Cannabis light, come coltivarla in casa: 5 consigli

La cannabis light può essere coltivata a casa? Assolutamente sì! Nel momento in cui si chiama in causa questa pratica, è bene sottolineare che, quando si acquistano i semi, è necessario conservare per almeno 6 mesi il certificato di iscrizione al Registro Europeo delle Sementi. Chiarito questo aspetto, è necessario soffermarsi sui consigli pratici per procedere al meglio. Quali sono? Nelle prossime righe, ne abbiamo elencati cinque.

L’importanza della luce

Quando si parla dei consigli pratici per coltivare al meglio la cannabis in casa, un doveroso cenno deve essere dedicato alla luce. Entrando nel vivo della sua gestione, è il caso di rammentare che la pianta ha bisogno di 12 ore di luce durante l’arco delle 24. In contesto casalingo, ci si può regolare utilizzando i timer. Attenzione: questo vale per la fase vegetativa. Nel momento in cui si chiama in causa quella di germinazione, si ha a che fare con la possibilità di esporre le piante alla luce per oltre 12 ore.

Come scegliere il terreno

La scelta del terreno è fondamentale nel momento in cui ci si chiede come coltivare al meglio la cannabis light in casa. In linea di massima, è il caso di rammentare che tra le soluzioni migliori è presente il terreno a medio impasto. Entrando nel vivo delle sue peculiarità, ricordiamo che tra le componenti è possibile citare l’argilla, la sabbia, ma anche il limo. Fondamentale è ricordare che gli ingredienti in questione devono essere presenti in parti uguali.

Attenzione ai concimi

Quando si parla di coltivazione di cannabis light, un doveroso cenno deve essere dedicato ai concimi naturali. Le alternative a cui fare riferimento sono diverse. Tra le principali troviamo il guano di pipistrello. Si potrebbe andare avanti ancora molto a parlare dei concimi naturali per la cannabis light coltivata tra le mura di casa! Come non chiamare in causa la cenere di legno? In questo caso, si ha a che fare con un fertilizzante naturale avente l’indiscusso pro della ricchezza di nutrienti preziosi come il fosforo e il potassio.

Soprattutto nella fase iniziale di crescita, può rivelarsi prezioso l’utilizzo di un altro fertilizzante super sostenibile, ossia i fondi di caffè.

Cosa sapere sul ricambio d’aria

Come abbiamo appena visto, sono diversi gli aspetti di cui tenere conto nel momento in cui si punta a coltivare cannabis light in casa (e ci si aspetta ovviamente dei risultati). Tra questi, spicca il focus sul ricambio d’aria. Come gestirlo al meglio?  Nel momento in cui si coltiva al chiuso, è necessario munirsi innanzitutto di una ventola.

Per ventilare al meglio la propria grow box, un altro prezioso alleato è l’estrattore d’aria. Quando lo si chiama in causa, si inquadra uno strumento avente lo scopo di eliminare l’aria vecchia dallo spazio in cui vengono coltivate le piante di cannabis light.

Dove è meglio posizionarlo? In linea di massima, dal momento che l’aria calda tende a salire, si consiglia di sistemarlo nella parte superiore della grow box. Gli aspetti da tenere in considerazione nel momento in cui si parla di ricambio d’aria nei kit di coltivazione di cannabis light riguardano gli agenti contaminanti. Tra le alternative per eliminarli, spicca indubbiamente il filtro a carboni attivi. Questo strumento risulta collegato a un impianto di scarico dell’aria.

Per raggiungere risultati soddisfacenti, è necessario partire con un kit di qualità. Si parte dalla scelta della grow box, che può avere diverse dimensioni. In linea di massima, si parte dalle più piccole se si è alle primissime armi. Tra le caratteristiche che non dovrebbe mai mancare rientra la resistenza e la stabilità delle barre, così come la presenza di bocchettoni multipli per l’aria.

Inoltre, non dovrebbe mai mancare una base interna in grado di tenere efficacemente l’acqua.