Una discarica da 1.350.000 mc per l’abbancamento dei rifiuti provenienti da tutto il Lazio. Questa la richiesta di Via che la Ecosicura srl, società facente riferimento a Vincenzo Fiorillo, ha presentato quasi un mese fa alla Regione Lazio, ma i documenti al Comune di Aprilia sono stati trasmessi con un mese di ritardo. Ora ai residenti di Colle del Sole – la zona residenziale tra Casalazzara e Campoleone, distante appena 650 metri dal sito individuato dal patron dei rifiuti pugliese, legato all’avvocato Manlio Cerroni – l’amministrazione, i politici locali, i comitati e le associazioni, avranno solo 60 giorni di tempo per elaborare osservazioni convincenti e dimostrare che Aprilia non può ospitare un altro impianto impattante. Casalazzara poi, zona ricca di sorgenti naturali e terreni agricoli di pregio, vincolata dal punto di vista idrogeologico e naturalistico che vale per la porzione principale di quella zona di periferia, non sembra compatibile con quel progetto, nonostante la posizione logistica strategica – in provincia di Latina ma vicino a Roma e prossima alla via Pontina – e a dispetto di richieste che, sin dagli anni ’90, hanno rischiato di trasformare il quartiere nella discarica del Lazio.
“GRANDE QUANTO 200 PALAZZI DI 8 PIANI”. IL PD DICE NO
Anche il Partito Democratico di Aprilia, in una conferenza stampa ad hoc, ha rigettato il progetto, rifiutando in primis il principio che la città di Aprilia possa essere compromessa dall’arrivo di un nuovo impianto, a servizio del Lazio e Roma Capitale. Un territorio, quello di Aprilia che, come ribadito dal PD in conferenza stampa, in termini di impianti di trattamento dei rifiuti ha già dato. “Dobbiamo difendere il territorio a ogni costo e a tutti i livelli – ha dichiarato la consigliera del PD Monica Tomassetti – per questo saremo presenti anche domenica mattina alle 9.30 nel quartiere di Casalazzara. Abbiamo 60 giorni per produrre osservazioni e non mancano elementi ostativi alla realizzazione del progetto, troppo vicino alle abitazioni, che implicherebbe il poassaggio di mezzi pesanti sul ponte della ferrovia, dove però ci sono limiti di tonnellaggio. Si tratta inoltre di un’area vincolata, prossima alle sorgenti e la dicitura scelta dal privato, il fatto di trattare residui innocui, non ci fa dormire sogni tranquilli. Come accaduto con la discarica della Paguro, ci opporremo con ogni mezzo”. Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario del PD Alessandro Mammucari, che lancia un messaggio al Movimento 5 Stelle e la sindaca Raggi: Aprilia non sarà la pattumiera di Roma. “Dobbiamo lavorare uniti – ha aggiunto il consigliere Vincenzo Giovannini – e i sindaci della Provincia di Latina il più presto possibile devono ratificare il Piano provinciale dei rifiuti, approvato a maggio dello scorso anno. Si tratta di un atto importante per tutelare il territorio”.
I DETTAGLI DEL PIANO
Stando ai dettagli contenuti nella relazione depositata in REgione il 27 dicembre scorso, quel progetto garantirà “l’abbancamento dei residui prodotti dalle attività di valorizzazione dei rifiuti operata negli impianti laziali per una volumetria utile di 1.350.000 mc ed in particolare potrà accettare i codici CER caratteristici dei residui di lavorazione prodotti da impianti di trattamento meccanico biologico e compostaggio comunque caratterizzati da un indice respirometrico (IDR) inferiore a 1.000 mgO2* kg SV-1* h-1”.
L’invaso, con ingresso sulla via Ardeatina, km 24,640, progettato dagli ingegneri M.Mattoni, D.Fiorani ed S. Fiorani, verrà realizzato su un lotto di terreno, classificato come terreno agricolo di pregio, di 253.000 mq, di cui 96.400 mq occupati dall’impianto e ben 92.300 mq occupato dalla vasca impermeabilizzata. La superficie totale dell’invaso, misurata al fondo, è pari a 44.200 mq, con una volumetria di circa 1.350.000 mq. Una mega discarica dunque, anche più grande di quella pensata dalla Paguro per la Ciocca, poco più piccola di quella che, per il progetto della Ecoparco, ha rischiato di trovar posto a Lazzaria, presso la ex cava di pozzolana di Velletri ma al confine con Aprilia. Oltre ai rifiuti solidi, a Casalazzara è prevista anche la lavorazione di percolato.
L’area individuata, a sud della linea ferroviaria Roma-Formia-Napoli, non ospiterà solo rifiuti stabilizzati e compost fuori specifica, ma terra e rocce, rifiuti solidi prodotti dai processi di filtrazione e vaglio primari, percolato (26.338 mc l’anno) e biogas (50-100 mc a tonnellata di rifiuto). Proprio nel piano elaborato dal privato, si fa riferimento alla vicinanza con la sorgete di Torre Bruna e alla prossimità dei due fossi dell’Acquabona e del Fosso di Campoleone, ma si evidenzia l’assenza di aree a rischio frana o di inondazione. In riferimento all’impatto ambientale, odorigeno, ai rumori e sulla viabilità, “il contributo dovuto all’esercizio dell’opera in progetto e al traffico veicolare indotto – si legge nel progetto – appare assai limitato, se non addirittura trascurabile e comunque sempre all’interno dei limiti previsti dalla legge. In sintesi , da quanto emerso dallo studio, non appaiono significativi impatti acustici nel territorio preso in considerazione ed in particolare a carico dei ricettori (tutti posti a notevole distanza dall’area di influenza) dovuti alle attività di esercizio dell’opera in progetto”. Diverso il pensiero della città, che quel progetto sta pensando di bloccarlo sul nascere.