Roma – Latina, Simeone preannuncia interrogazione a Zingaretti

Non si placano le polemiche sulla Roma-Latina, con il M5s che non la ritiene necessaria, il Pd che continua a definirla prioritaria e l’opposizione che insiste per l’inizio dei lavori. Ora Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia al consiglio regionale del Lazio e presidente della commissione Sanità, ha preannunciato un’interrogazione a Zingaretti.
“Restiamo sconcertati – ha spiegato Simeone – dalle parole del ministro Paola De Micheli che di fatto nega la possibilità di nominare un commissario straordinario per il Corridoio intermodale Roma-Latina e la bretella Cisterna-Valmontone, limitandosi a fare un vago riferimento alla ‘semplificazione delle procedure’. La nomina del commissario è prioritaria per dare una svolta immediata all’opera, il governo non può rimangiarsi quanto promesso solo poche settimane fa”.
Quello che chiederà al presidente della Regione Lazio è “cosa intende fare l’amministrazione regionale, insieme all’esecutivo, per accelerare i tempi di realizzazione dell’infrastruttura”.
“Il tempo sta scadendo, l’autostrada Roma-Latina si fa adesso o mai più. Fra 4 mesi scadrà il vincolo preordinato di esproprio per i terreni dove dovrebbe sorgere l’infrastruttura. La reiterazione del vincolo preordinato all’esproprio avvenuta con delibera del Cipe del 25 ottobre 2018, è strumento di fondamentale importanza per la realizzazione dell’opera: alla scadenza verrebbe meno in modo definitivo la possibilità dell’occupazione d’urgenza. Sarebbe praticamente impossibile andare avanti con il progetto.
Se si perderà quest’occasione l’opera non si realizzerà più e rischieremo di consegnarla alla storia come grande incompiuta del nostro tempo. Chi deve decidere lo faccia subito, già nei prossimi giorni o se ne assumerà le responsabilità davanti a pendolari, cittadini e imprese penalizzate pesantemente dall’isolamento infrastrutturale in cui versa il territorio pontino. In particolare sia i cittadini che le imprese della provincia di Latina vogliono sapere se possono continuare a lavorare e ad investire nella regione, oppure se devono migrare altrove, magari anche all’estero, perché per loro non c’è più futuro”.