Sabaudia, passa la mozione di sfiducia: Lucci non è più sindaco

Un momento del consiglio comunale di Sabaudia di ieri sera
L'assessore Vincenzo Borrelli e il sindaco Maurizio Lucci
L’assessore Vincenzo Borrelli e il sindaco Maurizio Lucci

Il sindaco di Sabaudia Maurizio Lucci è stato sfiduciato questa sera alle 22.30 al termine della discussione della mozione presentata da otto consiglieri comunali dei gruppi Fratelli d’Italia, Forza Italia e Viva Sabaudia Viva. Al momento del voto il sindaco ha abbandonato l’aula della sede di Palazzo Mazzoni dopo una breve dichiarazione, e con lui gli esponenti del gruppo misto e della Lista Lucci. La mozione di sfiducia è stata votata all’unanimità dai consiglieri presenti: gli otto che avevano presentato la mozione e Giada Gervasi della lista Cittadini al lavoro.

Ai posteri

Chissà se Angiolo Mazzoni del Grande, progettando il palazzo blu delle Poste di Sabaudia, avrebbe mai immaginato che nei “suoi” uffici un giorno potesse andare il scena il dramma della politica della cittadina delle dune a fatica sottratta alla palude. Chissà se la pesante coltre, che ha offuscato per decenni la professionalità tecnica e la valenza artistica dell’architetto e ingegnere del Fascismo prima che potesse essere riconosciuta la straordinarietà dei suoi disegni, possa un giorno scrollarsi di dosso anche da Maurizio Lucci, primo cittadino sfiduciato nel nuovo Millennio. Come a dire… chi vivrà vedrà. Sarà il giudizio del popolo sovrano a stabilirlo, in base alle regole democratiche. Lucci non potrà ricandidarsi alla carica di sindaco, ma sta già scaldato i motori per sottoporsi all’esame dei cittadini in qualità di consigliere comunale. Questa sera non ha retto al verdetto negativo e ha lasciato l’aula prima della clamorosa bocciatura convinto di subire un torto, voluto da interessi di parte, di un partito, di Fratelli d’Italia, di quei fratelli che gli si sono rivoltati contro stanchi di votare solo e soltanto quello che decideva lui. Tutte menzogne per Lucci che in questi giorni e questa sera ha raccontato altre verità, diametralmente opposte, tanto da citare il dramma di Luigi Pirandello “Così è (se vi pare)”. Come a dire che dietro la testa c’è anche la croce, e distinguere la faccia giusta a volte è impossibile. Perché dipende anche da ciò che si vuol guardare. Come chi sceglie il bicchiere mezzo pieno al posto di quello mezzo vuoto o viceversa. Sarà la maggioranza a stabilire la differenza tra una versione e l’altra. Ma alle prossime elezioni. La regola democratica scriverà la verità, che non necessariamente sarà quella assoluta ma sicuramente sarà quella più condivisa. Per tornare al presente, la verità di questa sera è che Lucci è stato sfiduciato all’unanimità dei presenti: cronaca di una morte (politica) annunciata.

