Attentato in viale Nervi, i residenti: “Abbiamo paura, ora che succederà?”

“Oggi si sposa mia figlia, è l’unica cosa cui voglio pensare”. Un signore scuote il capo, ma ha il sorriso perché, nonostante tutto, è una giornata felice. La paura però non si cancella, il botto è stato forte, sembrava quasi un’altra scossa di terremoto. “Eravamo ieri sera a chiacchierare proprio qui, dove è saltato tutto in aria. Siamo miracolati”. Ce lo dice una signora, in visita dalla Svizzera ai figli, che vivono proprio alla scala O nel complesso popolare del civico 298. Lei, che davanti all’androne distrutto, afferma categoricamente: “Io a Latina non ci voglio più tornare”.

Per salire ai piani superiori è obbligatorio passare dalle cantine, perché l’ingresso del palazzo è interdetto in quanto inagibile. “E adesso che succederà?” si chiedono e ci chiedono altri residenti, intimoriti alla sola idea che altro può verificarsi, come del resto in questi giorni in città. “Ma quando li arrestato tutti?”. Altra bella domanda.

Passano un paio di volanti, ci sono i carabinieri in borghese. Polizia e Arma cercano di contrastare questa escalation, che tanto sa di sfida allo Stato: “Ieri qui era pieno di pattuglie e oggi?”. Il riferimento di molti è ai controlli straordinari di ieri. Rabbia, incredulità, perché il fatto è successo poche ore dopo l’operazione “Alto Impatto”, che ha monitorato anche questo quadrante della città, a ridosso della Statale Pontina. E’ alle spalle di quello che una volta era l’ex Icos, oggi ridotto a cumulo di macerie per l’opera di rigenerazione urbana, inserita nel progetto “A gonfie vele” del quartiere Q4, di cui è soggetto attuatore l’Ater. Agenzia Territoriale per l’Edilizia Residenziale, che ha inviato personale per una valutazione dei danni dell’immobile di proprietà, come il resto del complesso. Da queste parti sono per la maggior parte legittimi assegnatari. L’ultima stima in provincia parla del 3% di occupazioni abusive di alloggi Ater.

La curiosità, come lo scetticismo, è tanta. Passa ancora in molti a vedere cosa è rimasto dopo quel botto: “Mio figlio è disabile, è a casa ancora terrorizzato” ci dice una signora, che insieme ad un’amica ci ribadisce di avere tanta paura. In molti scattano fatto e fanno video. Un ingresso e due auto distrutte sono un pugno allo stomaco: “Hanno distrutto i mezzi per andare a lavorare a persone che la mattina si alzano presto. Che cosa centrano con questi fatti?”. E’ la riflessione di un ragazzo, studente universitario. “Che qualcosa accadesse nel quartiere era percepibile, ma mai a pensare ad una roba del genere”. E’ il suo commento conclusivo.