La battaglia dei sessi, un film piccolo per una grande storia

Dopo il successo e l’Oscar ottenuti con La La Land, Emma Stone torna al cinema da protagonista con La battaglia dei sessi, adattamento cinematografico della celebre partita di tennis avvenuta il 20 settembre 1973 tra Bobby Riggs e Billie Jean King. Al fianco dell’attrice troviamo un istrionico Steve Carell nei panni dell’avversario di lei, entrambi diretti dalla coppia Jonathan Dayton e Valerie Faris, già registi di Little Miss Sunshine.

Sulla scia della rivoluzione sessuale e all’ascesa del movimento femminista, la partita di tennis del 1973 tra la campionessa mondiale femminile Billie Jean King (Emma Stone) e l’ex campione maschile, Bobby Riggs (Steve Carell) fu etichettata come La battaglia dei sessi, diventando uno degli eventi sportivi televisivi più visti di tutti i tempi, raggiungendo 90 milioni di spettatori in tutto il mondo. Fuori dal campo però, ognuno combatteva battaglie più complesse e personali. La riservatissima King lottava per venire a patti con la propria sessualità, e Riggs lottava con i suoi demoni nel gioco, a scapito della famiglia e della moglie Priscilla.

La battaglia dei sessi ci racconta la storia giusta (la lotta all’emancipazione femminile degli anni ‘70) al momento giusto (il nostro presente ancora troppo maschilista), e il suo successo sta proprio in questo suo porsi come ulteriore atto in una guerra ancora senza fine. La storia raccontata si presta perfettamente a giocare un peso nella nostra quotidianità, peccato solo che essa venga narrata attraverso un biopic canonico che non la carica di tutta la sua forza e importanza. I due registi seguono troppo pedissequamente la sceneggiatura di Simon Beaufoy, sacrificando l’originalità con cui determinati eventi potevano essere raccontati. Tutto ciò influisce sulla visione, che a tratti diventa stancante. Le cose migliorano decisamente nella seconda parte del film, quando finalmente si entra nel vivo dell’attesa battaglia tra i due. Queste sono senz’altro le scene che risvegliano lo spettatore e lo fanno sentire più coinvolto.

Merito certamente dei due interpreti, che sembrano risvegliare proprio nel secondo tempo del film tutta la loro grinta. Emma Stone regala forza e dignità al suo personaggio, mentre Steve Carell si fa apprezzare e amare in tutta la sua arroganza e la sua natura sopra le righe. I due danno però il meglio nel racconto della vita privata dei due, in ciò che si nasconde dietro i riflettori, e che risulta anche essere tra gli aspetti più interessanti del film. Nel confronto con la propria sessualità o con la propria dannosa dipendenza, i due attori regalano sfumature delicate che ci permettono di apprezzarli ancor di più.

I discorsi sull’omosessualità, sul sessismo, sul femminismo e sul maschilismo all’interno di una società, quella degli anni settanta, non diversa da quella attuale, vengono affrontati, pur se con diverse ingenuità o eccessive semplificazioni, in modo chiaro ed immediato, che possano lasciare nello spettatore un minimo di riflessioni a riguardo.

La battaglia dei sessi non è il grande film che tutti si aspettavano, il quale pecca di diverse ovvietà e banalità nei risvolti della narrazione. Ma se dunque il film si attesta senza infamia e senza lode, a renderlo interessante ci sono tuttavia i suoi due carismatici protagonisti, per i quali l’opera merita la visione.

La battaglia dei sessi, diretto da Jonathan Dayton e Valerie Faris con Emma Stone e Steve Carell è in sala dal 19 ottobre nei cinema di Latina (Oxer) e Formia (Del Mare Multisala).