La Nazionale del dopoguerra e del dopo Pozzo. Il Grande Torino

Il Grande Torino

AZZURRI – Capitolo 7

A CURA DI

Giovanni Di Giorgi, Direttore editoriale LabDFG

Dopo il fantastico triplete di Vittorio Pozzo (Mondiale, Olimpiadi, Mondiale), l’Italia del dopoguerra riesce grazie al calcio a trovare quel collante aggregativo per dare più speranza e forza alla gente.

L’Italia dei tifosi sembrava essere sopravvissuta alla tragedia della guerra, riuscendo a coagulare attorno al pallone quella voglia di ricominciare che si dimostrò più forte dei gravi problemi che in quegli anni interessavano la società italiana.

Sulle macerie dei principali Paesi europei, già dall’autunno del 1945, erano ripresi i vari campionati e la Nazionale italiana riaprì’, sempre con Pozzo, le partite internazionali. Pozzo aveva individuato nel blocco dei giocatori del Grande Torino la via della ripartenza. Nel 1948 dopo le Olimpiadi di Londra, in cui l’Italia fu eliminata dalla Danimarca, si chiuse l’esperienza di Vittorio Pozzo: collezionava sessanta vittorie, sedici pareggi e solo undici sconfitte.

La difficile gestione del dopo Pozzo fu affidata al presidente del Torino Ferruccio Novo: un passaggio delicato che affrontò con equilibrio, confermando il blocco granata che giocava a memoria ed era pronto a sfidare il mondo ai campionati del 1950 in Brasile.

Ma il fato incombeva tragicamente, scolpendo a fuoco una data nella storia del calcio italiano.

4 maggio 1949.

Al rientro da Lisbona, dove aveva disputato un’amichevole con il Benfica, il trimotore con a bordo i giocatori e tecnici del Grande Torino e alcuni tra i più valenti giornalisti sportivi dell’epoca, si schiantò sul retro della Basilica di Superga. Nessun superstite. Tra le cause, la fitta nebbia e la pioggia.

L’ultimo saluto ai giocatori del Torino coinvolse emotivamente l’intera Nazione e il mondo intero. Furono oltre cinquecentomila le persone che accompagnarono i feretri nel loro ultimo viaggio. Vittorio Pozzo scrisse l’elogio funebre per i suoi ragazzi. A Superga si chiudeva, tragicamente, la grande epopea del calcio italiano.