La ruota delle meraviglie, la vita come una tragedia greca nel nuovo film di Allen

Woody Allen torna anche quest’anno in sala, proponendoci la sua ultima fatica: La ruota delle meraviglie. Il film prosegue con coerenza quanto realizzato e detto dal regista newyorkese con gli ultimi suoi film, pur se non sempre con buoni risultati. Protagonista assoluta è qui Kate Winslet, che calca con forza il palcoscenico su cui si trovano ad interagire gli attori, in una fusione tra cinema e teatro.

Coney Island, anni ’50. Ai piedi della celebre ruota panoramica le vite di quattro personaggi si incrociano bruscamente. Solo le vite di Ginny (Kate Winslet), ex attrice ed ora cameriera frustrata; suo marito Humpty (Jim Belushi), rozzo manovratore di giostre; di Mickey (Justin Timberlake), bagnino con aspirazioni da commediografo; e della bella Carolina (Juno Temple), figlia di Humpty in fuga da spietati gangster. La loro storia assumerà le forme di una tragedia greca, in un continuo tra inganni, speranze e delusioni.

Allen torna ancora una volta a raccontarci la tragedia della vita, e per farlo sceglie di ambientare buona parte del film, o almeno i momenti salienti, all’interno della casa della protagonista, che diviene splendido palcoscenico per i loro drammi. Ciò che colpisce del film è l’elaborata costruzione della messa in scena, dell’elemento visivo che rapisce più di ogni altra cosa. Alla seconda collaborazione con Vittorio Storaro come direttore della fotografia, Allen sembra aver intrapreso un nuovo percorso espressivo, e come nel precedente Café society, porta avanti l’indagine sull’espressività delle luci e dei colori. Storaro riesce a raccontarci tramite questi i personaggi e la loro emotività. Si alternano quindi tonalità in prevalenza tra il rosso e il blu, che danno vita a veri e propri quadri in grado tanto di rapire gli occhi quanto il cuore.

Sul piano della scrittura, Allen conserva e svela sempre elementi interessanti, tuttavia la prima parte del film fatica a decollare. Forse a causa di un ritmo adagiante, forse a casa di dialoghi non particolarmente brillanti, o forse a causa di una prevedibilità delle situazioni, la prima ora risulta abbastanza difficile da digerire, tanto che in alcuni momenti non sembra di star guardando un film di Allen. Recupera tuttavia nella seconda metà del film, in cui riserva alcuni buoni colpi di scena e diversi monologhi che permettono agli attori di sfoggiare il loro meglio.

Justin Timberlake, Juno Temple e Jim Belushi danno buone interpretazioni dei loro personaggi, ma è naturalmente Kate Winslet a sfoggiare un talento superiore. Certamente al suo personaggio è stato riservato il meglio tra dialoghi e inquadrature, ma l’attrice riesce a caricare tutto ciò di un’intensità che sembra in alcuni momenti far scomparire tutto il resto. La sua presenza scenica è straordinaria, proprio come fosse la protagonista di una tragedia greca.

E, come già detto, è infatti il teatro il riferimento di Allen per questo film. Il palcoscenico su cui si esibisce la vita in tutti i suoi desideri e frustrazioni. I personaggi compiono un viaggio che ha del circolare, non a caso come quello della ruota panoramica, e che rivela il loro essere intrappolati in uno spettacolo a cui non sentono di appartenere più. Lo spettatore li segue in tutto ciò, tra gli alti e bassi del film, ottenendo una visuale di tutto rispetto su di loro e la storia che hanno da raccontare.

La ruota delle meraviglie, diretto da Woody Allen con Kate Winslet, Justin Timberlake, Jim Belushi e Juno Temple è in sala dal 14 dicembre nei cinema di Latina (Oxer, Corso Multisala), Formia (Del Mare Multisala) e Terracina (Rio Multisala).