Gervasi

Per comprendere il senso del Consiglio comunale di questa sera è necessario partire dalla fine. Ovvero dall’ultima dichiarazione di voto, quella del consigliere Giada Gervasi in quota a Cittadini al Lavoro, all’opposizione dall’inizio della consiliatura. Un’esperienza civica, basata sul lavoro e sulla proposta amministrativa che poco il sindaco Lucci e la sua maggioranza hanno saputo cogliere. Su 200 interrogazioni appena 20 risposte, solo per dare il senso all’esiguità della considerazione. Ma questo rientra nel gioco delle parti. Gervasi non ha firmato la mozione della sfiducia protocollata il 5 aprile scorso dai consiglieri Marcello Pastore, Giovanni Secci e Luca Mignacca di Forza Italia, da Amedeo Bianchi di Viva Sabaudia Viva, da Renato Bianchi, Piera Polisena, Antonio Zeoli e Temistocle Belmonte. La firma di Gervasi non c’era . Perché il consigliere Gervasi aveva avvertito tutti all’inizio della palesata crisi: dimettiamoci tutti cosicché a giugno si avranno nuove elezioni. Un appello caduto nel vuoto che ora allunga i tempi del commissariamento posticipando il voto al prossimo anno atteso che, al momento, non vi siano indicazioni favorevoli ad associare il prossimo referendum alle amministrative. Non c’era la firma di Gervasi sulla mozione, ma l’ha votata, stanca di non avere risposte, stanca di non essere ascoltata quando con trasparenza tentava di riportare l’amministrazione sulla retta via. “Questa sera – ha detto – contrariamente a quanto avvenuto nei precedenti Consigli si è parlato molto, ma evidentemente non abbastanza. Non mi è piaciuto sentire dire, dopo un attacco o l’altro, quei ‘mi fermo qui e non aggiungo altro’. E no, si dica tutto. Dopo le domande rimaste senza risposta adesso si vogliono dare risposte parziali? Non mi sta bene”. Eppoi quei conti che non tornano… “Il bilancio e il rendiconto, gli unici atti urgenti che non sono arrivati in Consiglio comunale entro i termini. Ebbene, la giunta ha parlato di riduzione delle aliquote di tassazione, ma non sono arrivate in Consiglio entro  i termini e questo significa che l’abbassamento delle tasse non ci sarà. Ecco perché io voto a favore della mozione di sfiducia”.

Secci

E sulle questioni di bilancio si è soffermato anche Giovanni Secci di Forza Italia. E non poteva essere diversamente dal momento che l’opposizione (Forza Italia e Viva Sabaudia Viva) aveva motivato la mozione di sfiducia proprio sulla “superficialità della gestione del bilancio” e sulla “impossibilità della riduzione delle imposte”. Se Lucci aveva citato Pirandello, Secci si è interrogato sull’apparire e l’essere, descrivendo Lucci come l’uomo dell’apparenza capace di non prevedere spese per far quadrare i conti, come il mancato stanziamento per 190mila euro per l’enfiteusi alla Regione per “Le Querce”, come la riduzione delle spese per la stagione estiva per arrivare a ridurre qualche punto di tassazione. Scelta quest’ultima che secondo Secci poteva essere anche plausibile se l’estate sabaudiana fosse stata sostenuta da altre politiche. “E invece basta affacciarsi al belvedere (finestra della città) per rendersi conto che il bilancio di Lucci è tutt’altro che positivo. E poi… lo spettro dell’urbanistica. E’ ora di finirla. Nessuno di noi ha osato forzature, proposto varianti o quanto altro”. Secci ha iniziato il suo intervento dicendo di non riuscire a stare in piedi perché aveva qualche sassolino nella scarpa, ma lo ha concluso dichiarando di non essere contento per questa sfiducia: “Non è una mia rivalsa nei confronti di Lucci, in quanto concorrenti alle passate elezioni (per me solo un concorrente, per lui un nemico… ma è il suo carattere, il suo modo di vedere le cose: non sono contento, anzi sono dispiaciuto perché questa sfiducia è la sconfitta di Sabaudia”.

Mignacca

“Si raccoglie quello che si semina”. Luca Mignacca, anche lui di FI, prima ha cercato di allentare la tensione citando il Pirandello di Lucci, affermando che appunto ognuno è detentore della propria verità, ma poi ha contestato l’atteggiamento di Lucci per gli attacchi all’ex assessore Marilena Gelardi. “Non è corretto – ha detto – perché Gelardi non può intervenire e non può replicare”. Mignacca, nel ribadire la fondatezza delle motivazioni che lo hanno spinto a sottoscrivere la mozione, ha parlato anche di pozzi avvelenati. Di un’aria pesante, irrespirabile e della inopportunità da parte del sindaco di difendersi sostenendo che i fratelli “traditori” siano stati animati da interessi di partito. “Sindaco – ha detto Mignacca – le ricordo che lei in 20 anni ha ricoperto ruoli importanti con partiti che consentivano risultati plebiscitari. E ora ci viene a parlare di interessi di un partito?”.

