Covid, il punto nella conferenza dei sindaci. Casati: “Progressione lineare dei contagi”

Giorgio Casati e Damiano Coletta

Si è tenuto questo pomeriggio un incontro dei sindaci della provincia con la Asl di Latina. Il sindaco Damiano Coletta e il direttore generale Casati hanno poi tenuto una conferenza stampa per fare il punto sul trend dei contagi in provincia dopo l’inizio delle misure restrittive che sono iniziate 23 settembre con l’obbligo delle mascherine all’aperto e poi ordinanza regionale dell’8 ottobre.

Sono intervenuti 15 sindaci anche per capire a chi spetti la chiusura delle scuola. E’ stata riscontrata una difficoltà delle certificazioni per il rientro a scuola, anche dai medici stessi.

Casati ha poi spiegato i numeri: “Il trend epidemiologico, oggi 162 nuovi casi positivi, ovviamente il dato rispetto ai giorni precedenti è leggermente inferiore. Negli ultimi giorni abbiamo avuto il carico della rsa di Cori che ha portato la situazione oltre i numeri che eravamo abituati a vedere. La punta dei casi è arrivata quando ci aspettavamo un progressivo declino. Cmq quello che si rileva è che in provincia i contagi sono in progressione lineare rispetto ad altre realtà che hanno avuto un aumento esponenziale.

Prevalenza è di 92.68 casi su 10mila abitanti da marzo ad oggi. Roma ha 111.68, Frosinone 132.21, Viterbo 151. Caserta 178.56. E’ la situazione di città che ci sono attorno. Latina è una sorta di isola in cui le cose stanno andando meglio. La situazione non è certo facile ma abbiamo avuto la capacità di abbassare l’inclinazione della curva. Quando siamo partiti con il mini lockdown avevamo avuto un aumento importante.

Perché ci sono tanti contagi – ha spiegato Casati – nonostante le misure: due sono grosso modo le ragioni. Primo stiamo lavorando sempre in un sistema aperto. Non auspico un nuovo lockdown. Certo però se ci fosse ci offrirebbe la possibilità di sgonfiare questa curva, ma il dato sanitario non è l’unico che possiamo prendere in considerazione per una scelta del genere.

Il virus viaggia con le persone e più le persone si muovono più c’è la possibilità che vi siano contagi. Le misure hanno l’obiettivo di ridurre gli spostamenti, anche se siamo consapevoli che le relazioni sociali sono importanti: purtroppo però il Covid che non si riesce a fermare.

Siamo colpiti da un numero importante di piccoli focolai familiari. C’è sempre un paziente 1 che non sempre è riconducibile ad un caso 0. Questo per le difficoltà che registriamo a gestire il contact tracing (ci vogliono 12 ore per riuscire a farne uno completo e quando abbiamo 100 casi al giorno è chiaro che diventa impossibile), ma anche perché i pazienti 1 hanno preso il Covid in maniera inconsapevole. Forse anche da un paziente 0 asintomatico.

Prima di vedere l’impatto del provvedimento del Dpcm dovremo aspettare 2 o 3 settimane. I numeri, però, se mantenuti in un lungo periodo come sono oggi è un elemento sul quale riflettere con attenzione.

Anche perché riusciamo a fare un pezzo di contract tracing, non totalmente, per cui dobbiamo coinvolgere la popolazione fare uno sforzo per ricostruire questi contatti”.

“Il senso di responsabilità – ha aggiunto Coletta – è la prima e unica risposta che i cittadini possono dare. Arrivano segnalazioni da più parti di assembramenti: a volte non sono veritiere, a volte sì. Faccio un appello alle comunità: il fatto di avere disponibilità di una vita sociale in una determinata fascia oraria deve essere utilizzata con la massima attenzione”.

Sono 90 le persone del settore sanitario che sono risultate positive, i contagi sono avvenuti  fuori e diffuse in caso a colleghi in momenti di relax. Questo è un dato positivo.

“Per quanto riguarda le scuole – ha aggiunto Coletta – c’è molta attenzione e disciplina, il problema è ciò che accade fuori dove deve intervenire l’educazione. Per questo continuiamo a mantenere aperti gli istituti”.

“Dall’inizio abbiamo chiuso 450 classi. C’è una carenza da parte dell’azienda, ma anche un fronte così ampio da un punto di vista numerico che è difficile riuscire a seguire tutti. Pensavamo che sarebbe accaduto, ma non con questi numeri. Pensavamo che si saremmo abituati a convivere con il virus, ma i numeri crescono sempre”