Metro, Zaccheo: “Il reato che mi contestano risale a quando non ero più sindaco”

Vincenzo Zaccheo

L’ex sindaco di Latina, Vincenzo Zaccheo, torna sulla metro leggera e sul procedimento penale che lo vede coinvolto. E lo fa spiegando che l’ipotesi di reato che gli è contestata è relativa ad un periodo in cui non era più il primo cittadino del capoluogo pontino.

E’ questo che l’avvocato difensore di Zaccheo, Leone Zeppieri, ha contestato al pubblico ministero in aula il 9 dicembre scorso, davanti al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Roma, Valerio Savio, che dovrà decidere se rinviare o meno a giudizio i 10 indagati.

“Pubblico ministero – ha aggiunto Zaccheo – che è stato invitato dal giudice, dopo la richiesta dell’avvocato Zeppieri, l’anno scorso, a riformulare il capo di imputazione, specificando i nomi delle persone a cui attribuiva particolari ipotesi di reato, perché non era chiaro”.

“Il pm – ha spiegato Zaccheo – ipotizza un reato consumato 10 dicembre 2010, mentre il mio mandato da sindaco è terminato il 10 aprile successivo. Il Sal – lo Stato di avanzamento lavori – è stato autorizzato dal commissario prefettizio che ordinò le carrozze. Io, da buon amministratore, non l’avrei mai fatto, perché bisognava prima aprire i cantieri. Io non ho mai liberato alcuna risorsa per la realizzazione dell’opera”.

L’udienza è stata rinviata al prossimo 18 dicembre, in quella data il giudice per l’udienza preliminare dovrà decidere di incardinare un processo e quali indagati rinviare a giudizio. Il Comitato Metrobugia, presente in Tribunale alla prima udienza e informato sull’andamento del procedimento in qualità di soggetto interessato, si costituirà, insieme al Comune, parte civile nella prossima udienza utile.

Intanto Latina si prepara alle prossime elezioni amministrative e il fermento in città si percepisce. Abbiamo chiesto a Zaccheo se ha intenzione di ricandidarsi.

“Mi hanno offerto di fare il candidato a sindaco – ha detto Zaccheo – già due anni fa. Prima volevo vedere la sentenza sul video diffuso da Striscia la Notizia, e quella della Corte dei Conti sul personale archiviata con una nota di merito al sottoscritto, che quando hanno fatto la stabilizzazione non era neanche presente in giunta. Ora devo aspettare la metro. Io, soltanto con il sospetto che possa essere imputato, per la mia dirittura morale non mi candiderei. Penso che un uomo politico, come disse Borsellino, non solo deve essere onesto, ma anche apparire onesto”.

“Ho fatto appello contro il risarcimento di 50mila euro a cui è stata condannata Striscia la notizia – ha aggiunto facendo ben capire come quell’episodio lo colpì duramente – la mia vita vale di più. Io penso non sia stato calcolato il danno biologico e il danno alle mie figlie. Quel fatto mi ha impedito di continuare a fare politica”.