TFR nella nuova manovra, IMPRESA esprime preoccupazione e scrive al governo

Giampaolo Olivetti

Giampaolo Olivetti, Presidente IMPRESA, ha inviato una lettera ufficiale al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e al Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro, esprimendo forte preoccupazione per le misure previste nella “Manovra 2026” che riguardano il versamento del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) al Fondo di Tesoreria INPS.

Da quanto emerge la nuova disciplina estenderebbe l’obbligo di versamento del TFR al Fondo di Tesoreria INPS anche alle imprese che, negli anni successivi a quello di avvio dell’attività, abbiano raggiunto la soglia dimensionale dei 50 dipendenti, attualmente escluse da tale onere.

“Ritengo – dichiara il Presidente Olivetti – che una simile disposizione possa determinare un significativo aggravio per l’intero sistema produttivo nazionale, con conseguenze economiche e finanziarie rilevanti per le imprese. In particolare, l’estensione dell’obbligo di versamento determinerebbe un impatto diretto e strutturale sulla liquidità delle imprese, sottraendo risorse finanziarie che, fino ad oggi, rappresentano un elemento di equilibrio nella gestione ordinaria e negli investimenti aziendali. Il TFR, pur essendo un diritto pieno e intangibile dei lavoratori, ha storicamente costituito per le imprese una posta finanziaria differita, programmabile e coerente con i flussi di cassa. La sua trasformazione in un versamento obbligatorio e anticipato comporta un effetto assimilabile a un prelievo di liquidità, con impatti particolarmente gravosi per le aziende ad alta intensità di lavoro e per quelle che operano in settori con margini già compressi.”

“Lo Stato, in questa ipotesi, – continua il Presidente Olivetti – interverrebbe facendo leva sulla capacità finanziaria delle aziende come strumento di supporto per specifiche esigenze di finanza pubblica, senza aver adeguatamente valutato le gravi conseguenze e le controindicazioni che tale misura potrebbero produrre sulla tenuta finanziaria del tessuto produttivo, in particolare delle piccole e medie imprese. È fondamentale ribadire un principio essenziale: la solidità del sistema produttivo nazionale è una condizione imprescindibile per la tenuta dei conti pubblici e per la tutela dell’occupazione. Indebolire le imprese significa, inevitabilmente, indebolire l’economia reale e, nel medio periodo, ridurre anche le basi imponibili e contributive, con effetti negativi sui livelli di crescita e competitività del Paese.

“Per tutte queste ragioni – conclude – chiediamo con determinazione che la misura così come prospettata venga abrogata o, quanto meno, sia oggetto di una profonda revisione. Inoltre, riteniamo urgente e indispensabile aprire un confronto diretto con il Governo e con le principali parti sociali, al fine di individuare soluzioni equilibrate e sostenibili che possano tutelare la capacità operativa e finanziaria delle imprese, senza compromettere la stabilità del sistema economico nazionale. Proseguire su questa strada, infatti, rischia di produrre effetti recessivi difficilmente reversibili.”