Un’ anfora romana e un blocco di tufo recuperati nei fondali di Ventotene

L'anfora affiora dai fondali

Un’anfora romana per il trasporto del vino e un blocco di tufo estratte dalle cave dell’isola, sono state recuperate nei fondali di Ventotene. I sommozzatori della Guardia di Finanza della Stazione Navale di Civitavecchia si sono immersi secondo un piano in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone e Latina. Le Fiamme Gialle Aeronavali di stanza a Ventotene, sono venute a conoscenza della presenza di reperti archeologici sommersi in una zona circoscritta nella parte sud dell’Isola, caratterizzata da bassi fondali e molto frequentata da diportisti. E’ stato informato il funzionario territoriale della Soprintendenza, Carlo Molle, per pianificare una ricognizione subacquea e il recupero dei reperti più a rischio, evitando così che venissero depredati da parte di trafficanti senza scrupoli.

Durante le operazioni, in ausilio è intervenuto un guardacoste “G.210 Finanziere Marra”,  del B.S.O. 124 e un elicottero della Sezione Aerea di Pratica di Mare.

Il blocco di tufoRecuperata un’anfora romana integra adagiata sul fondale e un manufatto di tufo locale di forma cilindrica. I reperti, portati in superficie utilizzando dei palloni di sollevamento e delle reti apposite, sono stati trasportati all’interno della Caserma G.di F. “Finanziere Mare Francesco Nunziale”, dove sono stati immersi in vasche con acqua dolce per permettere la desalinizzazione.
L’anfora vinaria romana di epoca repubblicana perfettamente conservata è del tipo “Dressel 1B”,  tipica dell’area tirrenica e diffusa tra la fine del II e la metà del I secolo a.C., mentre il manufatto di pietra è riconducibile alle cave di tufo dell’isola, utilizzate già in epoca romana per la costruzione della celebre Villa Giulia e successivamente per l’edificazione del famoso
carcere borbonico di Santo Stefano e per la neo colonizzazione di Ventotene.

Una ricognizione subacquea più estesa ha permesso inoltre di verificare che il manufatto lapideo doveva far parte di un consistente gruppo di blocchi squadrati sparsi nell’area ed evidentemente riconducibili al naufragio di una imbarcazione da carico.

L’anfora torna in superficie

Il Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia è da sempre impegnato a fianco delle Soprintendenze Archeologiche del Lazio nell’espletamento di attività di vigilanza delle principali aree archeologiche marine e nella tutela e salvaguardia dell’immenso patrimonio archeologico dello Stato. Attorno al traffico illegale di reperti ruotano enormi interessi economici che alimentano un vasto mercato clandestino, anche internazionale, nonché attività di riciclaggio di denaro di provenienza illecita.