Pastore

Il capogruppo di FI Marcello Pastore ha citato la Costituzione, quei piani e quei regolamenti  che l’amministrazione a guida Lucci non ha saputo deliberare e quelle regole e quei regolamenti esistenti poco osservati dalla stessa. Per l’azzurro Pastore inopportune le dichiarazioni di Lucci a mezzo stampa attraverso le quali si paragonava al pescatore di Pollica. “Ma stiamo scherzando?”.  “Lei ha diffuso la necessità di provvedimenti urgenti. Ma quali provvedimenti? Dopo mesi e mesi che le abbiamo sottoposto questioni, improvvisamente scopre le urgenze. E no. Si guardi intorno. Guardi la città, lo stato in cui versa”.

Bianchi (Amedeo)

“Vorrei ricordare a Lucci che i lavori si fanno con i soldi delle tasse, delle tasse pagate da tutti i cittadini, sia quelli che hanno votato per il sindaco che quelli che hanno votato in un’altra direzione. Questo per dire che se noi stiamo all’opposizione non significa che non operiamo per il bene della città. Noi abbiamo a cura la città, la nostra città”. Queste le parole di Amedeo Bianchi, di Viva Sabaudia Viva. Il consigliere di opposizione, esponente del Partito democratico,  ha elencato le azioni suggerite all’amministrazione Lucci per la buona amministrazione nei temi scottanti dei rifiuti e degli appalti concludendo affermando che nelle ultime stagioni si è resa accessibile la spiaggia ai cani ma non ai portatori di handicap.

La mozione

Prima di esaminare gli altri interventi è necessario tornare all’inizio della seduta, alla lettura della mozione di sfiducia nella quale oltre alle motivazioni dell’opposizione venivano spiegate le ragioni dei consiglieri eletti in maggioranza che il 5 aprile scorso non avevano avuto alcuna remora a sottoscriverla. Si tratta dei quattro esponenti di Fratelli d’Italia, partito di riferimento di Marilena Gelardi dimessasi lo stesso 5 aprile scorso dalla carica di assessore al Turismo, i consiglieri Renato Bianchi, Piera Polisena, Temistocle Belmenote e Antonio Zeoli. I fratelli, nell’atto sottoscritto, avevano eccepito la mancata condivisione da parte del sindaco dei provvedimenti adottati con la complicità del solo “cerchio magico”. Dopo la lettura della mozione, affidata ad Amedeo Bianchi, è entrata in scena la difesa di Lucci.

Lucci all’opposizione

Il sindaco ha preso la parola “liquidando” subito le opposizioni, a cui ha riconosciuto la legittimità politica della mozione, contestando tuttavia le obiezioni al bilancio e alla tassazione: “Non è vero che abbiamo sovrastimato le entrate – ha detto – vi ricordo che oggi i revisori non vengono nominati dalle amministrazioni”. Questo per dire che l’organo di revisione che ha dato l’ok non è espressione dell’amministrazione. “In quanto alle tasse abbiamo ridotto l’Irpef e la Tari (aliquote non approvate in Consiglio in tempo utile, come detto successivamente da Gervasi, ndr)”.

Lucci all’ex maggioranza

Ne ha avute per tutti il sindaco Lucci messo sul banco degli imputati. “Mi accusano – ha detto – di non aver dato visibilità al partito. Eppure, mi sembra di aver concesso al partito uno degli assessorati più visibili per una città come Sabaudia, quello al Turismo e alla cultura. Non c’è stata una sola richiesta dal 2013 ad oggi che abbia negato ai settori in cui i consiglieri, che oggi votano la mia sfiducia, avevano la delega. E’ vero o non è vero? Qual è stato il problema? Perché ho detto qualche no… a Zeoli… per un’antenna telefonica da installare? E’ stato questo il problema? O il problema si è verificando quando ho delegato l’assessore alle politiche sociali Carla Marchionne a prende parte ad una riunione con la parrocchia e un comitato di Sacramento per l’affidamento dell’edificio dell’ex plesso scolastico? Perché dopo quella riunione mi è stata chiesta la testa dell’assessore, e poi di un consigliere di maggioranza. Per non parlare poi di quello che succedeva se mi mostravo aperto alle iniziative dell’opposizione, come ad esempio verso la proposta di Pastore per l’ex brigantino. Insomma, mi si accusa di non aver dato spazio al partito”. Lucci si è poi soffermato sulle dimissioni del presidente della commissione bilancio, Renato Bianchi, dopo un provvedimento del Tar che imponeva al Comune un determinato provvedimento in materia urbanistica e sulle sue pretese per una delega all’agricoltura invece assegnata a Paola Moretto (Gruppo Misto). Nel mirino anche Piera Polisena che “dopo essere stata eletta con i miei voti – ha detto Lucci – mi ha tradito”. “Non credo di aver lasciato un segno negativo – ha concluso Lucci -, sono fiero di uscire non prima di aver ringraziato i consiglieri e gli assessori che mi sono stati accanto”.

