Sezze, anche Accapezzato scende in difesa del Punto di Primo Intervento

In attesa della riunione indetta dal Comitato SOS Punto di Primo Intervento Sezze, che si terrà presso il centro sociale Calabresi il prossimo 6 settembre alle ore 16,30 e cui parteciperanno anche figure istituzionali, in difesa del PPI della Casa della Salute di Sezze che rischia la chiusura così come gli altri presidi analoghi presenti in Regione, a scendere in campo è Vittorio Accapezzato, esponente storico della politica setina delle generazioni che furono. In una lunga nota Accapezzato scrive:
“Ricordo come se fosse avvenuto ieri il 28 febbraio 2014. Il governatore del Lazio Nicola Zingaretti venne a inaugurare la Casa della Salute di Sezze, che a suo dire dovrà cambiare il volto della gestione della salute e anche le abitudini dei cittadini. In quell’occasione non fu specificato il vero motivo della nascita dei Punti Primo Intervento (PPI-Casa della salute). Nessuno ebbe a dire che i punti di primo intervento erano solo strutture nati all’interno degli ospedali dismessi per un riordino ospedaliero regionale per poi chiuderle per sempre e trasformarli in un’ambulanza medicalizzata. Da quanto è dato a sapere entro la fine il mese di settembre il PPI di Sezze, nato da appena quattro anni, per sopperire alla chiusura del civico ospedale, subirà un’altra riconversione: postazioni del 118, solo un’ambulanza o solo auto medica. La realizzazione della casa della salute di Sezze prevista con decreto regionale avrebbe rappresentato una struttura per alleggerire la pressione sul pronto soccorso e sui reparti dell’ospedale di Latina. Furono spese ingenti somme di denaro pubblico per l’adeguamento e la messa a norma di alcuni locali dell’ex ospedale San Carlo .Ora si butta tutto in aria e lo sperpero aumenta. Nel punto di primo intervento di Sezze (casa della salute) si sono registrati circa 9.600 accessi ove il cittadino ha potuto ricevere le indispensabili cure mediche e in caso di necessità è trasferito nell’ospedale più vicino. Ora, in mancanza del PPI, il cittadino non avendo più alcun riferimento sarà costretto a chiamare il 118. Per rabbonire l’opinione pubblica, si cerca di far credere la chiusura è dovuta al Decreto Ministeriale 70/2015 a firma del ministro della sanità Lorenzin che fu adottato a onore del vero previa intesa con la Conferenza Stato Regioni, quindi il contenuto del decreto non è stato imposto dal Ministero ma concordato con le Regioni. Il Lazio all’epoca era amministrato dalla Giunta Zingaretti. Nel Decreto, non si parla di aperture o chiusure dei PPI ma si prendono in considerazione le esigenze reali del territorio dando delle indicazioni, cioè delle linee guida, alle regioni per ammodernare il loro servizio emergenza/urgenza.
Decreto 70/2015, infatti, fissa gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi concernenti l’assistenza ospedaliera, ma non prevede l’abrogazione di presidi di emergenza specialistici in strutture consolidate. La Regione Lazio nel 2017 è commissariata per la sanità da Zingaretti che lo 05 luglio 2017 n.257 emana un Decreto (DCA Decreto Commissario ad Acta) dove è fatta la programmazione della rete ospedaliera regionale. In detto Decreto sono elencate le PPI che dovranno chiudere e tra queste la nostra. La mannaia adoperata dal governatore contro i PPI, priva di qualunque prospettiva rende la sanità vittima d’interessi lobbistici. La decisione di chiudere il Punto di prima accoglienza di Sezze che conta oltre 80.000 utenti è una logica assurda e irragionevole.
Chiudere un PPI importante come quello di Sezze, attua un grave disagio per l’emergenza -urgenza, ostacola fortemente i tempi d’intervento e mette in pericolo la vita di un cittadino. Contro questa logica, a Sezze è nato un movimento civico “Amici del gruppo fb Punto di Primo Intervento” per il No alla chiusura. Il comitato ha natura apolitica poiché nasce da un libero movimento d’opinione per costruire l’ossatura civica e politica di un’opposizione che faccia valere il diritto alla salute dell’uomo. L’organizzazione chiede, fondamentalmente, la non chiusura ma il potenziamento dei servizi offerti dal PPI locale. Un plauso e un sentito ringraziamento vada al comitato e a quanti consiglieri regionali della provincia di
Latina e del Lazio affiancheranno questa dura battaglia sui diritti sanitari del cittadino”.