Sequestrarono e picchiarono un avvocato per l’estorsione, i nomi degli arrestati

Non era contento del suo avvocato che, a suo dire, non lo avrebbe ben rappresentato, così lo avrebbe sequestrato e si sarebbe fatto firmare assegni per riavere indietro il denaro speso con gli interessi.

Un incubo durato ben 5 ore per un professionista del foro di Santa Maria Capua Vetere che però esercita anche a Latina. Segregato in un capannone abbandonato di Borgo Bainsizza è stato trattenuto e picchiato fino a quando non si è deciso a firmare assegni e riconoscimenti bancari per 110mila euro.

In quella mattinata, che sembrava non finire mai, sarebbe stato più volte minacciato. “Sappiamo bene dove abita la tua famiglia”, gli avrebbero detto il suo cliente e i complici che sono stati arrestati tutti questa mattina dai carabinieri di Latina, che hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere richiesta dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma.

Il pubblico ministero Minisci e il gip Clementina Forleo hanno concordato anche sull’aggravante del metodo mafioso, contestato alle 4 persone arrestate, che avrebbero anche detto alla vittima che se non avesse firmato avrebbero fatto intervenire un esponente della criminalità organizzata di Caserta.

Si tratta di una delle prime volte che viene contestata l’aggravante mafiosa per soggetti che non hanno legami diretti con i clan. E di un episodio che rientra in quelli descritti dal procuratore della Repubblica di Roma, Michele Prestipino. L’idea dei pregiudicati di poter imporre un controllo di tipo mafioso su tutto il territorio, facendola franca tramite la forza intimidatoria.

In manette sono finiti Ernesto Pantusa, 43 anni, di Latina ma residente a Sabaudia, che si sarebbe fatto aiutare nel suo piano da Salvatore Carleo, 63 anni, da Fabrizio Fava, 62 anni, di Tivoli e da Debora Fiorucci 51 anni, di Sermoneta.

L’avvocato malmenato e privato di tutti i suoi beni, dal telefonino all’orologio, dopo il sequestro, il 25 giugno dello scorso anno, era stato abbandonato vicino la stazione di Latina Scalo. Qui aveva fermato un passante e aveva chiesto aiuto. Aveva chiamato un amico e si era fatto accompagnare dai carabinieri. Le indagini partirono subito dopo coinvolgendo il nucleo investigativo e la compagnia carabinieri di Latina. L’auto del professionista, una Bmw X6 fu trovata quasi subito, abbandonata.

Il suo incubo era iniziato, però, la mattina. Il suo cliente, che aveva difeso molte volte per reati penali (associazione per delinquere, ricettazione e truffa i suoi precedenti), ma anche civili relativi a vari fallimenti, lo aveva chiamato. Gli aveva chiesto aiuto per un amico e di raggiungerlo nell’abitazione di questa persona. L’avvocato, però, non aveva accettato e gli aveva dato appuntamento davanti la Procura di Latina. Qui, vedendo arrivare il suo cliente da solo, nella sua Stelvio blu, aveva accettato di salire in auto.

Invece Pantusa l’avrebbe condotto in un edificio abbandonato a Borgo Bainsizza e qui si erano palesati anche i complici. Per 5 ore era rimasto bloccato, senza poter fuggire. Picchiato con un manganello (7 erano stati i giorni di prognosi), ma soprattutto terrorizzato. Pesanti le minacce rivolte a lui e alla sua famiglia.

Per dare credibilità alla vicenda il giorno dopo Pantusa gli avrebbe mandato anche un messaggio in cui lo sollecitava a regolarizzare i pagamenti. Anche in questo caso gli ricorda che era stato pagato per prestazioni che non erano state mai portate a termine. Per questo voleva indietro i 30mila euro che gli aveva dato negli anni, con gli interessi, e anche una somma ulteriore per pagare chi lo aveva aiutato nel sequestro.

Oggi gli arresti. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di sequestro di persona a scopo di estorsione, aggravato dal metodo mafioso, rapina aggravata e lesioni personali aggravate.