Sezze, Casa della Salute, il direttore del CSM Mancini, scrive ad Ardia e Carfagna per rompere lo stallo

Sette mesi dopo il crollo (1 luglio 2015), l’ala vecchia di quello che fu l’ospedale San Carlo da Sezze resta chiusa. Un riordino logistico dei servizi, ha permesso di rimettere in funzione quasi tutte le attività collocandole nell’ala vecchia. Solo dialisi è stata spostata a Priverno mentre radiologia era già ko in attesa dei nuovi macchinari. L’emergenza più stringente era e resta quella del CSM (Centro di Sanità Mentale). Sacrificato in due stanze dell’ala nuova, costretto spesso a chiedere in prestito altri locali ai medici di base per assistere i tanti pazienti in cura, lo spostamento nei locali messi a disposizione dal Comune è saltato in quanto gli stessi locali di via San Bartolomeo, allestiti presso l’ex casa del custode delle scuole, non hanno passato il collaudo. Quegli stessi locali, erano stati concessi attraverso una delibera della Giunta, nel mese di novembre, in comodato d’uso gratuito, facendo fronte in tal modo all’ipotesi paventata dalla stessa ASL, riguardo il trasferimento in altro luogo della Provincia. Per cercare di smuovere la situazione, nei giorni scorsi, lo stesso direttore dell’Unità , Pasquale Mancini, ha protocollato in Comune, indirizzata al Sindaco Andrea Campoli, la lettera che ha inviato al direttore del Distretto Sanitario dei Monti Lepini Luigi Ardia e al direttore del DSM Luigi Carfagna in cui ricorda che la sistemazione del CSM, sette mesi dopo l’inizio dell’emergenza permane precaria e insufficiente. Psichiatri, Psicologi, Assistenti Sociali e Infermieri sono costretti a ruotare. Cartelle cliniche, archivio, fax e computer centrale sono rimasti nei locali interdetti e non ancora trasferiti. Per avere gli spazi necessari per la somministrazione delle terapie è stato necessario “frequentare” la stanza contigua all’entrata, ancorché interdetta (ovvero la stanza che era il Pronto Soccorso dell’Ala Vecchia). Ricevuta la richiesta, il sindaco di Sezze ha messo a disposizione dei locali predisponendo un protocollo d’intesa ma ancora non sottoscritto. Motivo per il quale, lo stesso Mancini si augura da un lato la sottoscrizione dei permessi al trasferimento e intanto richiede urgentemente il permesso per accedere nei locali interdetti per recuperare il materiale rimasto lì dentro.