AZZURRI. Le Olimpiadi di Amsterdam e il primo alloro del calcio italiano

A cura di Giovanni di Giorgi

Con le Olimpiadi di Parigi si era conclusa la seconda esperienza di Pozzo alla guida tecnica della Nazionale e il calcio italiano, con la presidenza alla FIGC di Leandro Arpinati, varava la sua prima grande riforma.

Il 2 agosto 1926 fu pubblicata la Carta di Viareggio che aprì al professionismo e chiuse le porte agli stranieri. Arpinati, inoltre, portò la sede federale nella sua Bologna, dove restò fino al 1929. Con l’inaugurazione del Littoriale, uno dei più moderni stadi europei dell’epoca, Bologna divenne ufficialmente la capitale del calcio italiano.

Con la riforma la Nazionale acquisì l’autonomia decisionale rispetto ai veti delle Leghe, e si preparava ad affacciarsi alla ribalta internazionale. L’approssimazione con cui erano state affrontate le precedenti Olimpiadi lasciò spazio alla cura anche del più piccolo particolare sotto l’attenta regia del regime.

L’edizione olimpica di Amsterdam nel 1928 fu un vero e proprio Mondiale di calcio e conobbe vertici di gioco eccezionali, specialmente nel confronto tra le sudamericane Argentina e Uruguay. Il torneo vide anche il definitivo ingresso della nostra Nazionale nel gotha del calcio internazionale.

Nella gara di esordio ad Amsterdam gli Azzurri del Commissario unico Augusto Rangone si imposero 4 a 3 sulla Francia. Per superare la Spagna furono invece necessarie due partite, la prima che si concluse con il risultato di 1 a 1, la seconda, tre giorni dopo, con una netta vittoria degli italiani per 7 a 1. In semifinale gli Azzurri si trovarono di fronte l’imbattibile Uruguay, che si impose per 3 a 2 e che in finale superò, in due partite, l’Argentina vincendo il suo secondo titolo olimpico consecutivo. Gli Azzurri si consolarono con il primo importante alloro internazionale della loro storia, vincendo la medaglia di bronzo con un perentorio 3 a 1 all’Egitto.

Più che da grandi imprese sportive, quella di Amsterdam fu un’edizione caratterizzata da molte “prime volte”: fu la prima del post-De Coubertin; la prima ad avere uno sponsor ufficiale, l’immancabile Coca-Cola; la prima in cui le donne ebbero un ruolo di primo piano, con ben 300 iscritte anche in discipline prima “proibite” come l’atletica. Ma, soprattutto, la prima ad essere battezzata dalla fiamma olimpica, da qui in avanti uno dei simboli più iconici dello sport a livello globale.

Domenica prossima parleremo dei successi di Pozzo nella Coppa Internazionale.