Lo strano caso di via Roccagorga porta il sindaco di Latina a fornire spiegazioni. Suo malgrado. “Perché per l’ennesima volta – sottolinea il primo cittadino Damiano Coletta – mi trovo a dover replicare ad accuse infondate rivoltemi da un organo di stampa”. Ha attaccato così oggi pomeriggio il sindaco nel corso della conferenza stampa indetta per chiarire la vicenda della palazzina di via Roccagorga, nella quale ha un appartamento suo figlio, interessata da accertamento di abusi edilizi nei locali del sottotetto e poi finita nel ciclone dell’annullamento dei Piani particolareggiati edilizi.
Sull’edizione odierna del quotidiano Editoriale Latina Oggi si argomenta che sebbene il dirigente del servizio Gestione del territorio nel 2018 avesse predisposto un’ordinanza di demolizione la stessa, che contestava sia un abuso edilizio riferito allo sfruttamento in cubature dei locali tecnici, sia all’illegittimità complessiva dell’edificio a fronte dell’annullamento del piano particolareggiato del comparto R6 (quartiere Isonzo), non sarebbe stata mai emessa. Un discorso che lasciava sottendere una diversità di trattamento con altre situazioni, in primis il caso della palazzina di via Ombrone, sequestrata per effetto dell’annullamento del Ppe di riferimento e oggetto di successiva ordinanza di demolizione.
Ha preso parte alla conferenza stampa anche l’attuale assessore al ramo Francesco Castaldo che ha voluto sottolineare il fatto che via Roccagorga, via Ombrone e anche via Quarto hanno in comune soltanto l’annullamento dei Ppe, ma che le criticità riscontrate sono diverse, motivo per cui si è proceduto in modo diverso. Escludendo il caso di via Quarto, che forse è più complesso, o forse più semplice, seguiamo il ragionamento dell’assessore esclusivamente per i casi di via Ombrone e via Roccagorga. Castaldo ha detto che in via Roccagorga “non si è proceduto con ordinanza di demolizione perché evidentemente il dirigente non ha ritenuto di pubblica utilità l’intervento, atteso che quando è subentrato l’annullamento del Ppe la palazzina era già ultimata ed abitata e che pertanto il Comune si sarebbe esposto a richieste di risarcimento danno”. In poche parole Castaldo ha detto che l’ordinanza di demolizione sebbene predisposta alla fine non era stata firmata perché non ritenuta di pubblica utilità. Ma alla domanda se fosse stata emessa almeno l’ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi nei sottotetti, l’assessore non ha saputo rispondere. Ha detto che ce lo farà sapere. In quanto alla palazzina di via Ombrone, l’ordinanza di demolizione, secondo il ragionamento dell’assessore Castaldo, sarebbe stata giustificata dal fatto che i lavori non erano del tutto terminati quando subentrò l’annullamento del Ppe.
Eppure la normativa di riferimento è chiara e stabilisce che una volta accertata l’illegittimità, perseguibile penalmente, l’azione amministrativa deve essere conseguente. Ecco, su questo aspetto il sindaco ha detto che l’Avvocatura del Comune avrebbe detto che era legittimo attendere le sentenze del Consiglio di Stato, che poi sono arrivate il mese scorso.
Coletta, oltre a sfogarsi pesantemente sugli articoli di giornale usciti oggi affermando apertamente che “trattasi di macchina del fango di matrice politica”, ha riferito di un incontro da lui convocato a settembre. Un incontro con il segretario generale Rosa Iovinella, l’assessore Castaldo, l’attuale dirigente del servizio Gestione del Territorio, l’architetto Eleonora Daga, e l’avvocato del Comune Francesco Di Leginio, chiedendo di affrontare il caso di via Roccagorga nella massima autonomia. Il caso di via Roccagorga ha “perseguitato” il sindaco sin dalla campagna elettorale del 2016 e ora la vicenda è a processo. Il sindaco a settembre sollecitava decisioni da parte dell’apparato gestionale del Comune. “E perché la mia sola presenza non fosse intesa come un esercizio di condizionamento, sono uscito dalla stanza della riunione, in modo che i dirigenti potessero confrontarsi e valutare serenamente la vicenda”.
Il vice sindaco Maria Paola Briganti, rispondendo ad una domanda, ha affermato che il Comune valuterà l’eventuale costituzione di parte civile all’esito dell’udienza preliminare.
Tra il pubblico il dirigente chiamato in causa con l’ordinanza predisposta e mai firmata. A lui abbiamo provato a rivolgere la stessa domanda che abbiamo posto all’assessore Castaldo, ovvero se fosse stata emessa l’ordinanza di ripristino per i sottotetti. Ma gli addetti alla comunicazione del Comune hanno impedito che rispondesse. Eppure il sindaco poco prima aveva rimproverato uno degli autori degli articoli usciti oggi per non aver interpellato, oltre l’assessore e lui stesso, proprio il dirigente.