Sud pontino, consultori chiusi: sit-in di “Non una di meno” davanti la Regione

I consultori nel sud pontino sono ancora chiusi dall’inizio dell’emergenza coronavirus e l’unico aperto lavora ad orari ridotti. Il Coordinamento assemblee delle donne dei consultori del Lazio, Non una di meno, denuncia la grave situazione in cui versano le strutture e ha organizzato un sit-in sotto la sede della Regione, venerdì 11 settembre alle 16 a Roma, in piazza Olderico da Pordenone.

La chiusura temporanea dell’ambulatorio ginecologico/ostetrico, unico presidio consultoriale del territorio, presente nell’ex ospedale di Gaeta, dicono, è in realtà prolungata sino ad ottobre, e ora è chiuso “momentaneamente” anche l’avamposto consultoriale di Minturno che era attivo solo due mattine a settimana.

“Questa notizia arriva come una doccia fredda – aggiungono dal coordinamento – per le numerose utenti che fanno riferimento al Consultorio ed è dovuta alla ormai endemica mancanza di personale e all’incapacità dei dirigenti UOC-Asl, a fronte dei pensionamenti, legittime richieste di aspettative e/o malattia, di garantire almeno una “soluzione tampone” per scongiurare l’interruzione del pubblico servizio.

Vogliamo ricordare agli smemorati e alle smemorate che il Decreto Regionale n.152 firmato da Zingaretti nel 2014, prevede un Consultorio ogni 20.000 abitanti mentre in tutto il distretto Formia-Gaeta, che abbraccia un vasto territorio composto da oltre 100 mila abitanti, ne è sopravvissuto solamente uno, quello di Gaeta, e a scartamento sempre più ridotto: visite ginecologiche solo se prenotate con largo anticipo, assistenza alla gravidanza solo a numero chiuso, totale assenza di programmi di prevenzione e di educazione alla contraccezione per gli adolescenti, nessuna garanzia per le interruzioni di gravidanza e vuoto assoluto di servizi per le soggettività LGTBQIPA+.

Ricordiamo inoltre che a causa del Covid-19 anche le attività di screening del carcinoma della cervice uterina di primo e secondo livello sono state sospese a data da definirsi. Una situazione diventata insostenibile che costringe le donne a lunghe liste di attesa in ospedale o a trovare soluzioni onerose per garantirsi il diritto alla prevenzione”.

“La Regione Lazio, in due anni di tavoli con il Coordinamento delle Assemblee delle Donne dei Consultori del Lazio, si è impegnata pubblicamente con le donne, i lavoratori e le lavoratrici, per sciogliere i nodi denunciati come determinanti l’impoverimento dei Consultori, sempre meno accessibili e funzionali. Si tratta di problemi strutturali, organici e non emergenziali, legati certamente alla mancanza di personale a causa del blocco del Turn Over e di concorsi lenti per le neo assunzioni, ma legati anche alla logica aziendale a cui si è piegata la sanità pubblica e al continuo e sottile lavoro di limitazione della libertà di scelta delle donne e delle soggettività altre.

A questo proposito va segnalata la presenza di numerosi medici obiettori proprio all’interno delle strutture pubbliche che dovrebbero garantire la piena applicazione della legge 194. E’ ora di cambiare musica, di far sentire la nostra voce e di passare dalle parole ai fatti. Non vogliamo più sentire inutili proclami elettorali o promesse sbandierate a vuoto sulla pelle delle cittadine e dei cittadini.

Sappiamo che solo attraverso la nostra mobilitazione potremo imporre ai responsabili regionali e sanitari la riapertura e l’utilizzo dei Consultori come strutture di salute pubblica territoriale che attivino progetti ed obiettivi attraverso la partecipazione, il controllo e la condivisione con l’utenza, senza limiti di età, condizionamenti o imposizioni di genere e orientamento sessuale”.