La difesa    

A supportare il sindaco ci ha pensato Piero Giuliani, che al termine del suo intervento, ha consegnato un plico di documenti al segretario generale Grazia Trabucco al fine di una verifica sull’opportunità di segnalare eventuali irregolarità alla Procura della Repubblica e alla Corte dei conti. Il consigliere del gruppo misto ha passato in rassegna, in particolare, le spese dell’assessorato al Turismo. Ha ricordato che per la candidatura di Renato Bianchi, Gelardi  aveva sollevato la questione morale. “Oggi sono legati in nome di Fdi”. A prendere le difese di Lucci, al temine dei lavori e prima della votazione, è stato anche il presidente del Consiglio comunale Vincenzo Avvisati che si è detto non convinto delle motivazioni della sfiducia: “Eravamo animati dalla voglia di costruire qualcosa per il bene della città, invece mi dispiace vedere la città in queste condizioni”.

La replica

Alle accuse di Lucci, il capogruppo di Fratelli d’Italia Renato Bianchi ha fatto alcune precisazioni. Innanzitutto smentendo suoi coinvolgimenti o interessi nell’urbanistica e poi ricordando al sindaco che le sue dimissioni dalla presidenza della commissione bilancio erano arrivate dopo quelle di Zeoli alla commissione Lavori pubblici. Lungo l’intervento di Piera Polisena che ha subito premesso di riservarsi di adire le vie legali contro le accuse ricevute in aula. La giovane consigliera ha riferito in buona sostanza di aver vissuto un clima di tensione all’interno della maggioranza per via della mancata condivisione dei provvedimenti portati avanti dal sindaco e dal suo cerchio magico, per essere costantemente stata “minacciata” ad accettare le deliberazioni imposte pena la cacciata dalla maggioranza. “Non ho mai voluto poltrone – ha detto – e sono estranea all’urbanistica”. Poi si è soffermata sulle questioni di rottura, delle gocce che hanno fatto traboccare il vaso: la deliberazione sulla Centrale unica di committenza, invotabile, “che il sindaco anziché riportarla in Consiglio con le dovute modifiche si è dimesso, per poi ritirare le dimissioni fingendo il superamento della crisi”; la gara dei parcheggi per una gestione trentennale. Anche Temistocle Belmonte ha avuto modo di replicare al sindaco, ricordandogli di come si sia mostrato ostile alla proposta di FdI per la realizzazione della piscina comunale in via Arezzo, di come non abbia mantenuto fede alle sue promesse fatte per ricompattare la maggioranza.

La votazione

“Condivisione e rispetto, certo, fa parte della logica della mia vita purché tra le parti”, ha chiuso così la carica di sindaco Maurizio Lucci abbandonando l’aula consiliare prima della votazione della mozione della sua sfiducia. Non hanno partecipato al voto neanche i suoi fedelissimi: Piero Giuliani, Paola Moretto e Marco Bertolissio del gruppo misto; Gabriele Iodice, Giuseppina Volpato e il presidente Avvisati della Lista Lucci. Assente sin dall’inizio della seduta il consigliere Salvatore Schintu di Moderati per Sabaudia. La mozione è stata votata favorevolmente da Luca Mignacca, Giovanni Secci, Marcello Pastore, Amedeo Bianchi, Giada Gervasi, Renato Bianchi, Piera Polisena, Temistocle Belmonte e Antonio Zeoli. Finisce così un’altra amministrazione di Lucci. L’anticipato scioglimento del Consiglio comunale porterà a Sabaudia un altro commissario prefettizio.