Priverno, omicidio Riccioni: 24 anni di carcere a D’Atino

L'abitazione teatro dell'omicidio

La Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduta dal giudice Gian Luca Soana, ha condannato Luigi D’Atino, 34enne di Priverno, a 24 anni di reclusione per l’omicidio del compagno della madre, Germano Riccioni, e per il tentato omicidio della donna, Adele Coluzzi, avvenuti il 29 novembre 2023. La sentenza è arrivata dopo circa due ore e mezza di camera di consiglio e ha riconosciuto le attenuanti generiche, escludendo l’aggravante della crudeltà, inizialmente contestata per la violenza con cui l’imputato si era accanito sulle vittime.

Il processo, iniziato lo scorso settembre, si è svolto con rito immediato. D’Atino, difeso dagli avvocati Gianmarco Conca e Manfredo Fiormonti, era stato dichiarato imputabile e capace di intendere e di volere sulla base della perizia psichiatrica disposta dal Tribunale. Secondo quanto emerso in aula, la tragedia si sarebbe consumata al culmine di una lite familiare, aggravata dall’uso di sostanze stupefacenti e da un clima di tensione che da tempo caratterizzava i rapporti tra il giovane, la madre e il compagno di lei.

La ricostruzione dei fatti ha evidenziato che D’Atino, sotto l’effetto di droga e alcol, avrebbe aggredito Riccioni colpendolo ripetutamente con un’anfora di gesso e altri oggetti contundenti, lasciandolo esanime sull’uscio di casa. Successivamente si sarebbe scagliato contro la madre, colpendola al volto con un mattone di marmo e lasciandola gravemente ferita all’interno dell’abitazione. Solo l’intervento dei Carabinieri e dei sanitari ha evitato il peggio: la donna, trasportata d’urgenza a Roma, è sopravvissuta dopo un lungo ricovero.

Nel corso dell’udienza, D’Atino ha chiesto perdono prima che la Corte si ritirasse per la decisione. Il pubblico ministero Giuseppe Bontempo, nella requisitoria, aveva chiesto una condanna a 30 anni di reclusione, sottolineando la brutalità dell’azione e il difficile passato dell’imputato, segnato da problemi familiari e dipendenza da sostanze.

La Corte ha inoltre disposto il risarcimento alle parti civili – i familiari di Germano Riccioni e la stessa Adele Coluzzi – con provvisionali di diverse decine di migliaia di euro, da quantificare in separata sede. Rimane aperta la possibilità di ulteriori azioni giudiziarie in caso di mancata ottemperanza alle disposizioni del Tribunale