Bambino disabile bocciato alle medie, la famiglia ricorre al Tar

senza pasto a scuola

Bambino disabile bocciato in seconda media, la famiglia ricorre al Tar. La storia di Giorgio (nome di fantasia per non identificare il bimbo già provato e umiliato per colpe non sue), viaggia nell’indifferenza e nell’incapacità di far fronte ai bisogni delle persone speciali.

Giorgio ha 12 anni e ha terminato la seconda media di un comune costiero in provincia di Latina. Proviene da una famiglia molto umile e numerosa. Già da piccolo ha iniziato a soffrire di un disturbo del neurosviluppo, con particolari difficoltà sotto l’aspetto cognitivo, prestazionale e di apprendimento, aggravato da disturbi comportamentali. La sua disabilità è stata certificata dalla Asl di Latina, ma la mamma del piccolo, con 5 figli, non ha portato la certificazione alla scuola.

Un’omissione che forse poteva essere superata. Invece il 12enne a giugno viene bocciato per colpa di uno scarso rendimento scolastico, nonostante l’istituto conosca bene le sue problematiche, tanto da richiedere i documenti di disabilità alla famiglia per garantirgli un piano di studi più adeguato.

Il bambino disperato e traumatizzato dal fatto che non potrà più giocare con i suoi compagni con i quali era riuscito ad instaurare un buon rapporto, tramite la madre, ha deciso di ricorrere al giudice.

La scuola, come scoprono poi gli avvocati che si stanno occupando del caso, Daniela Magliocchetti e Valeria La Rocca, ha fornito all’alunno un Piano didattico personalizzato, ma – si giustifica – senza la certificazione della disabilità non avrebbe potuto fare altro.

Andrea, al contrario, secondo i legali, avrebbe meritato in pieno l’applicazione della Legge quadro 104/92 che, in tema d’integrazione scolastica, impone alle amministrazioni scolastiche di attivare un piano educativo individualizzato, e accompagnare il percorso scolastico di persone come Giorgio, con il sostegno di un insegnante operatore psico pedagogico.

La Asl aveva predisposto un piano d’intervento dettagliato per garantire un efficiente percorso di crescita e formativo, ma questo strumento non è mai stato portato all’attenzione dell’istituto scolastico.  La responsabilità è stata attribuita alla mamma del 12enne, ma la donna deve farsi carico già di altri problemi e non si aspettava probabilmente una bocciatura.

Secondo gli avvocati sarebbe bastato uno sguardo più attento e competente per comprendere chi è Giorgio e quali sono le loro problematiche.

Per questo i legali hanno chiesto al Tar di Latina di pronunciarsi con urgenza. L’udienza è stata fissata per il 18 settembre.  La richiesta ai giudici amministrativi è quella di annullare la decisione della bocciatura e di condannare l’amministrazione scolastica al risarcimento del danno ingiusto subito dal bambino.