Terracina, patrimonio archeologico violato dall’arrampicata urbana: l’indignazione in un’interrogazione

Valentina Berti

Valentina Berti, consigliera comunale di Terracina in quota al Pd, ha presentato un’interrogazione al sindaco Nicola Procaccini per ricevere chiarimenti in merito alla manifestazione Terracina Street-Boulder Contest che si è tenuta domenica scorsa, 6 maggio, e che ha avuto la partecipazione di 250 giovani impegnati in un’arrampicata urbana nel centro storico.

“Questo tipo di iniziativa sportiva, peraltro molto innovativa – spiega la consigliera -, ha permesso a molti giovani di conoscere un luogo  incantevole e pieno di storia molto spesso  trascurato dai suoi stessi amministratori. A questi ragazzi è stato concesso ‘l’inconcedibile’, cioè la possibilità di arrampicarsi ovunque senza alcun rispetto per la tutela e la conservazione di un patrimonio che essendo di notevole importanza storico-culturale, dovrebbe essere inviolabile. Pertanto, se da un lato ci ha reso molto felici vedere la nostra città animata da giovani atleti molto educati e appassionati a questa disciplina dall’altro ci ha fortemente deluso e indignato il modo con il quale l’amministrazione ha gestito l’organizzazione di tale evento suscitando un grande malcontento generale tra i suoi cittadini.”

“Gli intrepidi scalatori si sono così trovati ad arrampicarsi su pareti in opus reticulatum di circa 2000 anni fa di uno dei monumenti più importanti della nostra città, la Cattedrale di San Cesareo. Non una parete qualunque quindi, ma un muro facente parte di un tempio maggiore di età romana. Il passaggio degli scalatori spesso inconsapevoli del valore storico -culturale dei monumenti sui quali si arrampicavano ha purtroppo causato il distacco di numerosi frammenti di pietra dall’opus durante la manifestazione e ancora presenti sul basolato della antica via Appia. L’amministrazione avrebbe potuto scegliere e indicare i luoghi sui quali era possibile l’arrampicata, prevedere un servizio di ordine a tutela stessa dei partecipanti per garantirne la sicurezza visto che alcune pareti erano in prossimità di svincoli pericolosi su strade ripide e tortuose e infine avrebbe potuto indicare con apposita segnaletica la presenza di una manifestazione in corso. Ma in realtà nulla di questo è stato fatto. Tutto questo ha danneggiato in maniera pesante la buona riuscita dell’iniziativa oltre che l’immagine stessa della nostra città violata nei suoi luoghi più sacri”.

Berti con la sua interrogazione vuole farsi portavoce di quanti hanno espresso indignazione per l’accaduto, chiedendo spiegazioni all’amministrazione comunale.

Nella sua interrogazione Berti cita il Codice dei Beni culturali: “I beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione”, e ancora “Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza”. E cita anche un protocollo d’intesa che il Comune di Terracina ha sottoscritto, durante l’amministrazione a guida di Stefano Nardi, con la Sovrintendenza Archeologica del Lazio che prevede che quest’ultima rilasci un parere scritto in caso di eventi che interessino il Foro Emiliano.

“Per rappresentare tutte le persone che in questi giorni hanno ritenuto opportuno esprimere il loro pensiero e la loro rabbia per una serie di situazioni prevedibili ed evitabili, trattate invece con il solito pressappochismo e superficialità”, la consigliera del Pd chiede al sindaco se per effetto della manifestazione si sia provveduto a verificare lo stato dei singoli monumenti interessati e se la manifestazione sia stata autorizzata dal Comune previo parere della Sovrintendenza.

“Il mio pensiero – conclude la consigliera dem – va ovviamente anche all’associazione di climbers organizzatrice dell’evento che nonostante l’impegno profuso e le notevoli energie spese è stata vittima anch’essa di un sistema organizzativo che non ha funzionato e che l’ha posta al centro di infinite polemiche pur non avendo nessuna responsabilità in merito. La speranza per il futuro  resta comunque  sempre la stessa e cioè che si riesca a gestire in maniera adeguata un patrimonio storico-artistico e culturale che tutti abbiamo l’obbligo e il dovere morale di conservare, tutelare e preservare  cosi ’come l’abbiamo ereditato dai nostri predecessori e che si possa imparare dagli errori commessi cercando di migliorarsi”.