Terme di Fogliano, sentenza rimette in discussione la perizia della Curatela

Colpo di scena sulle Terme di Fogliano: una recente sentenza rimette in discussione la perizia della Curatela fallimentare della società.

La Commissione Tributaria Regionale ha dato ragione al Comune di Latina che ha proposto appello per la riforma della sentenza emessa dalla Commissione Tributaria provinciale di Latina nel 2017 con la quale era stato accolto il ricorso della Curatela avverso gli avvisi di accertamento Ici-Imu per le annualità comprese tra il 2010 e il 2015 in conseguenza “dell’infedele denuncia relativa ai cespiti immobiliari”.

Il Comune aveva attribuito alle aree a destinazione attrezzature termali in conformità al Piano regolatore generale un maggior valore nella misura di 2.187.941 chiedendo alla società una maggiore imposta. La Curatela per contro, con ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale che le aveva dato ragione, aveva sostenuto che il valore sarebbe stato inferiore, rispetto a quello periziato dal professor Bernardino Quattrociocchi, in conseguenza all’assenza di strumenti attuativi di Prg e dei numerosi vincoli insistenti sull’area a prevalenza agricola, di carattere ambientale, idraulico, paesaggistico, di interesse pubblico e non ultimo a protezione speciale.

La Commissione Tributaria Regionale ha invece riscritto la storia, condannando la Curatela fallimentare alle spese di lite.

Nelle motivazioni del nuovo verdetto si ribadisce che l’area oggetto del contenzioso debba essere considerata fabbricabile e che la previsione urbanistica, con o senza piani attuativi, ne determina il suo valore. “Un’area si considera fabbricabile – si legge nella sentenza -, ai fini della generalità delle imposte sopra elencate (Ici e Imu, ndr), se essa è utilizzabile a scopo edificatorio in base allo strumento urbanistico generale adottato dal Comune, senza che sia necessario attendere che intervengano atti di approvazione da parte della Regione o adozioni di strumenti attuativi del Prg”. E poi oltre: “L’adozione dello strumento urbanistico generale conferisce, infatti all’area, un’edificabilità che è ancor minima e teorica, caratterizzata più dalla impossibilità di considerare tale area come terreno agricolo che dalla facoltà di sfruttare a pieno la qualità edificabile”.

Musica per le orecchie dell’amministrazione comunale che ha presentato ricorso in Corte d’Appello contro la sentenza di dichiarazione di fallimento della società Terme di Fogliano spa. L’udienza è fissata al prossimo 28 novembre. Il Comune, nello specifico, ha contestato la valutazione dell’immobile di proprietà della società partecipata dichiarata fallita (72 ettari di terreno con annessi piccoli manufatti, nella fascia retrostante il lungomare di Latina, con possibilità edificatoria a nord del canale Mastropietro legata all’effettiva realizzazione delle terme) pari a 6,9 milioni di euro secondo la Curatela. Un valore nettamente inferiore alla stima redatta dal professor Quattrociocchi, inizialmente di 35 milioni di euro e poi giunta a 16 milioni di euro.

Nel corso della commissione congiunta Governo del Territorio-Bilancio del Comune di Latina, tenuta il 4 giugno 2019, l’assessore al Bilancio Gianmarco Proietti ha eccepito un presunto conflitto d’interesse della dottoressa Maria Cristina Ciampi, titolare della stima di 6,9 milioni e curatrice fallimentare. Una convinzione, fortemente espressa dal componente della giunta, che avrebbe impedito un accordo con la Curatela per scongiurare che la proprietà delle Terme finisse all’asta.

La sentenza della Commissione Tributaria Regionale di fatto va a rivalutare la proprietà della società fallita e quindi indirettamente va in un certo qual modo a “smentire” la stima della Curatela.

La vendita all’asta del compendio – secondo quanto dichiarato dalla dottoressa Ciampi a giugno – è prevista per settembre/ottobre, nonostante l’udienza dinanzi alla Corte d’appello fosse stata già fissata a fine novembre.

Ora qualcosa è cambiato nel destino nero delle Terme di Fogliano: c’è la sentenza della Commissione Tributaria Regione depositata il primo agosto 2019 e una recente mozione approvata dal Consiglio comunale di Latina che chiede al sindaco e alla giunta di fare il possibile per valorizzare il bene terme.

Non resta che attendere e vedere intanto se la Curatela intenderà lo stesso esperire l’asta, a partire dai 6,9 milioni, prima dell’udienza in Corte d’appello in opposizione al fallimento. Un’asta a un prezzo stracciato, rispetto ad altre valutazioni, considerato “sospetto”.