Sezze, i beni messi all’asta dal Comune potrebbero essere invendibili

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Con avviso di asta pubblica per la vendita di immobili comunali pubblicato sul sito dell’Ente lo scorso 5 settembre 2018, il Comune di Sezze ha messo in vendita tre immobili di sua proprietà che sono il palazzo dell’ex ASL di via Cappuccini, il palazzo delle Poste di piazza Margherita e il palazzo dell’ex Mattatoio. Valore totale stimato a base d’asta, circa un milione di euro necessario a far quadrare i conti di bilancio. Ma c’è chi avanza il dubbio che tutti e tre gli immobili non siano vendibili, almeno non senza il placet della Soprintendenza. Gli edifici oggetto di vendita che hanno più di 50 anni, ai sensi del Codice dei Beni culturali, come emendato dal Codice degli appalti, sono soggetti infatti alla verifica preventiva della Soprintendenza ai Beni Culturali prima di procedere all’alienazione. Già questo allungherebbe i tempi della procedura costringendo il Comune a prorogare i termini del bando. Ma i problemi non finiscono qui. Per l’ex Mattatoio c’è un contratto di affitto con un’associazione che ha svolto lavori per circa 60 mila euro per recuperarlo e che quindi reclama di scontare l’impegno fino al 2023. La cessione delle poste, che fanno parte del complesso del palazzo comunale, potrebbe indurre Poste Italiane a chiudere i battenti dell’ufficio. Infine, la grana maggiore riguarda l’edificio ex ASL di viale dei Cappuccini; esso ricade in una zona del PRG vigente (quello del 1974) classificata come zona F, sottozona F1 (infrastrutture ed impianti di interesse pubblico di proprietà pubblica); tale classificazione è peraltro confermata nel PUGC ancora in itinere del 2012. Pertanto l’eventuale acquirente privato, a meno di possibili concertazioni preventive, che cosa ne potrebbe fare senza una variante di Piano? Nel corso degli anni, tale edificio è stato oggetto di progettazione di una Residenza Sanitaria Assistenziale. Un progetto che pareva ad un passo dall’esecuzione salvo essere abbandonato nel 2003 a seguito del cambio di colore dell’amministrazione politica del paese. Ne seguì il trasferimento del progetto in pianura, nella zona Acque Vive, naufragando in un errore nelle procedure di gara che annullò la stessa.