La decisione del gip Barbara Cortegiano è arrivata al termine dell’interrogatorio di garanzia: Alessandro Corni, 40 anni, rimane in carcere. L’uomo, arrestato dopo aver incendiato tre autovetture tra Sabaudia e San Felice Circeo, ha ricostruito davanti al giudice le ragioni del suo gesto, descrivendo un quadro personale segnato da profonde tensioni familiari.
Davanti al magistrato, assistito dall’avvocato Maria Verdiana Petrucci, Corni ha risposto punto per punto, spiegando che la volontà di finire in carcere sarebbe nata dal desiderio di allontanarsi da una situazione che non riusciva più a gestire. Ha parlato della separazione dalla moglie, con cui ha due figli, e dei rapporti difficili con i propri genitori, elementi che — a suo dire — lo avrebbero spinto verso una scelta estrema per evitare «gesti più gravi, come il suicidio».
Secondo la ricostruzione fornita nel corso dell’udienza, la notte dei roghi Corni avrebbe prima raggiunto San Felice Circeo, dando fuoco all’auto di un parente della moglie che riteneva troppo coinvolto nelle vicende della separazione. Subito dopo si sarebbe spostato a Sabaudia, dove sono state incendiate due vetture della Polizia Locale.
«Nessun attentato – ha detto – volevo un gesto eclatante per farmi arrestare».
La convalida dell’arresto e la conseguente ordinanza di custodia cautelare chiudono il primo capitolo giudiziario della vicenda, mentre proseguono gli accertamenti sulle responsabilità e sul contesto in cui i fatti sono maturati.









