienico sanitarie o di utilizzo di materiali non adeguati.

Stesso discorso vale per il piercing: di origine antichissima e diffuso in tutte le latitudini e culture con funzione rituale e distintiva, è oggi un tipo di decorazione rielaborato dalla controcultura degli anni Sessanta. Dal punto di vista legislativo manca un testo statale e il Ministero della Sanità è intervenuto con due circolari nel 1998 che dettano “Le linee guida per l’esecuzione di procedure di tatuaggio e piercing in condizioni di sicurezza”.

Il principale riferimento è al momento la Risoluzione europea ResAP del 20 febbraio 2008. Le attività di tatuaggio e piercing intrecciano risvolti economici e sanitari, per questo si è ritenuto opportuno l’approvazione in Regione Lazio di uno specifico testo legislativo che possa essere anche di stimolo al legislatore nazionale.

La legge si compone di 12 articoli, copre le lacune del settore, indica le modalità per effettuare un corretto svolgimento delle attività e individua le risorse economiche per il triennio 2021-23. Si forniscono le definizioni di “tatuaggio artistico”, “dermopigmentazione e trucco permanente”, “tatuaggio con finalità mediche” e “piercing”, vengono specificati i percorsi formativi che identificano i requisiti per entrambe le pratiche con l’ottenimento finale del necessario attestato, aumenta il numero minimo di ore dei corsi (dalle attuali 90 ore si passa a 800 ore per i tatuaggi, di cui 200 di esercitazioni pratiche, e si passa a 300 ore per i piercing, di cui 100 di esercitazioni pratiche) e stabilisce l’obbligatorietà dell’aggiornamento professionale (attualmente non previsto).

Vengono inoltre aggiunti una serie di divieti, tra cui quello di eseguire tatuaggi e piercing (ad eccezione dei buchi al lobo dell’orecchio) a minori di 14 anni o a minori di 18 anni privi del consenso dei genitori. Stabilisce inoltre l’obbligo di utilizzare unicamente pigmenti e monili conformi alla normativa vigente. Tra le altre cose, si prevedono specifiche campagne informative, rivolte soprattutto ai più giovani, sulle pratiche di tatuaggi e piercing, finalizzate alla conoscenza dei rischi connessi ai trattamenti effettuati da operatori abusivi, alle pratiche non corrette e alle precauzioni sanitarie da adottare anche nei giorni successivi a tatuaggi o piercing.

Infine, sono individuate le risorse finanziarie, destinate alle campagne informative (50mila euro per ciascuna annualità del triennio 2021-23) e alle spese di tatuaggio per le donne che hanno subito una mastectomia (180mila euro per ciascuna annualità del triennio 2021-23).