Calandrini: avvocati del Comune dipendenti di Iovinella, è paradossale

Nicola Calandrini

La politica interviene nel paradossale caso degli avvocati del Comune di Latina che portano in Tribunale il Comune stesso. A prendere la parola è il senatore Nicola Calandrini, consigliere comunale e coordinatore provinciale dei Fratelli d’Italia: “Ecco come gli avvocati del Comune – attacca – sono diventati dipendenti del segretario generale Rosa Iovinella“.

E’ di ieri la notizia relativa al ricorso al Tar da parte dell’Avvocatura comunale di Latina contro il nuovo Regolamento approvato dalla giunta municipale in sostituzione di quello del 2011 approvato dal commissario prefettizio nel 2011 (leggi qui).

“Se l’avvocatura comunale è stata costretta a questo passo – afferma Calandrini – l’amministrazione deve porsi delle domande ed intervenire per risolvere la questione anche fuori dalle aule del tribunale. Non stento a credere che il malessere dell’avvocatura comunale sia la spia di un malessere generale dei dipendenti comunali, molti dei quali si sono già allontanati da Latina per scegliere amministrazioni anche più piccole e meno prestigiose. La fuga di dipendenti e dirigenti, i ricorsi al Tar, si traducono in una macchina amministrativa che si inceppa e non va avanti. Ragione per cui la situazione dell’Avvocatura come tutti gli altri disagi vissuti dai dipendenti comunali, sono temi che vanno affrontati e risolti. Far funzionare il Comune vuol dire dare servizi ai cittadini prima che all’ente stesso, e questo deve restare sempre la priorità di ogni buona amministrazione”.

Il senatore Calandrini evidenzia come il Regolamento, approvato dalla giunta del sindaco Damiano Coletta, con tre deliberazioni nel giro di un mese, apra “un contenzioso che costerà soldi pubblici considerato che l’amministrazione dovrà ricorrere ad avvocati esterni per difendersi dai suoi legali interni”.

“Ora, indipendentemente dalla sentenza del Tar è del tutto evidente la necessità di convocare un tavolo tra amministrazione comunale e avvocatura per ricomporre questa frattura”.

Nel suo lungo intervento Calandrini parla anche delle eccezioni mosse dagli avvocati del Comune contro il Regolamento, definito illegittimo nelle modalità di approvazione e nei contenuti.

“Lo avevo detto in tempi non sospetti – afferma l’esponente di Fratelli d’Italia – che il nuovo Regolamento (di cui, ribadisco, non se ne sentiva alcuna necessità) era un modo per controllare il personale dell’avvocatura, evidentemente poco gradito dai vertici comunali e dal segretario generale Rosa Iovinella. Che questo regolamento abbia qualcosa quantomeno dubbio, lo dicono le 21 pagine di ricorso al Tar presentato dagli avvocati del Comune contro lo stesso Comune. Un gesto estremo che dimostra la sensazione che hanno avuto gli avvocati comunali di aver perso l’indipendenza che è uno dei principi cardine della loro professione”.

Tra i tantissimi motivi del ricorso, vale la pena soffermarsi sul seguente aspetto tra i molteplici passati in rassegna dal senatore: “L’Avvocatura comunale contesta il nuovo Regolamento per il ruolo deliberatorio che ha avuto la persona di Rosa Iovinella nei molteplici incarichi che ricopre all’interno dall’amministrazione comunale, che la rendono controllore e controllato allo stesso tempo. Come se non bastasse, nel Regolamento il segretario generale diventa la figura chiamata a provvedere alla liquidazione delle competenze professionali, caso unico tra tutto il personale amministrativo nel Comune di Latina. In pratica gli avvocati diventano dipendenti del segretario generale. Una particolarità questa che dimostra la precisa scelta di sottoporre l’organo sotto il controllo del segretario/direttore Rosa Iovinella, rischiando di far venire meno l’autonomia e l’indipendenza garantita per legge agli avvocati, introducendo al contrario secondo la stessa Avvocatura, elementi di condizionamento e di interferenza”.

Calandrini torna a parlare dell’accesso agli atti defensionali da parte dei consiglieri comunali: “Questa parte è stata volutamente omessa e inserita nel regolamento di accesso agli atti amministrativi (il regolamento bavaglio, ndr). Un particolare contestato dall’avvocatura, e che rimarca la volontà di tenere nascosti atti a cui invece i consiglieri comunali dovrebbero avere accesso”.

In ultimo, Calandrini afferma che gli avvocati ritengono il qualche modo minato il principio di indipendenza  “laddove il nuovo regolamento non indica esplicitamente che a capo dell’avvocatura comunale debba essere posto un avvocato iscritto all’Elenco Speciale. Una mancanza che lascia spazio alle interpretazioni”.